Lo sbarco della bara
FILIPPO DIANO - CROTONE
Soffocata dalla mancanza di ossigeno,
stritolata tra centinaia di altri corpi sudati e disidratati
nella stiva di quella bara viaggiante che è diventata la
"Akcan I", nave turca di una sessantina di metri di lunghezza,
nella cui pancia erano costretti da circa una settimana 416
esseri umani, in maggioranza uomini, ma anche 39 donne e 62
piccoli. Si chiamava Malli Gullu e aveva 27 anni questa
giovane donna kurda rinvenuta senza vita, forse in attesa di
un figlio, ma questo lo dirà l'autopsia nella giornata di
oggi. Era fuggita da una cittadina della Turchia insieme al
marito e alle figlie, due bambine di 11 e 7 anni, che non
hanno potuto aiutarla a superare quelle condizioni infami
durante sette giorni di vera apocalisse. La partenza
avviene dal "solito" porto turco e la rotta prosegue fino al
"solito" punto nave, a qualche decina di miglia da Crotone,
tanto vicino alla costa calabra quasi da potere persino
distinguere da molto lontano in queste notti di luna fioca la
lanterna del porto della città pitagorica. Dentro la stiva
della nave negriera (non c'è altro termine, dopo avere visto
le condizioni dei profughi al momento dello sbarco), per le
alte temperature, la vita dev'essere diventata un inferno
anche per chi l'inferno lo aveva vissuto magari fino a qualche
mese prima sugli altipiani del Kurdistan, pressato dalle
milizie di Saddam Hussein e dai reparti speciali dell'esercito
turco. Hanno viaggiato sigillati, proprio così, senza che uno
spiraglio di un qualche boccaporto fosse lasciato
aperto. La presenza della nave "sospetta" era stata
segnalata da un pattugliatore "Breguet Atlantique", della
Marina militare, un piccolo ma sofisticato velivolo dotato di
apparecchiature per la guerra elettronica e l'avvistamento di
sommergibili. Il "notam" aereo è stato allora rilanciato alla
nave "Perseo", che ha fatto da assistenza alla "Akcan I" fino
all'abbordaggio degli uomini di una motovedetta della Guardia
di Finanza, che l'hanno successivamente trainata fino a
Crotone. Il natante turco - condotto da quattro uomini, anche
loro cittadini della Repubblica della Mezzaluna, arrestati -
era in condizioni pessime. La solita "barca" - come ce ne sono
tante all'ancora nel Bosforo o nei Dardanelli - magari in
attesa di essere utilizzata per qualche lavoro sporco, si
tratti di contrabbandare umani o disseminare i fondali del
Mediterraneo di scorie nocive, con carburante ed acqua
bastevoli per raggiungere l'Italia. Tutti ormai conoscono
l'attività della mafia turca, che in fatto di connivenze
istituzionali primeggia con straordinaria e mefitica efficacia
anche con le "coppole e i cappeddhi" nostrani, eppure non si
riesce a evitare questi drammi, a impedire che la malavita
internazionale si ingrassi con i pochissimi risparmi di chi si
toglie persino il pane di bocca pur di scappare dalla fame e
dalle torture. Stavolta il prezzo pattuito per il
salvacondotto è stato di circa sei milioni di lire, in marchi
o Usd. In contanti, sborsati dal parente, il fratello o il
marito in attesa, che lavora in nord Europa. Non avevano
nessun contratto di lavoro, i 416 stipati nelle lamiere
infuocate dell'"Akcan I". Fuorilegge, insomma, abbastanza da
turbare i governanti di casa nostra che hanno modificato
proprio nei giorni scorsi la legge sull'immigrazione. Al campo
profughi S. Anna di Crotone, dove sono stati portati, non
rimarranno per molto tempo, perché altri governi europei, di
straordinaria civiltà e tolleranza, seppure in un clima
internazionale difficile, li accoglieranno, sborsando magari
qualche decimo di punto del loro prodotto interno
lordo. Livia Turco, ex ministro della solidarietà sociale,
ha lanciato strali di fuoco all'indirizzo del governo del
Cavaliere. "Questo governo - ha detto l'ex ministro della
solidarietà sociale - ha licenziato una legge che aumenta la
clandestinità ed è disumana nei confronti dei regolari. Una
legge - ha sottolineato - che non ha tenuto contro del monito
della Chiesa, decisa senza consultare né associazioni, né
sindacati, e che ha raccolto il parere contrario della metà
delle regioni italiane. Un governo che continua a fare
propaganda come se fosse all'opposizione dimenticando che il
suo dovere è quello di governare". Con quello di ieri, sono
21 gli sbarchi avvenuti in Calabria dall'inizio dell'anno per
un totale di 5473 persone.
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