"Indagheremo su
tutto" LAMPEDUSA L'inchiesta sul naufragio di giovedì si
allarga ai soccorsi. Le 12 vittime recuperate seppellite in 4
località MARINA DELLA CROCE
Un capitolo dell'indagine sul naufragio di
giovedì scorso al largo di Lampedusa riguarderà l'ipotesi di
reato di omissione di soccorso. E' quanto avrebbe
ufficialmente deciso la procura di Agrigento che già indaga,
allo stato contro ignoti, per omicidio colposo plurimo e
naufragio colposo. Il capo della procura, Ignazio De Francisci
"non conferma né smentisce" l'apertura formale del fascicolo
sulle presunte omissioni negli aiuti agli immigrati, ma
ribadisce che l'indagine "riguarda tutto l'evento storico".
"Faremo accertamenti su tutte le fasi del naufragio",
sottolinea, quindi anche per scoprire eventuali colpevoli che
potrebbero aver favorito la morte di più di sessanta
persone. I pubblici ministeri Claudio Corselli e Luca
Venturi da parte loro completeranno nelle prossime ore l'esame
delle trascrizioni delle bobine con le comunicazioni-radio
avvenute tra il motopesca di Maraza del Vallo "Elide", che ha
soccorso per primo il barcone carico di immigrati, poi colato
a picco durante il trainamento, e l'unità della Marina
militare "Cassiopea", arrivata nella zona di crisi diverse ore
dopo l'Sos, e accusata dal nostromo dell'"Elide", Francesco
Giacalone di non aver fatto abbastanza per evitare il
naufragio. In particolare di essersi "rifiutata di prendere in
consegna" l'imbarcazione soccorsa e agganciata dalla motopesca
mazarese a 62 miglia da Lampedusa, dove era stata individuata
in avaria nel primo pomeriggio. "La motonave Cassiopea avrebbe
dovuto non solo assistere i clandestini, dotando di salvagente
le persone che erano in quel guscio di legno, ma soprattutto
soccorrerle come prevede il codice della navigazione",
sostiene il senatore dei Ds, Costantino Garraffa, esprimendo
"a convinzione che la magistratura farà ben presto chiarezza"
sul naufragio. Nei giorni scorsi i magistrati hanno
interrogato i pescatori dell'Elide - il motorista, Gaspare
Calamusa, avrebbe ridimensionato le accuse mosse inizialmente
alla Marina dal suo compagno di equipaggio - prossimamente
sarà la volta del comandante della Cassiopea. Non ha più
segreti, intanto, il video-amatoriale girato giovedì
pomeriggio dal comandante dell'"Elide", Vito Diodato, e che
documenta le prime operazioni di soccorso alla barca. "Si
tratta davvero di un documento impressionante", è il commento
trapelato ieri dagli ambienti investigativi di Agrigento. "Sul
barcone - dice chi ha potuto visionare il video che è agli
atti dell'inchiesta giudiziaria - c'erano almeno cinquanta
immigrati, tutti ammassati, tutti seduti sul bordo del
natante; quei poveretti sorridevano, alcuni facevano cenni di
saluto con la mano, pensavano di essere in salvo, e invece
poco dopo molti di loro sarebbero stati travolti da un onda e
inghiottiti dal mare". Soli dodici i corpi recuperati, tra cui
quelli di cinque donne. I sopravvissuti, lo ricordiamo,
sono 11 (gran parte dei quali di diversi paesi africani) 1 dei
quali è ancora ricoverato all'ospedale di Trapani. Gli altri
10 da due giorni sono stati trasferiti in un centro di seconda
accoglienza di Racalmuto, gestito dal Cir (Consorzio italiano
rifugiati) dove ora aspettano la risposta alla richiesta di
asilo politico avanzata al governo. Infine, i corpi delle
dodici vittime senza nome recuperate in mare avranno
finalmente sepoltura. Dopo tanti rifiuti, ieri in un vertice
alla prefettura di Agrigento sono stati decisi i luoghi in cui
riposeranno: 4 saranno ospitati nel cimitero del paese di
Leonardo Sciascia, Racalmuto (il cui sindaco Salvatore
Petrotto era stato l'unico amministratore dell'area a
renderesi disponibile a cedere dei loculi ai naufraghi) 3 nel
cimitero di Agrigento, altri 3 a Sciacca e 2 a Siculiana.
|