il manifesto - 04 Dicembre 2002
Bambini e rom, le nuove forme della povertà in Francia
«Enfants de rue» anche a Parigi
Arrivano dalla Romania, ma anche dalla Cina e dal Mediorente. Sono almeno diecimila i bambini che vivono per le strade francesi. Costretti a prostituirsi per vivere
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Ci sono i minorenni che sbarcano come clandestini all'aeroporto di Roissy, soprannominati «i bambini delle piste», altri che vengono trovati mentre vagano per le strade, altri ancora arrestati dalla polizia perché si prostituiscono o rubano - qualche mese fa è stata smantellata una banda di giovani rumeni che svuotava i parchimetri - altri ancora, addirittura - si tratta di ragazzini cinesi dello Whenzu - che entrano al tribunale di Bobigny (da cui dipende Roissy), si siedono nell'androne e aspettano che arrivi il momento della chiusura per presentare un cartello dove è scritto: «giudice minorile», oppure «cerco un luogo di accoglienza». La Francia, da qualche anno, conosce il fenomeno dei bambini di strada. Sono in maggioranza stranieri, minorenni isolati che sbarcano qui per sfuggire la miseria, le guerre, la schiavitù, per cercare un avvenire. La maggior parte viene dall'Africa sub-sahariana, ma molti anche dalla Romania, dal Medioriente, dall'Asia, Cina in particolare. Quanti sono? Nel 2001, sono sbarcati clandestinamente 1300 bambini soli all'aeroporto parigino di Roissy, nei primi sei mesi di quest'anno 740. Ma alcune associazioni parlano addirittura di 10mila minorenni «di strada» in Francia. Il presidente del tribunale minorile di Bobigny, Jean-Pierre Rosencsveig, ritiene che circolino per le strade «dai 2mila ai 3mila minorenni realmente isolati». La segretaria di stato alla lotta contro la precarietà e l'esclusione, Dominique Versini, ne valuta il numero «tra i mille e i 5mila». Secondo Dominique Versini, «da circa due anni, questo fenomeno ha fatto la sua apparizione nelle grandi città di Francia, soprattutto a Parigi. In maggioranza di origine straniera, questi minorenni vivono una situazione di rottura con qualsiasi legame famigliare. Condannati al vagabondaggio, costretti a prostituirsi o a commettere piccoli reati, questi bambini sono delle vittime che dobbiamo proteggere e mettere al riparo». Per scovarli, a Parigi sono state istituite due squadre mobili, composte di infermieri ed educatori, che vanno alla loro ricerca. Ma anche molte associazioni si dedicano a questo compito, anche perché la struttura ufficiale - l'Ase, l'Aiuto sociale all'infanzia - non riesce ormai a far fronte al numero dei casi di cui deve occuparsi.

Da settembre, una piccolissima minoranza - non più di una trentina contemporaneamente - ha la possibilità di venire accolta nel castello dell'Haut-Tertre, a Taverny (nel Val d'Oise, dipartimento a nord di Parigi), gestito dalla Croce Rossa. Gli abitanti di Taverny hanno fatto di tutto per impedire l'apertura di questo centro, più umano del solito, ma subito temuto come un «Sangatte bis». A Taverny, la Croce rossa ha aperto quello si chiama ormai un Lao, Luogo di accoglienza e di orientamento: i ragazzi restano due mesi, poi vengono loro offerte tre alternative, il rientro nel paese d'origine, se il ragazzino lo desidera, oppure «la riunificazione famigliare, in Francia o in Europa» spiega il direttore del centro Jean-Claude Nicolle, che racconta la storia di una bambina ruandese di 9 anni che ha raggiunto il padre piazzato in un centro di accoglienza dove è in attesa di una risposta alla domanda d'asilo. Infine, la sistemazione in una famiglia di accoglienza in Francia. L'obiettivo del nuovo centro della Croce rossa è di evitare «che i cosiddetti bambini delle piste non diventino bambini di strada», afferma Marc Gentilini, presidente della Croce rossa francese.

A Parigi, il centro Lazare-Dauphine, al fondo della lussuosa avenue Victor Hugo, si è specializzato nell'accoglienza di giorno - dalle 10 del mattino a metà pomeriggio - dei giovani che girano nella zona limitrofa al bois de Boulogne. Dei volontari di notte vanno alla ricerca di questi ragazzi, che vivono di espedienti, dormono per strada e, spesso, si prostituiscono nei dintorni della place Dauphine. Nei primi sei mesi di quest'anno, ne sono passati circa 300 al centro Lazare, per lavarsi, mangiare qualcosa, riposarsi qualche ora e, soprattutto, ottenere informazioni per uscire dalla morsa della prostituzione e della piccola delinquenza.

Il fenomeno ha preso ormai una tale ampiezza, che nel 2001 il tribunale minorile di Parigi ha istituito un ufficio che si occupa specificamente dei ragazzi erranti. L'associazione Parada-France ha in corso un programma «Strade di Parigi» per individuare i giovani di strada e cercare di aiutarli. La legge dice che i minorenni clandestini non possono essere espulsi: l'articolo 21-12 del codice civile dà la possibilità a un minorenne straniero sotto tutela dell'Ase di chiedere la nazionalità francese quando si avvicina la maggiore età. Lo sa benissimo la rete dei cinesi del Whenzu, che ha organizzato un sistema per far rimanere in Francia dei ragazzini che in Cina non avrebbero la possibilità di continuare gli studi. Ma il ministro degli interni, Nicolas Sarkozy, ha by-passato la legge, con l'accordo concluso a ottobre con la Romania, che stabilisce di poter rinviare a Bucarest i minorenni fermati in Francia. E altri accordi del genere potrebbero venir firmati con altri paesi.