Da: "Miltenburg" A: Oggetto: INOLTRO: "Le lingue di Babele", Rovigo, ottobre-dicembre 2003 Data: martedì 4 novembre 2003 14.00 "Le lingue di Babele Linguaggi 'giustapposti' e integrazione degli immigrati" Ciclo di incontri sul ruolo delle lingue nell'integrazione degli stranieri Organizzato da: Fondazione Concordi Onlus Accademia dei Concordi di Rovigo Dipartimento di Scienze dell'Uomo dell'Università di Trieste Dipartimento di Scienze del Linguaggio dell'Università di Venezia Comitato scientifico: Adriano Mazzetti, Giorgio Osti, Matteo Santipolo Programma: 30 ottobre 2003 Paolo Balboni, Dipartimento di Scienze del Linguaggio, Università di Venezia La comunicazione interculturale nelle società complesse 6 novembre 2003 Serge Vanvolsem, Dipartimento di Linguistica, Università Cattolica di Lovanio Le vicende dell'italiano nel Belgio dell'immigrazione 13 novembre 2003 Anne Neuschäfer, Istituto di Filologia Romanza della Rheinisch-Westfälishe Technische Hochschule (RWTH) di Aquisgrana Gli intrecci fra due lingue 'lontane': l'italiano e il tedesco 20 novembre 2003 Anna Zoppellari, Dipartimento di Lingue e Letterature dei Paesi del Mediterraneo, Università di Trieste Politiche linguistico-culturali tra Francia e Magreb 27 novembre 2003 Matteo Santipolo, Dipartimento di Pratiche Linguistiche e Analisi di Testi, Università di Bari e Laboratorio Itals, Università di Venezia Il ruolo di lingua e dialetto fra gli immigrati del Veneto: una scelta d'identità 4 dicembre 2003 Giorgio Osti, Dipartimento di Scienze dell'Uomo, Università di Trieste Lo spazio delle lingue nel processo di integrazione degli immigrati in Italia Gli incontri si tengono in lingua italiana presso l'Accademia dei Concordi di Rovigo alle ore 17.00 Aggiornamenti e informazioni sul sito www.concordi.it Le conferenze valgono come corso d'aggiornamento per i docenti L'ingresso agli incontri è gratuito Piazza Vittorio Emanuele II, 14 - 45100 Rovigo (Italia) - tel. 0425/21654 - 27991 fax 0425/27993 - E-mail: concordi@concordi.it - www.concordi.it Riferimenti bibliografici Comunicato stampa Assistiamo in questo scorcio di secolo ad una straordinaria mobilità delle persone. Da un lato, vi sono i migranti in cerca di migliori condizioni di vita, dall'altro, vi sono gli spostamenti indotti dalla globalizzazione economica di manager e turisti. Si ripresenta il tema della comunicazione fra persone con culture e linguaggi diversi e irriducibili. La lingua marca le differenze e allo stesso tempo permette di confrontare le identità. L'inflessione e il gergo linguistico individuano una precisa origine territoriale, ma vivono anche di vita propria come segni codificati, fruibili da chiunque abbia doti di apprendimento. Insomma, sui linguaggi si misura la tensione fra identità e identificazione, fra desiderio di distinguersi e di accomunarsi, fra voglia di mantenere una nicchia culturale e di aprirsi all'universale. I linguaggi plasmano queste tensioni in nuovi ibridi, in gerghi e dialetti. Le scorciatoie della lingua franca universale o della custodia rigida dell'eredità dei propri padri sono destinate al fallimento. L'inglese stesso sta diventando una plurilingua a seconda che lo parli un funzionario dell'Unione Europea o un nigeriano trapiantato in Italia. Più probabile appare il plurilinguismo ossia la capacità dei singoli di usare più linguaggi. Certamente, per la maggior parte delle persone non saranno più di due; ma potrà essere normale per quanti hanno una scolarizzazione media conoscere almeno due lingue. Se questo è lo scenario l'integrazione degli immigrati assume una luce diversa. Abbandona i termini odiosi dell'assimilazione per una più modesta e realistica giustapposizione dei linguaggi. Sarà possibile capirsi utilizzando mezzi diversi, prendendo ora una ora un'altra lingua. L'immigrato non sarà posto di fronte all'alternativa secca fra completa assimilazione e marginalità socio-culturale. Questa tendenza alla giustapposizione è esasperata nell'Italia che da poco si trova ad affrontare ingenti flussi di immigrazione. Si tratta di un paese senza tradizione coloniale, che ha perso rapidamente la memoria storica della propria emigrazione secolare. In Italia, diversamente da altri paesi, i gruppi etnico-linguistici che si stanno insediando provengono da molti diversi paesi: le prime cinque nazionalità non rappresentano che un terzo circa di tutti gli stranieri presenti in Italia. In una situazione simile sarebbe facile pensare alla lingua italiana come potente strumento per integrare persone con gli idiomi più vari. Si ripeterebbe la situazione americana che fra otto e novecento ha imposto senza traumi la lingua inglese a tutti gli immigrati. In realtà, ciò appare difficile perché l'italiano non ha la forza dell'angloamericano, le persone si spostano più facilmente, è meno evidente di un tempo la gerarchia di prestigio culturale delle diverse lingue. Quindi, la giustapposizione dei linguaggi acquista qualche probabilità di realizzarsi proprio nel contesto italiano. In tal senso diventa di grande importanza capire cosa è successo in paesi con una tradizione migratoria più antica della nostra, ma che non hanno come punto di riferimento l'attuale lingua franca (l'inglese). Francia, Germania e Belgio sono paesi la cui lingua è stata veicolo di intense ibridazioni. Hanno al loro interno consistenti minoranze straniere, di seconda e di terza generazione. Sarebbe di grande interesse sentire come in questi sta avvenendo la presunta giustapposizione fra la lingua nazionale e le lingue degli immigrati. Peraltro, in queste è rilevante la presenza di immigrati italiani. Ciò rende doppiamente interessante la loro esperienza. Il ciclo di incontri si pone l'obiettivo di fotografare, almeno in parte, il complesso scenario appena descritto, con particolare riferimento alle due facce del fenomeno: gli italiani all'estero e gli stranieri in Italia. Il Polesine e il Veneto si prestano esemplarmente a questa verifica. ----------------- Mailinglist Master in Studi Interculturali, Università di Padova