Funerale sul mare
Trasportate ad Agrigento le vittime del naufragio di Lampedusa
MASSIMO GIANNETTI
Nessun corpo è stato ripescato ieri nel mare di Lampedusa. Il
bilancio del naufragio di giovedì sera resta quindi fermo a 12
morti accertati e decine di dispersi, forse più di sessanta. Le
ricerche, proseguite anche nella notte, non hanno avuto esito.
Impossibile, a tre giorni dal naufragio, sperare che qualcuno sia
riuscito a mettersi in salvo in qualche modo. I soli
sopravvissuti sono gli undici ragazzi, quasi tutti africani, che
ieri, ancora sotto choc, sono stati quasi tutti interrogati dal
magistrato di Agrigento che conduce l'inchiesta contro ignoti per
naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Al magistrato i
superstiti hanno ripetuto di essere partiti dalla Turchia e di
aver viaggiato per sette otto giorni. Una versione che però non
ha convinto del tutto gli investigatori, più propensi a credere
che il barcone sgangherato _ colato a picco mentre veniva
trainato nel mare in tempesta da un peschereccio di Mazara del
Vallo _ sia partito da un paese del nord'Africa. Non è del tutto
esclusa nemmeno l'ipotesi che gli immigrati possano essere stati
trasbordati sulla barca durante il viaggio (in acque
internazionali) da una "nave madre" poi fuggita.
Non appena sarà guarito, il magistrato interrogherà anche l'altro
immigrato africano superstite ricoverato venerdì mattina
all'ospedale di Trapani per una broncopolmonite. Il ragazzo, un
sudanese di 25 anni, ieri ai volontari che sono andati a trovarlo
ha raccontato la stessa versione dei suoi compagni di sventura:
di essere partito dalla Turchia e di aver viaggiato otto giorni
sulla barca insieme a più di settantina di persone, senza cibo e
bevendo acqua salata. "E' terrorizzato _ racconta una della
ragazze che lo ha incontrato _ sta molto male e i medici
ipotizzano che abbia anche una perforazione all'intestino. Forse
dovrà essere operato".
L'indagine della procura riguarderà anche la tempestività dei
soccorsi da parte della Marina Militare, accusata dai pescatori
dell'"Elide" _ che nel primo pomeriggio di giovedì avevano
avvertito le autorità marittime di aver avvistato la barca dei
disperati in avaria 62 miglia da Lampedusa _ di "non aver fatto
abbastanza per evitare" il peggio. Il magistrato agrigentino
interrogherà nei prossimi giorni sia i pescatori mazaresi che il
comandante della "Cassiopea", la motovedetta della Marina
arrivata sulla zona dei soccorsi diverse ore dopo l'Sos e
rifiutatasi poi, secondo quanto sostenuto dal nostromo
dell'"Elide", di prendere in consegna la barca poi spezzata in
due dalle onde prima di affondare.
Ieri notte intanto, i corpi delle dodici (sette uomini e cinque
donne) vittime recuperate sono stati portati all'obitorio di
Agrigento per essere sottoposti ad autopsie. Tenuti due giorni
nelle celle frigorifero della motopesca mazarese che l'aveva
ripescati, ieri mattina erano stati trasferiti su quattro
pescherecci partiti succesivamente alla volta di Porto Empedocle.
Per loro è stato celebrato un funerale sul mare, sullo stesso
mare che li ha uccisi.
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