il manifesto - 26 Giugno 2003
Moschea chiusa. «Per igiene»
Dopo gli arresti per «terrorismo», la Lega a Gallarate fa chiudere il tempio islamico
GIORGIO SALVETTI
MILANO
La moschea di Gallarate è chiusa e verrà sgomberata. Così ha deciso la giunta della Casa delle libertà che governa il comune del varesotto dopo l'arresto dell'imam Mohamed El Mahfoudi nel corso dell'operazione condotta dalla guardia di finanza che ha portato in carcere sei persone con l'accusa di favoreggiamento del terrorismo internazionale di stampo islamico. Non sono queste però le motivazioni ufficiali che giustificano la decisione della giunta capeggiata dal sindaco Nicola Mucci (Fi), che ieri ha firmato l'ordinanza. Le porte della moschea, infatti, sono state sigillate per il «mancato rispetto delle norme di sicurezza e di igiene». Il sindaco infatti ha continuato a ribadire che tra gli arresti ordinati dalla procura di Milano e l'ordine di chiusura della moschea c'è soltanto una coincidenza temporale. «La contemporanea inchiesta della magistratura non ha nulla a che vedere con l'ordinanza - ha sostenuto Mucci - le condizioni per chiudere lo stabile sono state accertate da diversi mesi e il documento era pronto da tempo. Si tratta di una decisione che tutela gli stessi frequentatori». La chiusura sarebbe il risultato di un'indagine degli uffici tecnici del comune che l'autunno scorso avevano riscontrato irregolarità nei locali che ospitano i fedeli, una sala all'ultimo piano di un vecchio edifico che prima di diventare moschea serviva da laboratorio artigianale. All'imam era già stato contestato nel novembre scorso che la sala non poteva essere adibita a luogo di culto per mancanza della nuova destinazione d'uso. Inoltre gli era stato intimato di rispettare le norme di sicurezza e di demolire alcuni servizi igienici abusivi.

Dunque solo questioni di natura amministrativa: niente a che vedere con il favoreggiamento del terrorismo internazionale. E i termini per obbedire agli ordini imposti dal comune erano già scaduti a febbraio e non sarebbero stati rispettati. Finora però il sindaco non aveva voluto dare corso alla decisione di mettere i sigilli alla moschea. Il provvedimento di chiusura è stato approvato nella riunione del consiglio comunale che si è tenuta proprio poche ore dopo l'arresto dell'imam, su proposta della Lega Nord. L'ordine del giorno immediatamente presentato dal Carroccio è stato emendato della parte più dura che, senza mezzi termini, indicava il centro come un covo di terroristi. E in questa forma edulcorata ha raccolto i voti favorevoli di venti consiglieri (casa della Liberta, centristi e liste civiche all'oppposizione), e sei voti contrari (Ds e Prc). Per il capogruppo leghista Roberto Borgo «è una vittoria, finalmente. Da tempo noi avevamo messo in evidenza la questione». Per Massimo Barberisi del Prc, invece, è chiaro il legame tra l'arresto dell'imam e la chiusura della moschea. Barberisi comunque è cauto e ricorda che «in Italia esiste la presunzione di innocenza».

Una riflessione tanto più necessaria se si considera che l'imam Mohamed El Mahfoudi, 38 anni (marocchino), per ora è stato arrestato solo con l'accusa di «agevolazione dell'immigrazione clandestina». El Mahfoudi vive in Italia da 12 anni, ha due figli e gestisce la moschea da quattro anni. Per i fedeli della sua moschea «è una brava persona», ma per molti è già diventato un fiancheggiatore di bin Laden.

La moschea intanto già da due giorni è deserta - «chi ci veniva ha paura» - e al di là delle responsabilità dell'imam ora a Gallarate non sarà facile trovare canali di dialogo con la comunità islamica, dispersa e rimasta senza rappresentanza.