il manifesto - 14 Luglio 2002
«Arrestate il poliziotto»
Manifestazioni a Los Angeles per ottenere giustizia dopo il pestaggio ripreso in video del giovane Donovan Jackson. Intanto l'autore del filmato è finito in galera
G.R.B.
Arrestate quel poliziotto. Centinaia di persone, ieri e l'altro ieri, sono scese in piazza a Los Angeles invocando le manette per Jeremy Morse, l'ufficiale di polizia ripreso una settimana fa da un video mentre arrestava e pestava brutalmente il sedicenne nero Donovan Jackson. Nonostante la prova documentale e diverse denunce precedenti a suo carico, Morse è rimasto in libertà (anche se è stato sospeso dal servizio) e per difendersi usa un argomento decisamente fantasioso. Sostiene infatti, per bocca del suo avvocato, di aver picchiato Donovan Jackson perché il ragazzo, dopo essere stato ammanettato con le mani dietro la schiena, gli aveva afferrato i testicoli. Un «giustificato motivo» tanto improbabile non convince comunque i rappresentanti della comunità nera e le associazioni per i diritti civili, che riconducono la brutalità di Morse al tradizionale atteggiamento razzista e manesco di molti poliziotti bianchi. Martin Luther King, omonimo e figlio del celebre leader nero protagonista delle battaglie per i diritti civili negli Stati uniti, ha detto l'altro ieri, partecipando alla manifestazione a Los Angeles, che a oltre trent'anni dalla morte di suo padre i problemi causati dalla violenza e dal razzismo della polizia sono sempre gli stessi. La differenza è però che oggi le pubbliche autorità devono stare più attente a sottovalutare questi episodi di ordinaria ingiustizia, per la pressione dell'opinione pubblica e per la possibilità che atteggiamenti clamorosamente parziali a favore dei poliziotti violenti accendano la miccia di una rivolta razziale come quella che dieci anni fa sconvolse proprio la città di Los Angeles e costò la vita a quarantaquattro persone. Il sindaco di Inglewood (il comune nel quale è avvenuto il pestaggio di Donovan Jackson) per evitare guai peggiori ha annunciato che riesaminerà tutte le proteste presentate in passato, senza la prova video, contro la polizia.

Nel frattempo il Los Angeles Times ha scritto che anche l'agente di origine indiana Bijan Darvish, che faceva parte della pattuglia che arrestò il giovane Donovan Jackson, avrebbe partecipato al pestaggio prima che la telecamera entrasse in azione. La sua linea difensiva sarebbe peraltro identica a quella scelta da Jeremy Morse: «legittima difesa». La comunità nera ribadisce di non credere a questa versione e promette che le proteste non si fermeranno fino a quando giustizia non sarà fatta. Sul caso ha avviato un'indagine anche l'Fbi.

Se i poliziotti picchiatori sono rimasti in libertà, in compenso è finito in galera Mitchell Crooks, il videomatore che aveva filmato il pestaggio di Donovan Jackson. Ufficialmente è stato arrestato perché deve scontare sette mesi di carcere per il furto di due videoregistatori dalla casa della madre, guida in stato di ubriachezza e per aver provocato un incidente stradale. Lui dice però che si tratta di una persecuzione legata al video che inchioda i poliziotti.