il manifesto - 31 Gennaio 2003
Scuola di razzismo
A Torino due classi di un istituto si rifiutano di studiare con un giovane handicappato e una ragazza marocchina. La denuncia del vice sindaco della città, Marco Calgaro
GIORGIO SALVETTI
Studenti. In una classe di un istituto tecnico nessuno vuole essere il compagno di banco di un ragazzo: «perché è disabile». E, sempre nella stessa scuola, altri ragazzi non accettano una compagna marocchina: «perché puzza». Cose dell'altro mondo? No. Sono storie accadute in questi giorni in una non meglio precisata scuola superiore nella periferia di Torino. Episodi quotidiani di discriminazione che non sempre fanno rumore, ma questa volta non sono passati sotto silenzio. A sollevare il caso ci ha pensato ieri il vice sindaco della città piemontese, Marco Calgaro, che li ha denunciati proprio durante un incontro di presentazione della manifestazione «Educare e Colorare», una kermesse organizzata dalla Diocesi, dai salesiani e dal comune di Torino per presentare le proprie iniziative a sostegno del cosiddetto «mondo giovanile».

Il vice sindaco non se la sente di fare nomi e di entrare nei particolari della vicenda: «Non voglio fare annunci scandalistici, non aiuterebbe a risolvere questi casi specifici», spiega Calgaro. E allora? «Semplicemente, tre giorni fa, due insegnanti mi hanno raccontato la loro impotenza di fronte a ciò che accadeva nella loro scuola descrivendomi queste storie di discrimanzione fra studenti. Mi hanno parlato della loro fatica ad imporsi con provvedimenti disciplinari e della difficoltà ancora maggiore a trasmettere una cultura della tolleranza. Ho ritenuto giusto parlarne per riflettere su fatti concreti che indicano siutazioni difficilmente superabili senza l'impegno di tutti».

Secondo il vice sindaco, infatti, queste sono tipiche storie da periferia degradata, tessuti urbani in cui la scuola dovrebbe avere una funzione educativa e sociale determinante accanto all'azione delle amministrazioni locali e delle associazioni di volontariato. E se le amministrazioni locali - compresa quella torinese - troppo spesso preferiscono impegnarsi per inziative che danno lustro piuttosto che spendersi in progetti sociali in periferia, secondo Calgaro ora anche la scuola su questo fronte rischia di perdere capacità di azione. «In altri tempi la scuola contribuiva a un livellamento verso l'alto affiancando ragazzi di classi sociali diverse - ha spiegato Calgaro - ora è in atto un'americanizzazione della scuola italiana. Una brutta interpretazione dell'autonomia degli istituti, e la riforma in atto che mira a distiguere nettamente tra formazione professionale e licei, rischia di aumentare il divario tra scuole di serie A e scuole di serie B creando dei veri e propri ghetti».

Una divisione di classe particolarmente evidente nelle scuole superiori, anche perché finora l'impegno dei comuni si è rivolto soprattutto alle scuole materne ed elementari dove giocoforza i processi di integrazione si stanno già sviluppando. Considerato anche che nelle scuole italiane ci sono più di 181 mila studenti stranieri (2,3% del totale) con un aumento annuo ormai stabile del 24%.

Luigi Catalano, il direttore generale del ministero dell'istruzione in Piemonte, minimizza la portata della vicenda precisando che «a proposito dei due casi non mi è giunta alcuna segnalazione», ma aggiunge che «putroppo fatti del genere sono sempre accaduti, in tutte le regioni, però sono isolati». Più importante, per Catalano, confermare ll'appoggio alla riforma Moratti grazie alla quale, dice, «le scuole di eccellenza sono da traino per le altre».

Non la pensa così il vicesindaco che ha voluto denunciarli, perchè secondo lui questi fatti indicano che saremmo di fronte ad un abbrutimento culturale da combattere con tutti i mezzi a disposizione. Magari partendo dai professori di quegli studenti che non vogliono disabili e marocchini.