19 Marzo 2002
 
 
Lo sbarco dei kurdi bambini
PATRIZIA ABBATE - CATANIA

Chiedono soprattutto acqua, acqua. Ma prima che i soccorritori possano dissetarli tutti dovranno attendere almeno due ore. E ne trascorreranno tre prima che tutti tocchino davvero terra, dopo giorni trascorsi su quel cargo arrugginito che li ha portati in Sicilia dalla Turchia e sul quale hanno viaggiato "in condizioni catastrofiche", dicono sconvolti i finanzieri che sono saliti a bordo. Eppure sorridono e salutano con la mano i profughi giunti ieri poco prima delle 15 al porto di Catania; e applaudono forte all'attracco, scrutando tutta quella gente che li osserva dal molo. Sono 928, è stato stabilito in serata. Tra loro, ben 361 bambini di tutte le età, molti lattanti. Una è nata proprio lì, nella notte di domenica, da una ventunenne che si era portata dietro altri due figli di 2 e 4 anni. Un parto avventuroso, avvenuto proprio durante le concitate fasi dell'aggancio in mare da parte della guardia di finanza italiana; puerpera e neonata sono state issate in elicottero non senza difficoltà, ma già dodici ore dopo in ospedale stavano benissimo, assicuravano i medici. Meno bene stava un bimbo di pochi mesi: ora è in ospedale. Scendono piano altre due donne incinte (in totale i medici ne hanno contate 15) un'anziana quasi sviene, un vecchio dopo aver atteso il suo turno perde i sensi e viene calato in braccio. "Questa è l'immagine terrificante del nostro futuro" si lascia scappare il sindaco forzista Umberto Scapagnini. Nessuno riesce a trattenere la commozione, un vecchietto urla a squarciagola "chista è `na scannarìa, non è umano, no...", questa è una carneficina. Per fortuna sono tutti vivi anche se provati dal viaggio; e il fatto che siano kurdi fuggiti dal regime irakeno di Saddam Hussein apre qualche speranza alla possibilità che non vengano rimbalzati indietro immediatamente. Ieri lo ha voluto precisare anche il prefetto di Catania, che già in nottata aveva allestito un'unità di crisi per far fronte a un'emergenza annunciata: la nave era stata avvistata già sabato dalla Marina francese, che aveva fallito l'aggancio ed aveva passato la "palla" ai militari italiani, che nella serata di domenica li avevano poi individuati al largo di Portopalo. Tra le indiscrezioni, ieri anche quella sul presunto ritrovamento di armi a bordo da parte della Digos e di terroristi internazionali mescolati tra i clandestini.
Le associazioni pacifiste si stanno già mobilitando perché possano essere avviate le procedure per la richiesta di asilo politico; tutto però avverrà in Puglia, dove il migliaio di profughi è già stato smistato ieri sera, dopo aver trascorso qualche ora in un centro d'accoglienza improvvisato dal comune. E Alfonso Di Stefano di "Azad" lancia un appello preoccupato: " appena successo coi tamil arrivati a Siracusa: a Foggia non c'era assistenza legale né interpreti attraverso i quali potessero comunicare; così hanno firmato delle carte e sono stati immediatamente rimpatriati...".Al porto ci sono anche i volontari di "Azadì" e tra loro Nauzad, l'unico dei presenti che pare parli una lingua comprensibile ai nuovi arrivati; ed infatti sale a bordo e si sbraccia, cerca di farsi spiegare chi sono e da dove vengono. Solo dopo ore viene confermato che sono tutti iracheni, anche se partiti da un porto turco, che avevano raggiunto a bordo di Tir.
Per questo viaggio hanno pagato dai 2 ai 4 mila dollari, a seconda dell'età. Hanno vissuto momenti di tensione quando i finanzieri stavano per salire a bordo: qualcuno ha minacciato di gettare in mare i bambini per la disperazione mentre gli scafisti si mimetizzavano ai passeggeri - ci sono stati comunque 5 fermi - e la nave oscillava senza guida nel mare grosso. Poi il sollievo di sentirsi comunque in salvo e l'arrivo "vero", anche se travagliato. Tranne una decina che è stata ricoverata in ospedale, tutti gli altri sono passati dalla passerella agli autobus del trasporto urbano che li hanno portati in un centro sportivo del quartiere Lubrino. Ma per Forza Nuova non c'è stato il tempo di inscenare la protesta annunciata. Per i profughi infatti era già cominciata un'altra notte di viaggio. In pullman stavolta, destinazione Bari.