il manifesto - 21 Dicembre 2002
STATI UNITI
Una trappola per gli islamici
Il ministero della giustizia difende gli arresti degli immigrati che si erano presentati per regolarizzarsi
A. PA.
Negli Stati uniti non si placano le polemiche per l'arresto di centinaia di musulmani. Sotto accusa l'Immigration and Naturalization Service (Ins), che ha imprigionato tutti gli immigrati con documenti irregolari che si erano presentati ai suoi uffici per ottemperare agli obblighi imposti dalla nuova legge anti terrorismo a coloro che (maschi e di età superiore ai 16 anni) provengono da paesi considerati ad «alto rischio». Tra 500 e 1000 persone, secondo quanto denunciato dalle organizzazioni di difesa dei diritti civili, sarebbero state ammanettate e trattenute in condizioni deplorevoli solo nella California meridionale (dove lo scandalo è scoppiato) provocando qui la rabbia e la preoccupazione soprattutto della numerosa comunità iraniana. Ieri l'Ins ha risposto alle accuse, difendendo il proprio operato («chi ha documenti scaduti viola la legge e va punito») ma smentendo il numero degli arresti che, secondo i suoi funzionari, non sarebbero stati più di 200. In ogni caso, alla mezzanotte di ieri solo un centinaio di persone, econdo l'Ins, erano ancora in stato di arresto, essendo state le altre liberate dietro cauzione. Il caso sarebbe stato dunque montato da gruppi che, avendo «un pregiudizio contro il sistema» avrebbero esagerato le cifre.

Ma i gruppi per le libertà civili insistono nelle loro accuse, sottolineando l'effetto contro producente che proprio sulla sicurezza nazionale un simile comportamento dell'autorità pubblica potrebbe avere. Le comunità arabo-islamiche sono infatti scioccate. Salam al-Marayati, direttore esecutivo del Muslim Public Affair Council, raccontava ieri al Los Angeles Times la rabbia della sua comunità, rabbia che ha colpito anche l'iniziativa della sua organizzazione di collaborare con il governo attraverso il suo sito web, dal quale aveva incoraggiato i membri a presentarsi e collaborare con le autorità americane. «Adesso molti saranno indotti a nascondersi. E i veri terroristi potranno mimetizzarsi in tutto questo chiasso, quando invece avrebbero potuto essere scoperti più facilmente». «Il governo ha confuso la politica dell'immigrazione con la sicurezza nazionale» è l'opinione di Hussein Ibish, direttore della comunicazione per l'American-Arab Anti-Discrimination Committee «e le sta trattando come se fossero la stessa cosa».

Nella California meridionale, l'American Civil Liberties Union, l'Iranian American Lawyers Association, il Muslim Public Affairs Council e altri gruppi chiedono ora che il governo metta fine al programma di registrazione o ne posticipi le scadenze. Gli arresti, secondo l'Ins, sarebbero avvenuti perché l'affollamento degli ultimi giorni avrebbe impedito di compiere i necessari accertamenti sulle persone. Entro lunedì scorso dovevano presentarsi all'Ins tutti gli immigrati maschi provenienti da Iran, Iraq, Siria, Libia e Sudan. Al 10 gennaio è invece fissata la scadenza per i cittadini di altri 13 paesi mediorientali e nordafricani.