Prostitute per
legge In
Germania una nuova normativa riconosce i diritti delle
lucciole CINZIA GUBBINI
Potranno firmare regolari contratti di lavoro,
versare i contributi, maturare pensioni, accedere a tutte le
garanzie previste per i lavoratori, comprese le assicurazioni
per malattia e disoccupazione. In Germania da ieri la
prostituzione è un lavoro legale, e il termine "immorale"
riferito all'attività delle prestazioni sessuali scomparirà
dal codice legale tedesco. Una vittoria per i gruppi di
prostitute che negli ultimi dieci anni in Germania hanno
portato avanti una battaglia per equiparre la prostituzione a
una qualsiasi attività lavorativa. "E' un passo nella giusta
direzione - ha commentato Andrea Petsch dell'associazione
Hydra - anche se ci vorrà molto tempo perché cambi la
mentalità delle persone". La legge approvata, che diverrà
operativa dal 1 gennaio 2001 (in questo caso, infatti, non
occorre l'approvazione della camera alta del parlamento
tedesco, il Bundesrat), è frutto di un provvedimento
governativo. Da tempo i rosso-verdi avevano annunciato di
voler fare qualcosa per equiparare la prostituzione a tutti
gli altri lavori. Voti favorevoli sono arrivati, oltre che
dalla coalizione di governo - verdi e socialdemocratici -
anche dal partito liberale Fdp e dalla maggioranza dei
deputati della Pds (ex comunisti). Contrari Cdu e Csu:
"L'acquisto di una prestazione sessuale che degrada il corpo a
pura merce è moralmente dicutibile", ha dichiarato la deputata
Maria Eichhorn, secondo cui la norma rafforza la figura dfei
protettoti (scompare il reato di "favoreggiamento della
prostituzione") e non migliora la situazione precaria delle
"lucciole". Eppure la legge riconosce loro diritti finora
negati, nonostante in Germania le prostitute paghino le tasse
e operare in zone ben precise (molto noto il Ripperbahan di
Amburgo). D'ora in poi, infatti, potranno rifiutarsi di
accettare prestazioni non gradite e potranno citare in
giudizio i clienti che si rifiutano di pagare. Questi ultimi,
inoltre, non potranno trattare sul prezzo per "prestazioni
povere". In Germania le prostitute sono circa 400 mila, e
le persone che si rivolgono al mercato della prostituzione
sono circa 1 milione e 200 al giorno: "Può essere dichiarato
immorale, ma evidentemente c'è una grande richiesta - ha
sottolineato il ministro per gli affari sociali Christine
Bergmann - è ora di porre fine alla doppia moralità della
società tedesca che discrimina le prostitute nonostante
paghino le tasse esattamente come gli altri lavoratori". Pur
tratttandosi di un provvedimento coraggioso e innovativo,
quello tedesco non risponde però a tutte le richieste avanzate
dai gruppi di prostitute. "Sarebbe necessario un permesso di
lavoro per prostituzione per le lavoratrici immigrate", fa
notare Andrea Petsch. In Germania il 50% del mercato
(soprattutto al nord) è coperto infatti dalle migranti, che
però non potranno avvalersi del proprio lavoro per entrare
legalmente in Germania. Eppure nei piani della coalizione
rosso-verde erano state ipotizzate delle vere e proprie
"quote" per le donne prostitute da inserire nei flussi
migratori. Alla fine, invece, è prevalsa la linea
"all'olondese", dove la prostituzione è legale ma soltanto per
le donne che già vivono regolarmente nel paese. Anche in
Italia il ruolo delle prostitute straniere è tra i primi punti
in agenda delle rivendicazioni per i diritti delle "lucciole".
"In Italia il mercato è coperto per il 90% dalle migranti -
spiega Pia Covere del Comitato per i diritti civili delle
prostitute (i documenti possono essere consultati sul sito
www.luccioleonline.org) - Riconoscere loro il diritto
ad arrivare in Europa con un regolare permesso di lavoro
sarebbe l'unico modo per strapparle ai trafficanti. Occorre
essere chiari, però. Noi siamo contrarie a una
regolamentazione della prostituzione. Le donne devono avere la
totale libertà di disporre del proprio corpo, cosa
praticamente impossibile in Italia dove la repressione sta
diventando intollerabile. Ma la tutela delle migranti è un
elemento imprescindibile. Si dovrebbe pensare a una sorta di
"doppio binario"".
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