il manifesto - 18 Maggio 2002
La Svizzera degli immigrati
Si incontrano oggi a Berna i movimenti europei dei sans papiers
Avanti tutta In Svizzera nell'ultimo anno l'immigrazione è diventato un caso nazionale. Grazie a un movimento che ora vuole creare una rete internazionale

SERENA TINARI
BERNA
Una due giorni di riflessione per «condividere le esperienze fatte, analizzare i risultati, mettere a punto strategie comuni». Oggia a Berna si apre l'incontro europeo tra i movimenti di sans-papiers, cioè gli immigrati privi di permesso di soggiorno. Il forum civico europeo e il movimento svizzero dei sans-papiers promuovono l'appuntamento, cui parteciperanno ospiti da tutti i paesi europei: collettivi, attivisti e migranti da Belgio e Germania, Olanda e Spagna, Grecia, Svezia, Austria, dall'Italia e naturalmente dalla Francia. Ma perché un incontro europeo di questo genere proprio in Svizzera? La storia parte da lontano, precisamente dal giugno 2001, quando un movimento poplare fatto di svizzeri e di migranti, ha alzato il velo su una realtà che le statistiche ufficiali si ostinavano a negare, e ad obbligare i palazzi della politica e i media, ad occuparsi di decine di migliaia di persone che abitano in una realtà parallela: la Svizzera di serie B. Gli irregolari in Svizzera sono 300mila per i sindacati, fra 70 e 180mila secondo le autorità federali, un esercito di invisibili che lavora nella totale assenza di diritti di cittadinanza, in un paese che vanta tassi di disoccupazione ai minimi mondiali e una ricchezza pro capite leggendaria. Al grido di «Kein Mensch ist illegal», nessun essere umano è illegale, dal giugno 2001 collettivi di sostegno alla lotta dei sans-papiers si sono diffusi a macchia d'olio da Fribourg a La Chaux-de-Fonds, Ginevra, Zurigo, Basilea, Berna, Vaud. Uomini e donne delle provenienze più varie hanno dato vita ad una rete trasversale: dall'antagonismo radicale alle associazioni di contatto con gli immigrati, con le chiese cattoliche e quelle protestanti. Con una piattaforma nazionale che rivendica la regolarizzazione collettiva e la libera circolazione delle persone. Le storie dei sans-papiers svizzeri sono vicende kafkiane. Il meccanismo è perverso: senza lavoro, è impossibile ottenere un permesso di soggiorno. Ma anche il contrario: senza permesso, è difficile trovare impiego. E poiché la sanità è privata, ma riservata a chi ha un permesso di soggiorno: senza un lavoro in regola, non si ha diritto ad essere curati. Il caso svizzero è reso estremo da una legislazione severa, applicata con elvetico rigore. Sans-papiers si diventa in un attimo: basta perdere il posto, per esempio. E lo si può restare anche per una vita intera, a patto di accontentarsi di paghe che sono la metà di quelle ufficiali, e di rinunciare a qualunque diritto. Ma se il movimento ha raccolto solidarietà popolare e successo mediatico, la risposta delle istituzioni è stata netta: «Una soluzione troppo generosa non farebbe che suscitare appetiti», ripete da mesi la titolare del dicastero degli interni, Ruth Metzler. Il dibattito in parlamento è stato infuocato, ma sono state respinte le mozioni del partito del lavoro e dei Verdi, che in misura diversa appoggiavano le richieste dei sans-papiers. Il governo svizzero si è detto disponibile a trovare soluzioni umanitarie per i casi più gravi, cosiddetti «di rigore». E di fronte a questa posizione granitica dell'esecutivo, la repressione si è abbattuta senza complimenti sul movimento. Una pioggia di decreti di espulsione ha raggiunto i collettivi di Losanna e Friburgo. Sono arrivati anche a Berna, d'altronde era ancora fresca la storia, quasi una favola militante, della liberazione di Seriff: un kurdo in attesa di espulsione, che è stato fatto evadere da una folla danzante, durante un presidio musicale. Azione poi rivendicata dal sedicente «Gruppo Artigiano diritti umani - ora subito». «Siamo stanchi», ammettono candidamente i collettivi di Berna e Friburgo. Ma nonostante tutto, la lotta continua: in marzo all'aeroporto di Belp c'è stata l'occupazione della compagnia aerea Skywork, che esegue le espulsioni forzate per conto del governo federale. Come fu per Semira Adamu in Belgio, anche la Svizzera ha le sue vittime della vergogna: il palestinese Khaled Abuzarifa è morto soffocato da un bavaglio, mentre legato su una sedia a rotelle e ammanettato, veniva trascinato a bordo di un aereo. E la primavera dei sans-papiers si annuncia feconda: oggi l'ambizioso incontro europeo di Berna, nell week end del 14 e 15 giugno, una zona temporanemente autonoma andrà a liberare l'area nei pressi di Basilea, dove si incontrano i confini svizzeri, tedeschi e francesi. Al termine, partirà la Carovana: rumorosa e colorata, cercherà di raggiungere Berna con ogni mezzo necessario. «Qualcuno vorrebbe che il movimento dei sans-papiers scomparisse. Vogliamo dimostrare che si sbagliano di grosso».