Immigrati senza un tetto
Trieste, il comune taglia i fondi al centro gestito dalla
Caritas
FRANCESCA LONGO -
TRIESTE
Difficilmente una giunta comunale può riuscire a far danni
in tempi brevi come quella che da giugno sta massacrando la città
di Trieste. Mossa da un unico fine inconscio - distruggere quanto
funzionava - sta trasformando in emergenza quella che la storica
collaborazione tra volontariato e Comune aveva, anche negli anni
tragici della guerra nell'ex Jugoslavia, limitato a situazione
sicuramente problematica, ma gestibile, ossia l'accoglienza dei
richiedenti asilo politico. A oggi, in città, circa 150 persone,
in massima parte kosovari, con una permanenza media di
quattro-cinque mesi. Da ieri ha chiuso i battenti anche il Centro
di prima accoglienza degli immigrati in Campo San Giacomo, che
offriva ospitalità (solo notturna) a 16 persone. Il Comune non ha
voluto rinnovare la convenzione, per mancanza di fondi. Nel
centro, quattro posti letto erano riservati agli ospiti inseriti
nel Progetto nazionale di accoglienza per quanti richiedono asilo
politico, gli altri andavano a chi, compiuti i 18 anni, non
trovava più sistemazione nelle comunità protette. Aperta nel 1997
e gestita dalle Acli assieme alla Caritas, la struttura godeva di
una convenzione comunale che garantiva una copertura finanziaria
di 34 mila lire giornaliere a persona. Scaduta il 31 dicembre
scorso, la convenzione non è stata rinnovata. Le persone che
dormivano nel Centro hanno dovuto trovare altre sistemazioni.
E non finisce qui. Il Comune ha deciso di dimezzare le risorse
per lo sportello per immigrati, che da marzo si occuperà solo dei
residenti (una minima parte della popolazione straniera della
città), la convenzione triennale per la mensa è stata rinnovata
per un solo anno e tutti i progetti previsti dalla precedente
amministrazione per il ricovero e l'assistenza agli stranieri
sono stati allegramente gettati a mare.
Ma cosa spinge la giunta Dipiazza a voler incrementare il numero
di senzatetto in una città dove i servizi offerti dal
volontariato (non solo la Caritas, ma anche l'Ics) hanno sempre
funzionato e dove il cittadino straniero (se non altro perché "in
transito") è ben accetto? La promessa agostana di definanziare le
organizzazioni in cui "allignano" obiettori No global? "Nemmeno
questo - risponde il direttore della Caritas Mario Ravalico - la
Caritas è una struttura diocesana". Mancano i fondi? Difficile da
credere, visto che sono appena stati stanziati 9 miliardi per il
look della collina di San Giusto e altri per una mostra su
D'Annunzio. Più probabile si pensi che i "buoni sentimenti" si
esprimano con un presepe in piazza. Magari affiancato a Capodanno
- come è successo - da uno spettacolino di lap dance.
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