il manifesto - 15 Gennaio 2003
Condannati i «picchiatori a punti»
Bergamo, avevano fissato un punteggio per ogni «nemico» colpito. Pestare un ebreo valeva il massimo
LUCA FAZIO
MILANO
Associazione a delinquere finalizzata a lesioni aggravate da motivi razziali. Per questo l'altra sera sono stati condannati dal tribunale di Bergamo otto skinheads che nel corso degli anni hanno organizzato scorribande punitive per dare una lezione ai loro «nemici» virtuali e non: ebrei, stranieri, poliziotti, spacciatori. Il giudice De Vita ha inflitto 4 anni di reclusione a Roberto Rigamonti e Francesco Guercio, ventottenni, ritenuti responsabili del pestaggio di due marocchini. Per associazione a delinquere invece sono stati condannati a poco più di 2 anni Omar Caravina, Tommi Cavenati, Fabrizio Cozzi, Massimo Vecchi, Graziano Pessina, Giovanni Gigliuto e Gianluca Rottoli. Se l'è cavata con 8 mesi Chiara Mazzoleni. Tutti sono stati ammessi al rito abbreviato che ha consentito la riduzione di un terzo della pena. Un altro picchiatore invece è stato rinviato a giudizio avendo scelto il processo ordinario.

Il gruppetto da tempo era sotto osservazione dai carabinieri della bergamasca (fin dal 1996), che sempre più spesso avevano a che fare con risse riconducibili ai soliti noti. Insomma, sono vecchie conoscenze dell'ultra destra locale con la fedina penale tutt'altro che immacolata. La svolta, solo quando, dopo il pestaggio a scopo di rapina di uno straniero di Terno d'Isola (Bg), i carabinieri di Zogno hanno bussato alla porta di Rigamonti. La perquisizione ha destato scalpore a causa di un foglietto su cui era stata tracciata una sorta di classifica con un punteggio per ogni bersaglio colpito. Massacrare un ebreo, in teoria, avrebbe fatto guadagnare al picchiatore «50 punti». Stesso punteggio per l'improbabile pestaggio di «un digos» e di uno spacciatore, valeva 40 punti un poliziotto, uno straniero 35, un «tossico» e un «negro» 20, un «compagno» 15 e 5 punti «lo scemo di turno».

I ragazzi si sono difesi dicendo che si trattava solo di un gioco, ma al tribunale - aggressione del marocchino a parte - quel gioco è bastato per riconoscere l'associazione a delinquere. Sull'episodio, tempo fa, il centro sociale di Bergamo Paci Paciana aveva fatto notare, con un lettera a un quotidiano locale, che quella banda di fascistelli era tutt'altro che sconosciuta, e che era ora di impedire l'agibilità a tutti i gruppi di estrema destra. Scrivevano, per esempio che «la messa fuori legge di Forza Nuova e un convinto percorso sociale e politico di prevenzione possono allontanare l'incubo di tornare a vivere i tempi cupi del passato». Come a Verona, pochi giorni fa.