INTERVENTO
Il diritto del più forte
RAFFAELE K. SALINARI *
Tra i reati compresi all'interno del pacchetto che riguarda
il mandato di cattura europeo ci sono anche il traffico di esseri
umani, lo sfruttamento sessuale dei minori ed il commercio
d'organi. Si tratta appunto di un pacchetto che ha, come tale,
una sua coerenza interna che lega, giustamente, i reati di tipo
fiscale a quelli comuni, partendo dall'ipotesi che spesso si
sostengono a vicenda. Se saltasse una delle componenti del
provvedimento europeo, ad esempio quella sui reati fiscali,
rischierebbe di saltare anche tutto il resto.
Dal 17 al 21 prossimi si terrà a Yokoama la seconda conferenza
internazionale delle Nazioni unite sullo sfruttamento sessuale
dei minori che ha all'ordine del giorno, tra le altre cose, anche
quello del traffico a scopo di prostituzione. Alla conferenza
sarà presente una nutrita delegazione del Governo italiano la cui
posizione sull'argomento era, sino ad oggi, una delle più
avanzate nel senso dell'assoluta condanna di questi reati. Tutto
bene quindi? Non si direbbe proprio dato che in questi casi il
negoziato sulla dichiarazione finale viene prevalentemente
condotto da gruppi di paesi, tra i quali l'Unione europea. A
questo punto staremo a vedere quale sarà la posizione finale del
nostro paese che, in coerenza a quanto dichiarato sul mandato di
cattura europeo, potrebbe rendere a dir poco imbarazzante la
posizione comunitaria su questi delicati argomenti.
Far saltare il pacchetto sul mandato di cattura europeo
indebolisce infatti considerevolmente il ruolo negoziale
dell'Unione, che non potrà presentarsi con un provvedimento
complessivamente innovativo dal punto di vista della lotta contro
questi crimini, perdipiù condotta attraverso un'istituzione
internazionale. Una cosa che, ad esempio, gli Stati uniti non
vogliono, sopratutto dopo gli attentati alle torri gemelle. Se
questo dovesse accadere si confermerà la caratteristica
strutturale della politica estera del nostro paese, che da
qualche tempo non esita ad assumere posizioni internazionali
modulate sulle esigenze della politica interna, con il risultato
di interpretare il diritto internazionale come più conviene, e
comunque sempre in favore del campo dominante. Ma, più in
generale, il rischio grave è che i risultati della prima
conferenza delle Nazioni unite della nuova epoca bellica saranno
condizionati ai problemi di un singolo paese europeo, indebolendo
ulteriormente sia la posizione comunitaria sia l'Onu.
Per chi difende il diritto internazionale dei minori, in pace
come in guerra, questo rappresenterebbe un vulnus grave, un altro
passo nel disegno di smantellamento di quel poco diritto
internazionale oramai rimasto. A condannare il Diritto
internazionale ci ha gia pensato la guerra in Afganistan, con il
suo tentativo di arruolare gli aiuti umanitari tra gli strumenti
strategici. Forse la partita che si gioca a Yokoama non sarà
molto seguita dai media ma, proprio per questo, la vigilanza deve
essere massima per evitare che il Diritto del più forte vinca su
quello del più debole.
* Presidente Terre Des Hommes
International
|