"Non ne abbiamo discusso"
Berlusconi non commenta il naufragio. L'Onu: "Servono vie legali
di migrazione"
CI. GU. -
ROMA
"Il tema non è stato discusso nelle riunioni odierne". Quindi al
presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, mancano le
parole per commentare la strage di Lampedusa. "Ma il problema
dell'immigrazione sarà inserito nella prossima agenda dell'Unione
europea" assicura, proprio dopo essersi messo d'accordo con il
cancelliere tedesco Schroeder sulla prossima fase di
"irrobustimento" della fortezza Schengen. "Serve una forza comune
europea", hanno spiegato i due premier dopo il lungo summit che
ieri si è svolto a Trieste. Né la morte di più di cinquanta
persone, né il recupero in quelle stesse ore di dodici cadaveri,
sono riusciti a regalare momenti di riflessione al vertice
italo-tedesco. A Berlusconi non è scappato neanche un "mi
dispiace": quando i silenzi sono più eloquenti delle parole...
Di "solidarietà piena e convinta", parla invece il
sottosegretario al ministero agli interni Antonino D' Alì, che
tuttavia ribadisce: "L'attenzione del governo nei confronti degli
sbarchi di clandestini che avvengono sulle coste italiane è
massima: sotto il profilo della tempestiva azione delle forze
dell'ordine, e sotto quello diplomatico". E a coronare la
giornata ci ha pensato Maurizio Gasparri, che con buongusto ha
affermato: "servono norme più severe" visto che "in queste
situazioni le prime vittime sono gli immigrati". Insomma, ieri il
governo si è barcamenato tra ilenzi imbarazzanti e retorica a
iosa. La seconda occasione l'avrà quando, e se, riferirà alle
camere sull'accaduto, come chiedono i Ds e la Margherita. "Di
fronte a tante vittime senza volto il dolore di tutti noi è
grande", ha dichiarato Marco Minniti (Ds), sottolineando che "un
uso improprio della forza potrebbe portare effetti persino più
disastrosi", come l'utilizzo di navi militari con il chiaro
compito di "disincentivare" l'arrivo di navi, non certo di
soccorrerle. Dino Frisullo dell'associazione Azad critica,
invece, la decisione dell'Italia di stringere un patto bilaterale
con la Turchia (da dove sembra siano partiti i migranti deceduti
in mare): "dove si organizza la pulizia etnica e si protegge il
traffico di migranti" e accusa D'Alì di essere "il capo della
lobby filoturca nella scorsa legislatura". Di "tragedia
annunciata" parla Paolo Cento dei Verdi: "Il pugno di ferro non
limita gli sbarchi, serve solo a garantire maggiori profitti a
scafisti senza scrupoli". Battaglia contro la Bossi-Fini è ciò
che promette il deputato di Rifondazione Giovanni Russo Spena:
"Occorre una riorganizzazione dei flussi, patti seri con i paesi
mediterranei, vie d'accesso legali in Italia". Contro la politica
"zero immigrazione" si è scagliato ieri anche l'Alto
commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Acnur)
convinto della necessità "di un approccio che permetta ai
rifugiati di avere un accesso più sicuro in Europa e che produca
forme più realistiche e più liberali di migrazione legale".
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