Due mesi in mezzo al mare
117 asiatici sbarcano a Crotone dopo un viaggio di cinquemila
miglia
FILIPPO DIANO -
REGGIO CALABRIA
Una crociera di oltre cinquemila miglia marine, incrociando
un naviglio militare, pirati e facendo i conti con l'Oceano
Indiano. Un gruppo di 117 cingalesi, tra cui tre donne, a sentire
il loro racconto appena sbarcati a Crotone, hanno solcato una
distanza che farebbe impressione perfino al più accorto dei
marinai a bordo di un legno di appena diciotto metri, rimanendo
in balìa di mari e condizioni meteo veramente pericolosi e
imprevedibili. Ce l'hanno fatta, però, riuscendo così a
guadagnare l'Italia, quel centro di pronta accoglienza di S. Anna
di Isola Capo Rizzuto, una struttura attrezzata e accogliente per
quanto è possibile, la cui notorietà deve avere ormai fatto il
giro del mondo.
Gli immigrati clandestini avrebbero iniziato la loro avventura lo
scorso mese di novembre, in mezzo ai preparativi della guerra in
Afghanistan. Poco meno di mille miglia più a sud di Ceylon, è
operativa infatti la base Usaf di Diego Garcia, già isole Chagos,
ovvero, territorio britannico dell'Oceano Indiano, da dove si
alzano in volo le "fortezze volanti" per andare a bombardare le
caverne di Tora-Bora, dove sarebbe ancora nascosto Osama bin
Laden. In un pullulare di navi superattrezzate alla guerra
tecnologica e dotate di radar capaci di distinguere e segnalare
persino una coccinella a volo radente, 117 cingalesi riescono a
"bucare" la maglia strettissima delle armate di mare e di aria
americane, guadagnando lo Stretto di Gibuti, e via via, risalire
il Mar Rosso, Suez, sino a mettere la prora nel "mare nostrum".
Straordinario, non c'è che dire. Se non fosse per la sofferenza
che scava i loro visi, verrebbe sì la voglia di premiarli per
quel che avrebbero fatto.
La verità, probabilmente, la terranno nei loro cuori, felici,
finalmente, di potersi ricongiungere con i loro fratelli o amici
connazionali, in tutto poco più di trecento, che sono già
sbarcati alla spicciolata a Crotone nelle scorse settimane.
Piccoli drappelli: 21 spiaggiati a Catania in dicembre e anche
loro trasferiti a S. Anna, a cui sono state aggregate altre 85
persone giunte meno di una settimana fa sulle coste calabre, e
adesso i 117. Sono oltre trecento a S. Anna di Isola Capo Rizzuto
gli asiatici ospitati, e tutti dello Sri Lanka.
Durante il lunghissimo tragitto, i 117 si sarebbero nutriti
persino di pasta cruda, dopo che la bombola del gas si era
esaurita. Le loro condizioni di salute non destano però
preoccupazione e questo fa pensare che manchino molti tasselli
alle spiegazioni che hanno fornito alla polizia e alla Guardia di
Finanza. Tra i clandestini, anche i presunti membri
dell'equipaggio, anche loro cingalesi (cinque sono in stato di
fermo). Due marinai appena: hanno timonato da soli il "Ramona", o
chissà come si chiama, per oltre cinquemila miglia, fino a
Crotone. Gli interrogatori e le operazioni di identificazione dei
117 sono state già avviate, e l'attenzione degli inquirenti
sembra essersi puntata su una nuova organizzazione che
estenderebbe i propri tentacoli in tutti quei Paesi
caratterizzati da forti tensioni sociali e pericoli di crisi di
guerra. Nessuno degli investigatori è disposto a fare ipotesi, ma
l'idea che nel basso Mediterraneo incroci una così detta "nave
madre" che funge da "tutor" al naviglio clandestino sembra
guadagnare sempre più consistenza.
Con molta probabilità, anche questo gruppo di cingalesi risalirà
la penisola per varcare le frontiere di altri Stati europei.
L'Inghilterra, per i trascorsi coloniali, sarebbe proprio la meta
di questi nuovi profughi, sempre che riescano ad ottenere
l'agognato visto.
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