il manifesto - 13 Luglio 2003
SIRIA
E' vivo e carcerato
L'ambasciatore italiano incontra al-Shakri. L'Arci: vogliamo l'estradizione
Mohammad Said al-Shakri è vivo e recluso nel carcere siriano di Katar Susa, alla periferia di Damasco. Due mesi dopo l'espulsione dall'Italia e dopo che Amnesty international aveva sollevato il caso in occasione della presentazione dell'annuale dossier sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, ieri finalmente è stata fatta chiarezza sulla sua sorte. In seguito alle pressioni degli ultimi giorni, infatti, il governo italiano si è mosso ed è riuscito a ottenere un incontro con l'ingegnere siriano che cercava asilo politico nel nostro paese in quanto appartenente a un'organizzazione, i Fratelli musulmani, perseguitata nel suo paese. Ieri mattina l'ambasciatore italiano in Siria, Laura Mirachian, ha incontrato al-Shakri e si è intrattenuta con lui per più di un'ora. Non in cella, ma nel più presentabile ufficio del direttore del carcere, di modo ché se è riuscita ad ottenere l'impressione che il detenuto fosse in buone condizioni di salute, non ha potuto invece toccare con mano quali fossero le condizioni di detenzione. In presenza di al-Shakri, le autorità penitenziarie hanno spiegato all'ambasciatore la sua posizione processuale, dicendo che «in tempi ragionevolmente brevi» l'uomo, accusato di appartenenza a un'organizzazione illegale, possesso di armi e documenti falsi, sarà giudicato da un tribunale ordinario visto che la fase istruttoria sta per terminare. La Farnesina ha poi fatto sapere che continuerà a seguire il caso attraverso l'ambasciata d'Italia a Damasco e in collegamento con le autorità siriane, che si sarebbero dette disponibili a collaborare. Ma per le associazioni che si occupano di immigrazione tutto ciò non basta, poiché rimane il fatto che per smuovere il governo italiano ci sia stato bisogno di un'indiscrezione che voleva l'ingegnere morto in carcere dopo il rimpatrio, con il relativo corollario di accuse politiche. E che comunque un rifugiato politico sia stato rimandato nel paese che lo perseguita, dove è stato infatti arrestato e dove per i reati di cui è accusato è prevista anche la pena di morte. Per Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell'Arci, il governo italiano, non nuovo a espulsioni di richiedenti asilo, ora dovrebbe chiedere alla Siria l'estradizione di al- Shakri.