06 Ottobre 2001
 
 
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La frontiera è aperta
Anche Gorizia ha il suo Social forum. Obiettivo: superare i confini
G. BOU. - GORIZIA


Popoli erranti, uomini e donne in cerca di luoghi dove vivere, confini e, quindi, sconfinamenti. E' quello di cui si sta discutendo nella zona di Gorizia da una settimana, con tante iniziative, dibattiti, spettacoli per la costituzione del No Border Social forum, l'ultimo nato in terra friulana dopo altri costituitisi subito - a Udine, Pordenone e Monfalcone - dopo i fatti di Genova. Un Social forum particolare, questo, uno spazio politico e sociale che vuole riunire e che già dal nome dice tutto: "No ai confini", basta con le divisioni, in una terra dove la forza della comunicazione riesce ancora a sorprendere.
E' accaduto, per esempio, giovedì sera, nella sala del consiglio provinciale di Gorizia. Qui, in quella che è forse l'ultima citta d'Europa attraversata da una frontiera, un'inquietante rete metallica che la taglia in due, segnando da sempre la storia di questi luoghi italiani e sloveni, si sono ritrovati in tanti, giovani e meno giovani, a parlare di Strutture di accoglienza e rapporto con il territorio. Presenti - come raramente succede - quasi tutte le associazioni che lavorano nel sociale - dall'Ics alla Fondazione Lucchetta di Trieste, dalla Caritas al Centro Balducci - c'erano, soprattutto, molti immigrati. Tutti, dopo aver messo in evidenza la totale mancanza di tutela legale e umana per chi arriva alle frontiere e l'urgenza di una battaglia contro la legge Bossi-Fini, hanno raccontato il senso di totale precarietà e l'indifferenza che sono costretti a vivere: "Per noi non ci sono nemmeno corsi di italiano", ha spiegato Said, giovane volto del Bangladesh, uno dei tanti minori che il comune deve ospitare almeno fino al compimento dei 18 anni. "Viviamo senza prospettive se non quella dell'espulsione. Come si può parlare di accoglienza?".
Eppure qui, in questi spazi di incontro culturale, linguistico e sociale, tanti continuano a provarci. E con buoni risultati. Lo hanno dimostrato anche altri incontri: due, affollatissimi, sui rom, Dall'olocausto all'apartheid, in una scuola di Monfalcone e in un teatro, dove è arrivata anche la scrittrice Mariella Mehr, rom jenische svizzera che nei suoi libri e nelle sue poesie ha raccontato persecuzioni di secoli e resistenze possibili; uno su Lavoro e globalizzazione, a Monfalcone, dove la presenza dei cantieri navali ha stimolato riflessioni sulla precarizzazione e l'impoverimento dei lavoratori e dei loro diritti in tutto il mondo. Oggi altri momenti importanti: sulla nuova legge sull'immigrazione (alle 10, Gorizia, auditorium Fogar), al quale interverranno anche Giovanni Palombarini e Gianfranco Schiavone, e sulla Macedonia (alle 15.30, Gorizia, Kulturni Dom).
Poi la conclusione, domenica, con una grande festa, in piazza della Transalpina, Goriska postaja, la stazione di Gorizia. Sul palco, allestito sul confine lungo la rete che separa Gorizia e Nova Gorica, in modo che il pubblico sia contemporaneamente sloveno e italiano, musica, poesia e spettacolo. Tanti gruppi musicali, artisti di strada, poeti e teatranti. Anche Paolo Rossi con stralci del suo ultimo spettacolo in cui si mescolano - appunto - storie di ieri e di oggi.

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