Diecimila contro la
guerra TORINO Studenti in piazza "contro i bombardamenti e
contro il terrorismo" con la musica di Subsonica e Africa
Unite COSIMO ROSSI - ROMA
" Un'ottima idea", secondo Silivio Berlusconi,
quella di una sfilata in tenuta stars and stripes nella
capitale, come proposto dal Foglio di Giuliano Ferrara.
Molto meno quella del leghista Francesco Speroni, che vorrebbe
chiudere le frontiere agli immigrati musulmani acuendo il
profilo dell'Italia razzista già abbozzato da Silvio
Berlusconi quando a Berlino parlò di "superiorità"
dell'occidente. Se dunque il cavaliere si premura
immediatamente di oliare la macchina organizzativa azzurra per
assicuare l'adeguata adesione popolare alla
contro-Perugia-Assisi, dal governo giunge invece un secco
altolà alla proposta del sottosegretario leghista che aveva
immediatamente scatenato l'opposizione. Scrive Ferrara sul
Foglio di ieri: "Azzardiamo un'ipotesi: se nel giro di
un mese Roma divenisse teatro di un'impegnativa e ampia
manifestazione politica contro il terrorismo, per la pace
nella giustizia, e centinaia di bandiere americane sfilassero
sotto le insegne dei partiti che hanno vinto le elezioni,
qualcosa di profondo cambierebbe nel paese". Già, perché
secondo Ferrara ha ragione D'Alema quando rileva che sulla
bocca dei timidi papaboys dei facinorosi no global
della Perugia-Assisi sono mancate le parole contro il
terrorismo: un lenzuolo a stelle e strisce sarebbe invece il
sinonimo più calzante della lotta al terrorismo. Detto fatto:
"Come presidente di Forza Italia - scrive il presidente del
consiglio - ho deciso di avviare un rapido giro di
consultazioni al fine di stabilire data e luogo di questo
incontro degli italiani che credono nei valori di democrazia,
di libertà e di umanità, e che intendono testimoniare le loro
convinzioni con solenne compostezza, con serenità di cuore,
con voce forte e chiara". Tra questi, un parterre de
roi di prime, entusiastiche adesioni: Lucio Colletti; i
governatori Enzo Ghigo, Francesco Storace, Roberto Formigoni;
i nazional-alleati Maurizo Gasparri e Ignazio La Russa; il
sindaco di Milano Gabriele Albertini, il presidente della
Ferrari (e della Fieg) Luca Cordero di Montezemolo, il Pri di
Giorgio La Malfa al gran completo e il clarinetto di Renzo
Arbore. L'Ulivo, ci mancherebbe, non commenta:
probabilmente per paura di essere tacciato di
anti-americanismo. Solo il verde Alfonso Pecoraro Scanio ha le
parole per ricordare che "le manifestazioni di piazza indette
dai governi sono in genere un'esclusiva dei regimi". A maggior
ragione quando assumono il profilo di una riposta di piazza (e
di governo) alle trecentomila diverse (e anche controverse)
voci di pace udite domenica scorsa. Il centrosinistra
preferisce piuttosto concentrarsi sulla sparata del
sottosegretario alle riforme Speroni. Intervistato da
Telelombardia il vice di Bossi ha infatti spiegato che
"visto che siamo in uno stato di conflitto, se proprio deve
entrare qualcuno in Italia, almeno facciamo entrare chi non è
musulmano". Dall'Ulivo si leva immediato un grido di protesta
e di allarme. Il capo dei senatori ds Gavino Angius e il
vicepresidente della Margherita Arturo Parisi chiamano in
causa il premier in persona, chiedendo una pronta smentita.
"Vorremmo liquidare come farneticazioni appartenenti al
folklore leghista l'idea di chiudere le frontiere, ma non è
possibile", attacca Parisi, mentre Angius rileva come le
parole di Berlusconi a Berlino evidentemente non fossero "uno
scilone". Perché in effetti, notano i Verdi, "dopo aver urlato
ai quattro venti che il conflitto in corso non è contro
l'Islam, Speroni rompe in giocattolo ipocrita". Tocca perciò
al ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione
intimare l'altolà dell'esecutivo a Speroni: la sua, dice "non
è la posizione del governo". E lo stesso dichiarano l'azzurro
Donato Bruno e il nazional-alleato Giampaolo Landi, secondo
cui "prima di parlare Speroni dovrebbe studiare: bloccare i
musulameni è impossibile per le norme italiane e europee. E
inoltre avvaloreremmo la tesi che attualmente è in corso uno
scontro di civilità e non una lotta al terrorismo".
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