L'Onu contro la
Bossi-Fini "Diritto d'asilo in pericolo". I quattro emendamenti
proposti dall'Unhcr CINZIA GUBBINI - ROMA
La parte della legge Bossi-Fini che riguarda
il diritto d'asilo va rivista, perché davvero non ci siamo.
L'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati
(Unhcr) ha deciso di prendere la situazione in mano, e di
denunciare pubblicamente i rischi insiti nella legge
Bossi-Fini per la tutela del diritto d'asilo in Italia, come
già aveva fatto con il famoso emendamento sulle "navi da
guerra". "Il testo attualmente all'esame della Camera dei
deputati necessita di alcune modifiche indispensabili", ha
dichiarato senza mezzi termini il delegato dell'Unhcr, Michele
Manca di Nissa. "Altrimenti l'Italia non sarà in linea con gli
standard minimi internazionalmente riconosciuti", ha aggiunto
il portavoce dell'Unhcr in Italia, Laura Boldrini. E sì,
perché l'Italia è già fuori i normali standard europei,
essendo l'unico paese dei quindici a non avere ancora una
legge organica in materia e a rifarsi esclusivamente alla
Convenzione di Ginevra (1951). Il governo ha già dichiarato
che in Italia bisognerà aspettare il 2004, quando l'Ue si
doterà di una normativa unica sull'immigrazione e sull'asilo,
e che gli articoli 24 e 25 della Bossi-Fini intendono solo
impedire gli "abusi". L'Unhcr ha specificato di condividere la
volontà del governo di evitare abusi, ma che il testo così
com'è "rischia di ledere in modo sostanziale alcuni diritti
essenziali dei richiedenti asilo". In che modo? La legge
prevede una "procedura accelerata": commissioni territoriali
(composte da delegati della questura, della prefettura, degli
enti locali e un rappresentante dell'Unhcr) saranno insediate
nei posti di frontiera e esamineranno, entro venti giorni, le
richieste d'asilo. Se la richiesta venisse respinta il ricorso
non sarà sospensivo, cioè il richiedente asilo verrà
automaticamente espulso. L'Unhcr ha proposto, da molti mesi,
quattro emandamenti fondamentali. Il primo riguarda la
possibilità di presentare la richiesta d'asilo non solo al
posto di frontiera, ma anche nelle questure, visto che, aldilà
degli sbarchi, i profughi arrivano alla spicciolata e non si
sottopongono immediatamente alle procedure di identificazione.
Il secondo riguarda, invece, la composizione delle commissioni
decentrate: "bisognerebbe indicare in modo specifico i criteri
per la selezione e la nomina dei membri". Gli ultimi due sono
i più "urgenti", se così si può dire. "E' indispensabile
prevedere il ricorso sospensivo - ha ribadito Manca di Nissa -
perché è sempre possibile che la commissione commetta un
errore nell'eame della richiesta. E espellere un profugo può
significare mettere a repentaglio la sua vita". E poi c'è la
questione della protezione umanitaria. Nella nuova legge,
infatti, non è prevista la possibilità di riconoscere lo
status di protezione umanitaria a quelle persone che, non
rientrando nel profilo disegnato dalla Convenzione di Ginevra
(persecuzione individuale), vengono comunque considerate
persone a rischio. Ma l'Unhcr non ha mancato di parlare
degli ultimi sbarchi in Sicilia e della decisione di decretare
lo "stato di emergenza". "Sono anni che collobariamo con gli
esecutivi e con gli enti locali sugli sbarchi - ha ricordato
Laura Boldrini - Ci sono carenze nella fase della seconda
accoglienza per le persone che aspettano la risposta della
commissione, e, soprattutto, c'è un vuoto legislativo".
Insomma, per sciogliere il nodo occorre pensare a una legge
specifica sul diritto d'asilo.
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