La bomba
profughi INTERVISTA L'allarme dell'Acnur sul possibile esodo
afghano. Parla Laura Boldrini CI. GU.
L' Alto commissariato delle nazioni unite per
i rifugiati (Acnur) si trova in un momento di difficoltà nel
proprio lavoro di soccorso ai profughi afghani, come ancora
ieri sottolineava in un comunicato l'Alto commissario, Luud
Lubbers. Ne parliamo con Laura Boldrini, portavoce italiana
dell'Acnur, tornata domenica dal Pakistan.
Qual è la situazione?
Estremamente complessa e di difficile gestione. Da un canto
c'è il Pakistan che ha in casa oltre 2 milioni di rifugiati, e
che teme un grosso flusso di profughi dall'Afghanistan.
Preoccupazioni di cui occorre tenere conto. Dall'altra c'è una
situazione umanitaria molto grave, un possibile esodo - che
ancora non si è verificato, per ora le persone si rifugiano
perlopiù nelle campagne.
L'Acnur come si sta muovendo?
Finora abbiamo lavorato con il governo pakistano
nell'individuazione di nuovi siti dove costruire campi, oltre
alle decine e decine già esistenti. Il governo ha individuato
75 siti lungo tutta la frontiera. Di questi 75 secondo la
nostra valutazione solamente 28 - e con mille restrizioni -
sono adatti. I siti, infatti, sono stati individuati nella
fascia degli 8 chilometri dalla frontiera. Lì ci sono le
cosiddette tribal area, zone frontaliere ad altissima
autonomia rispetto al governo di Islamabad, che significa
insicurezza, armi che girano. Inoltre non sono raggiungibili,
la zona è affetta da una siccità di almeno quattro anni e la
popolazione locale non vuole dividere la poca acqua con altre
persone.
Denunciate che in questa situazione è impossibile
lavorare....
Sì, le condizioni di sicurezza sono troppo fragili. I
nostri uffici, e non solo i nostri, sono stati presi di mira,
c'è una crescente ostilità nei confronti degli occidentali,
compresi gli operatori umanitari. E siccome non è possibile
valutare quale sarà l'effetto di un perdurare dell'azione
militare in Afghanistan, potrebbe anche essere che dall'oggi
al domani ci sia un grosso flusso e a quel punto avremo una
situazione difficilissima. Le restrizioni sono troppo grosse,
dobbiamo chiedere alle autorità tribali 24 ore prima il
permesso per andare a lavorare, perché ci devono garantire la
sicurezza, siamo indietro con i programmi.
Cosa fanno i governi occidentali?
Noi abbiamo chiesto alla comunità internazionale un aiuto
finanziario cospicuo, abbiamo fatto un appello per circa 268
milioni di dollari e la situazione non è rosea, per quanto mi
risulta sono arrivati solo 26 milioni di dollari di cui 7 da
parte italiana. ùFinora è il contributo più grosso. D'altro
canto è impensabile che siano soltanto i paesi confinanti con
l'Afghanistan a subire le conseguenze umanitarie di questa
guerra. Questa è una guerra che va a beneficio di tutta la
collettività, e mi auguro che la collettività tenga conto dei
profughi.
Nelle vostre previsioni, assisteremo a un massiccio esodo
di profughi in Europa?
Intanto vale la pena analizzare i dati: è evidente che
negli ultimi anni sono aumentate le domande di asilo in
seguito all'irrigidimento del regime. Nel 2000 le domande per
l'asilo da parte degli afghani sono state 30 mila, il 20% in
più rispetto al '99. Gli afghani si confermano come il più
folto gruppo di richiedenti asilo nell'Unione europea,
superano gli iracheni i turchi e gli slavi. Questo dato è
indicativo. L'invito è di fare tutti i distinguo del caso,
concedendo l'asilo a chi viene dall'Afghanistan e lo richiede.
Sarebbe deprecabile fare l'odiosissima uguaglianza
afghano=terrorista. Gli afghani sono vittime di un regime che
non hanno scelto, e ora sono vittime di una situazione attuale
che va aldilà della loro portata.
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