La "guida pericolosa" di Frattini
MUSULMANI
In cinque città gli epicentri del radicalismo islamico. Il
ministro accusa le "guide spirituali che usano espressioni in
sintonia col terrorismo" MICAELA BONGI - ROMA
Il ministro della funzione pubblica con delega
ai servizi segreti Franco Frattini non fa nomi né fornisce
altre indicazioni quando in parlamento, rispondendo al
question time, punta l'indice contro quei "soggetti che
si sono proposti come guide spirituali", che "hanno un ruolo
attivo" e che "in alcuni centri stanno usando espressioni
pericolose e inaccettabili in sintonia con il terorrismo e
verso le quali il governo non farà mancare la sua risposta".
Ieri l'altro, da Bruxelles, il ministro degli interni Scajola,
pur con tutti i distinguo, aveva minacciato punizioni nei
confronti di "qualche imam" responsabile di "proclami fuori
dalle righe che in qualche modo debbono essere perseguiti".
Nel mirino, anche se non citato, l'imam di Torino Bouriki
Boutcha. Allo stesso imam aveva del resto fatto riferimento il
leghista Pietro Fontanini nella sua interrogazione di ieri su
"possibili elementi legati all'estremismo armato
islamico". Anche Frattini distingue tra "quei soggetti per
i quali la confessione religiosa è solo strumento per
veicolare progetti e strategie di stampo eversivo" e tutti gli
altri musulmani. Anche questa volta è però il ministro per i
rapporti con il parlamento, il biancofiorito Carlo Giovanardi,
a frenare: "Sulla base del codice vigente, se ci saranno reati
da perseguire sarà la magistratura a farlo. Da parte nostra
non c'è alcuna intenzione di introdurre leggi liberticide o di
impedire la libertà di opinione". Era stato sempre
Giovanardi, l'altro giorno, a tentare di mettere un freno alle
farneticazioni leghiste costate a Francesco Speroni anche una
denuncia da parte dell'Arci-Nero e non solo. Figurarsi, però,
se Mario Borghezio vuole essere da meno del collega in camicia
verde: sì, come ha detto Speroni, ribadisce Borghezio,
impedire ai musulmani di entrare in Italia è un'ottima idea
per evitare di infoltire le file dei fondamentalisti:
"Limitiamoci a quelli che ci sono già, e cerchiamo di
sbatterli fuori perché rappresentano un grave pericolo". E
nella gara a chi nel Carroccio la spara più grossa, Borghezio
rivendica l'idea partorita anche da un altro collega leghista,
il vicepresidente del senato Roberto Calderoli: "Anche io ho
proposto l'adozione di misure molto severe, bisogna chiudere
moschee e centri islamici che siano ritrovo di fondamentalisti
e aizzino i musulmani all'odio contro di noi e contro gli
Usa". E anche stavolta si leva la sonora protesta delle
opposizioni, con la Margherita e Rifondazione che mettono in
guardia dal pericoloso fondamentalismo leghista: "Che
facciamo, chiudiamo anche la Lega?", domanda il popolare
Giuseppe Fioroni. Mentre la Lega va invece a ruota libera e
il governo si barcamena tra accuse e precisazioni, l'imam
torinese (dal quale la Lega musulmana ha preso le distanze
escludendo però che si possa perseguire qualcuno per le sue
opinioni) stila una nota in cui assicura di "percorrere la
strada moderata che si manifesta nell'invito al dialogo tra
cristiani e islamici". Ma Bouchta torna anche sulle sue
dichiarazioni di domenica scorsa durante la manifestazione
contro il terrorismo e contro i bombardamenti: "Ho solo usato
un sillogismo: ho detto che i musulmani disprezzano la
violenza, che bin Laden è un musulmano e quindi anche lui
disprezza la violenza. Se è stato bin Laden vuol dire che non
è musulmano". L'imam aggiunge di non essere anti-americano, di
essere anti-violenza ma anche "contro l'embargo del
pensiero". Intanto Frattini alla camera aveva fornito anche
la "mappatura dell'intelligence" sugli "epicentri del
radicalismo"; individuati in città come Torino, Milano,
Bologna, Roma e Napoli. Il ministro aveva aggiunto che le
formazioni nordafricane "aderiscono a vari livelli al progetto
ormai universalista perseguito dalla rete collegata a Al
Qaeda. Di queste, di particolare rilievo sono le articolazioni
tunisine come il Gruppo combattente tunisino. Ci sono poi
formazioni algerine, sunnite, formazioni marocchine presenti
soprattutto nell'area piemontese e organizzazioni
terorristiche egiziane". In ogni caso secondo il pm
milanese Stefano Dambruoso, titolare delle indagini su
presenti terroristi islamici, "in Italia non ci sono
numericamente cellule islamiche tali da creare allarme, anche
se sarebbe più corretto parlare di una rete unica
caratterizzata da una forte mobilità". Secondo il magistrato è
anche "ene evitare qualunque generalizzazione che possa
portare a criminalizzare tutto ciò che ruoti intorno alle
moschee".
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