il manifesto - 30 Luglio 2003
E' facile svegliarsi poveri a Roma
Caritas: oltre agli anziani, sempre più indigenti i giovani e le famiglie
CINZIA GUBBINI
ROMA
Che la povertà sia in crescita è una cosa che si sente dire sempre più spesso. Più difficile capire in che modo si diventa poveri e, soprattutto, chi è più esposto a precipitare oltre la famosa «soglia di povertà». Per quanto riguarda Roma la Caritas ha provato a rispondere a questo bisogno di conoscenza costruendo - come previsto dalla legge nazionale sui serivizi socioassistenziali del 2000 - un sistema informativo che mette in rete 40 servizi diversi. Per ora ne è uscito un primo dossier, assaggio di quello più completo che uscirà a marzo. Sfogliandolo ci si rende conto che lo spettro della povertà ha il passo felpato: non è necessario far parte di alberi genealogici particolarmente disgraziati per svegliarsi poveri a Roma. Analisi sui volti della povertà nella capitale sono praticamente inesistenti e, oltretutto, la sfida è provare a sganciarsi dai parametri «duri» rappresentati dai soliti indicatori economici per tentare di individuare i cosidetti «indicatori morbidi», che tendono a evidenziare aspetti inconsueti ma tipici delle «nuove» povertà. Come spiega il professor Gianni Sgritta, docente presso la facoltà di sociologia de La Sapienza e che per il comune di Roma ha curato nel 2000 un'inchiesta sul tema: «Contare la povertà è una cosa difficile: basti pensare che i più poveri sono anche quelli più difficili da contattare. Per questo sempre più spesso si procede con ricerche che mettono in evidenza la "percezione" della povertà». Ma che percezione hanno i romani della propria condizione economica? L'8,8% delle famiglie che hanno risposto a un'indagine a campione nel 2000, hanno risposto di avere «difficoltà» ad arrivare alla fine del mese; il 6% ha detto di avere invece «molta difficoltà». In totale, quindi, sarebbe il 14,8% della popolazione romana a sentirsi in una situazione economica precaria. Secondo Sgritta, tuttavia, il dato è sovrastimato (i dati Istat danno una media nazionale dell'11,12%, e a Roma il tenore di vita è maggiore che da altre parti), ma quel 6% che dice di avere «molte difficoltà» va tenuto d'occhio. Si tratta di 70 mila famiglie.

E a proposito di famiglie, dal dossier emerge che il nucleo famigliare rimane l'unico vero argine al pericolo di cadere in condizioni di indigenza, in mancanza di politiche pubbliche adeguate. Secondo il rapporto, infatti, l'11% delle famiglie romane è monogenitore, e di questo 11%, ben il 70% dichiara nell'indagine sulla «autopercezione» dichiara di avere una situazione «difficile». Ma il dato più interessante riguarda l'indebitamento, una questione emergente che colpisce famiglie «apparentemente riconducibili a un quadro di "normalità"». Secondo il dossier sono numerose le famiglie che chiedono prestiti alle banche, alle finanziarie o addirittura a privati. Le ragioni dell'indebitamento sono variegate: perdita temporanea del lavoro, malattia, spese per cerimonie, rate arretrate del mutuo per la casa da colmare.

Ci sono poi coloro che vivono per strada: tra le 2 mila e le 4 mila persone. Grazie al monitoraggio continuo svolto dagli ostelli della Caritas si è potuto evidenziare un fenomeno nuovo: sono sempre più le persone che si affacciano all'ostello con alle spalle processi di esclusione recenti, causati dall'improvvisa perdita del lavoro o della casa. E cresce la fascia di età tra i 36 e i 55 anni. Impossibile, poi, dimenticare i disabili che a Roma sono circa 130 mila, e non si tratta solo di handicap fisici, ma anche di problemi mentali. Nel 1999 l'1,3% della popolazione del Lazio è stata curata presso i dipartimenti di salute mentale.