Violenza negli stadi, governo ko
A
Montecitorio si gioca la partita sul decreto anti-violenza che
scade il 20 ottobre e la maggioranza perde sul terreno delle
libertà. Intanto l'Uefa sceglie la linea drastica contro
l'intolleranza razzista: in campo a porte chiuse
ERNESTO MILANESI
U
n calcio europeo all'intolleranza, mentre
l'Italia discute e si divide sul decreto
anti-violenza. L'Uefa ha scelto la linea dura nei confronti
del tifo razzista. Ieri il congresso di Praga si è schierato
compatto (51 voti): cori e striscioni, insulti e ululati non
sono più "monetizzabili". Per il razzismo dei tifosi scatterà
inesorabile un drastico provvedimento: partite a porte chiuse.
Una sanzione che, per di più, verrà inserita direttamente
nello statuto dell'Uefa. Di fatto, una scelta di campo netta,
indispensabile ad arginare il fenomeno del tifo razzista.
Disciplina estrema, quindi. Joseph Mifsud dell'esecutivo Uefa
ha sintetizzato così le ragioni dell'Uefa: "Il razzismo negli
stadi è in allarmante crescita e per i tifosi di certi club
non funzionano come deterrente nè le multe fino a 40 milioni
nè il trasferimento delle partite ad almeno 300 chilometri di
distanza". Adesso le curve intolleranti costeranno ai club lo
stadio deserto... In Italia, invece, il calcio violento
impegna il Parlamento in una sorta di derby fra Camera
e Senato. Il decreto messo a punto dal governo Berlusconi
scade il 20 ottobre. Ma ieri a Montecitorio il testo è stato
sostanzialmente modificato a voto segreto sull'emendamento
proposto da Teodoro Buontempo di An (260 a favore, 224 contro,
16 astenuti) che pure aveva il parere contrario della
Commissione e su cui il governo si era rimesso al voto in
aula. Si è trattato di un altro scontro sulle garanzie, che ha
visto esponenti del Polo schierarsi con il centrosinistra. Un
voto trasversale che riecheggia recenti prese di distanza dai
diktat berlusconiani. L'idea di arrestare ultras
non in flagranza entro 48 ore senza il parere del magistrato e
da punire solo con la detenzione alimentava più di una
perplessità. Alla fine, anche grazie all'emendamento di Enrico
Buemi (Sdi), il decreto è uscito da Montecitorio
sostanzialmente riscritto. Tra l'altro anche con due
interpretazioni più chiare: la normativa anti-violenza si
applicherà soltanto alle competizioni delle Federazioni e
degli Enti riconosciuti da Coni; gli incitamenti "fuorilegge"
dei tifosi saranno solo quelli che istigano in modo specifico
alla violenza. Alla fine, 430 favorevoli e solo 17 contrari. E
si torna a palazzo Madama... Questo il commento di Paolo
Cento, deputato dei Verdi: "Ha prevalso una curva
bipartisan che ha minato il provvedimento che voleva
blindare le curve. Pur apprezzando le importanti modifiche
restiamo contrari perchè il decreto è ispirato non alla
necessità di prevenire le violenze, ma dalla sola repressione
che spesso finirà per coinvolgere anche le tifoserie vitali
per lo sport". Esultano Giuliano Pisapia e Giuseppe
Fioroni. Il rappresentante di Rifondazione comunista
sottolinea: "E' ragionevole, saggio ed equilibrato lasciare al
giudice una valutazione discrezionale sulla pena detentiva o
pecuniaria, secondo la gravità del fatto e del soggetto". Il
deputato dei Popolari è sarcastico: "Dopo aver tutelato
esportatori di capitali e truffatori di bilanci, il Parlamento
ha avuto un sussulto d'orgoglio. L'aula ha ripristinato un
minimo di garanzie anche per chi correva il rischio di essere
condannato soltanto per qualche schiamazzo o coro". Perfino la
Lega sembra seguire Buontempo (che, per altro, ha puntato
direttamente l'indice sulla violenza del giornalismo sportivo)
lungo la strada della difesa dei tifosi: "E' ora che le ricche
società sportive paghino di tasca loro le spese per la
sicurezza degli stadi" dichiarano Carolina Lussana e Massimo
Polledri, intenzionati a riportare le famiglie in curva e
presentare il conto al Berlusconi milanista. In
controtendenza, il Cittadella (serie B) punta ai tifosi
immigrati. Biglietti gratis, tamburi e bandiere per
trasformare lo stadio Euganeo di Padova in una curva
multirazziale. L'idea è del presidente Piergiorgio Gabrielli,
in vista della partita di domenica con il Napoli.
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