Piccoli forzati del sesso
Rapporto Unicef: ogni giorno nel mondo 3 mila bambini sono
costretti a entrare nel circuito della prostituzione
TI. BAR.
" Lavoravo dalla sera alla mattina ogni giorno. Dovevo
guadagnare 250 dollari a notte, vale a dire incontrare circa
dieci clienti. Se non guadagnavo quel denaro mio marito mi
picchiava". Ora Rachel è salva, ma la sua storia è stata un
incubo. Aveva 12 anni quando lasciò la scuola in Albania per
andare a lavorare in una fabbrica di sigarette. Poco dopo
Stephan, 29 anni, le chiese di sposarlo. Lei accettò, e accettò
anche di seguirlo all'estero dove lui prometteva una vita
migliore. Rachel credeva che Stephan l'amava. Arrivarono in
Italia, ma quell'amore si rivelò falso: Stephan obbligò la
ragazzina a prostituirsi.
Ogni giorno quasi tremila bambini - circa un milione l'anno -
sono obbligati ad entrare nel commercio del sesso. Lo stima
l'Unicef che, in un rapporto sullo sfruttamento sessuale dei
bambini, fa il punto dell'industria clandestina dal bilancio di
"molti miliardi di dollari" e che si serve di adescatori,
proprietari di bordelli, ruffiani. Un mercato nascosto che
obbliga milioni di bambini nella tratta, nel sesso a pagamento;
oppure li compra e li vende come qualsiasi bene, li costringe a
matrimoni forzati, a prostituirsi, e ad essere oggetto di
pornografia.
Per l'Unicef è un fenomeno da "tolleranza zero" e il rimedio
principale è costituito dall'istruzione: solo così bambini e
bambine potranno proteggersi dagli abusi.
Il rapporto anticipa di qualche giorno il secondo congresso
mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, che si
terrà a Yokohama dal 17 al 20 dicembre organizzato dal governo
giapponese, dall'Unicef, dall'Ecpat internazionale e dal Comitato
Ong per la convenzione sui diritti dell'infanzia. Dal momento che
lo sfruttamento sessuale dei bambini a scopo di lucro è in gran
parte nascosto, è spesso difficile raccogliere dati precisi.
Comunque, anche se incompleti, i dati evidenziano un problema
complesso: un milione di bambini ogni anno traumatizzato a vita.
Il fenomeno, tradizionalmente forte nei paesi del Sudest asiatico
e dell'Africa, è in crescita anche in America Latina e
nell'Europa dell'Est.
In Africa Occidentale sono 35mila i bambini lavoratori del sesso,
25mila nella Repubblica Domenicana; in India ci sono fra 400 e
500mila prostitute bambine; in Lituania fra il 20 e il 50% delle
prostitute sono minorenni; negli Usa su 5 bambini che navigano in
Internet uno viene avvicinato da sconosciuti a scopo sessuale; in
Messico si stimano 16mila minori coinvolti nello sfruttamento.
Se ne parla di meno, ma il mercato del sesso coinvolge anche i
maschi. Circa 20-30 mila minori che si prostituiscono in Sri
Lanka sono per lo più bambini. Nella Repubblica Dominicana,
ragazzi, noti come Sanky Panky, vanno con i turisti
stranieri sulle spiagge di Boca Chica e Sousa. Questi minori, a
volta appena tredicenni, divengono partner abituali di un turista
sessuale. In città come Alessandria d'Egitto, Marrakesh e Tunisi,
i maschi sono particolarmente ricercati. Secondo l'Fbi più del
50% di tutto il materiale pornografico infantile sequestrato in
Usa rappresenta ragazzi. In Africa spesso i giovani vengono
reclutati nelle forze armate non solo per combattere, ma anche
per essere sfruttati sessualmente dai soldati. In Bosnia
Erzegovina, durante il conflitto, i maschi venivano costretti a
commettere atrocità sessuali gli uni contro gli altri. Se l'abuso
è stato commesso da una donna, il bambino spesso non lo denuncia
perché in molte culture le esperienze sessuali sono un modo per
dimostrare la propria virilità, e gli ideali di masconilità
vogliono che nessun uomo opponga mai resistenza a un rapporto.
Per quanto riguarda gli aggressori, non esiste un profilo tipico
delle persone che sfruttano sessualmente i bambini - non ci sono
categorie semplici all'interno delle quali far ricadere queste
persone. Il mito da sfatare è comunque quello del mostro. Molto
più spesso si tratta di persone "normali". Alcuni, pur preferendo
partner sessuali adulti, a causa di stress, convenienza o
curiosità intraprendono un'attività sessuale con bambini. Altre
possono essere pedofili. Molti adulti coinvolti nello
sfruttamento sessuale dei bambini non vedono le proprie azioni
come una forma di violenza ma si giustificano. Tra le scuse più
usate il fatto che i bambini che si prostituiscono hanno scelto
la prostituzione, che le culture in quei luoghi sono sessualmente
più "naturali" e libere, che le bambine in questi paesi sono
"cresciute" e "sessualmente esperte" a un'età molto precoce e via
dicendo. Tornando al commercio, la Cia stima che ogni anno
vengono avviati illegalmente verso gli Stati uniti da 45mila a
50mila donne e bambini per l'industria del sesso, o destinati a
fabbriche e ad altri lavori in condizioni disumane. "Tolleranza
zero" significa per l'Unicef mettere fine alla tratta dei
bambini, alla loro vendita, imprigionamento e tortura. "Significa
eliminare ogni aspetto dello sfruttamento commerciale dei
bambini", spiega il direttore generale, Carol Bellamy. Che
ricorda come da gennaio 2002, in base alla ratifica del decimo
protocollo opzionale alla convenzione sui diritti dell' infanzia,
relativo alla vendita di bambini, i governi firmatari avranno
l'obbligo di eliminare gli abusi sessuali. E per l'Italia il
Comitato per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli
Esteri ha stanziato dieci miliardi di lire a favore dell'Unicef
per la lotta al traffico in sei paesi dell'Asia sudorientale.
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