A.R.E.A.S.
ASSOCIAZIONE DI RICERCHE ETNO-ANTROPOLOGICHE E SOCIALI
www.areas.fvg.it
Oggetto: abstract di approfondimento
sullo studio “Il fenomeno migratorio nel comune di
Monfalcone: il caso della comunità bengalese”.
Chi siamo: l’AREAS
L’A.R.E.A.S. - Associazione di Ricerche Etno-Antropologiche e
Sociali- con sede a Trieste è un’associazione no profit
che dal 1996 riunisce ricercatori in scienze etno-antropologiche e
sociali e si occupa di ricerche, studi e interventi per promuovere la
conoscenza e l’interazione tra le diverse realtà culturali
ed etniche presenti sul nostro territorio.
Le autrici del libro sono le ricercatrici A.R.E.A.S.: Patrizia Quattrocchi, Micol Toffoletti ed Elena Vera Tomasin.
Gli enti finanziatori
Comune di Monfalcone
Fondazione CARIGO - Cassa di Risparmio di Gorizia
Servizio Autonomo sull’Immigrazione della Regione Friuli Venezia
Centro Internazionale sul Plurilinguismo dell’Università degli Studi di Udine
Comune di Fogliano Redipuglia
Gli obiettivi
La ricerca nasce con l’obiettivo di fornire un quadro
approfondito del fenomeno migratorio nel contesto monfalconese e, allo
stesso tempo, di offrire uno strumento utile a quanti, per competenza,
si occupano della progettazione di interventi nel territorio.
Il contesto
Il lavoro svolto si inserisce a pieno titolo nel panorama di
“urgenza” politica, economica, sociale e culturale di
disporre di strumenti analitici adeguati per rapportarsi ad una
multietnicità sempre più evidente. In quest’ottica,
ci è parso che il fenomeno dell’immigrazione bengalese
fosse un caso esemplare nel nostro territorio, sia per le dimensioni
sia per la rapidità di sviluppo, e potesse costituire un terreno
“giovane” di confronto e di riflessione, da affiancare alle
politiche già consolidate, in atto verso altre
comunità straniere presenti da più tempo sul nostro
territorio.
Uno studio sul campo svolto in area provinciale, e non in città
ormai abituate ad accogliere flussi migratori consistenti (come le
grandi metropoli italiane) può contribuire, infatti, alla
ricerca di nuove soluzioni nei processi di “integrazione” e
rappresentare una strada diversa rispetto ai rapporti di forza e alle
esperienze già consolidate nelle grandi metropoli italiane.
La metodologia
Il metodo utilizzato nel corso dei due anni di ricerca è stato
quello antropologico-qualitativo che prevede una forte attenzione
all’esperienza del singolo (con interviste approfondite e aperte
e la raccolta di storie di vita) e una presenza continua dei
ricercatori sul campo. Attraverso la condivisione di momenti quotidiani
e l’osservazione diretta e partecipante delle dinamiche in atto,
si è cercato di cogliere “dall’interno” il
punto di vista della comunità sulle problematiche relative
all’integrazione.
Il libro
Il libro è strutturato in dieci capitoli che analizzano il
“contesto di partenza” (il Bangladesh, le sue migrazioni) e
“quello di arrivo” (l’Italia, la regione FVG). Il
tentativo è di individuare le motivazioni che spingono i
bengalesi a scegliere Monfalcone durante il loro progetto migratorio e
di delineare un identikit della comunità.
La comunità bengalese a Monfalcone
La prima presenza di cittadini bengalesi a Monfalcone risale al 1998 e
attualmente risulta essere di 319 persone (252 uomini e 67 donne). Da
un paio d’anni i bengalesi sono la prima comunità
straniera a Monfalcone e la quinta in provincia di Gorizia (dopo le
storiche presenze dell’Est Europa). Tra tutte le
nazionalità presenti in regione quella bengalese è la
più giovane (24,1 anni in media) e trova occupazione
prevalentemente nel settore cantieristico e nell’indotto.
I temi
Nel corso dell’analisi sono stati approfonditi tre
“luoghi” significativi nei processi di integrazione: la
scuola, il lavoro e la sanità che, pur rappresentando tematiche
specifiche, rivelano problematiche comuni.
La lingua: la comunità bengalese presenta grosse
difficoltà di apprendimento della lingua italiana per
l’evidente diversità tra questa e il bengali, per le
ridotte possibilità formative presenti sul territorio (corsi di
italiano) e la loro discontinuità, per le poche occasioni
di socializzazione con gli italiani e, a volte, per la scarsa
percezione da parte dei bengalesi stessi della sua importanza come
veicolo di integrazione.
La questione di genere: nella cultura bengalese la separazione tra
uomini e donne, e di conseguenza tra ruoli e spazi maschili (pubblici)
e femminili (privati), è centrale. Le donne bengalesi
trascorrono gran parte della loro giornata in casa, ricoprendo il ruolo
tradizionale di mogli e madri. Se nel contesto migratorio per tutti gli
immigrati è difficile accedere ai servizi (scolastici, sanitari,
lavorativi) e alle informazioni, per le donne lo è ancora di
più poiché esse ricoprono il ruolo tradizionale di mogli
e madri che si esaurisce tra le pareti domestiche.
La comunicazione tra bengalesi e italiani: le occasioni di incontro e
reciproca conoscenza tra la nostra cultura e quella bengalese sono
ancora scarse. Questo genera spesso incomprensioni da entrambe le parti
e impedisce una reale integrazione.
La provincia come possibile luogo di integrazione
Accanto alle criticità emergono anche degli aspetti positivi
legati al contesto di provincia: una minore ghettizzazione (i bengalesi
non vivono in periferia ma in pieno centro storico) e una maggiore
visibilità del fenomeno migratorio che obbliga al confronto e
all’elaborazione di politiche di intervento.