Lotta energ(et)ica contro la
povertà TERRATERRA MARINELLA CORREGGIA
Due miliardi di persone sulla Terra non
hanno accesso ai servizi energetici e si arrangiano a
cucinare, illuminare e riscaldarsi con metodi costosi,
inquinanti, insalubri e faticosi: legna da ardere, lumi al
kerosene, candele. Ne derivano problemi sanitari, economici e
ambientali: l'inquinamento dell'aria indoor (nelle capanne
delle zone rurali il fumo della cucina contiene più
particolato di quanto ne venga emesso dalle auto in città;
milioni di donne e bambini si ammalano e muoiono di disturbi
respiratori), la fatica delle donne nella raccolta della
legna, il consumo di acqua di superficie inquinata, il tempo
speso a lavorare a mano i cereali, l'impossibilità di studiare
e lavorare la sera, la difficoltà di comunicazione, le scarse
possibilità di lavoro senza elettricità. L'effetto
ambientale globale è devastante: il prelievo di legna da
ardere contribuisce alle deforestazione (oltretutto una delle
cause più importanti dell'effetto serra) e alla
desertificazione delle zone aride. L'uso di combustibili
fossili "da poveri", come il kerosene o il diesel, dà il suo
contributo all'effetto serra ed è costosissimo per le
famiglie. In proporzione al reddito pro capite, i combustibili
fossili - per scopi termici o di illuminazione - costano a una
famiglia del Sud del mondo fino a 300 volte di più che al
Nord, quindi sono spesso inaccessibili. Peraltro, se i
paesi poveri intendessero fornire energia a quei famosi due
miliardi ricorrendo alle fonti fossili, oltre ad aggiungere
mattoni all'insostenibilità globale essi si troverebbero a
dover spendere ancora di più per importare energia, sottraendo
risorse ai settori sociali. Ma la necessità di trovare
alternative si impone perfino nei paesi del Sud con larghe
disponibilità di gas, carbone e petrolio: là, i più poveri
spesso non beneficiano dei relativi guadagni, mentre subiscono
i danni legati all'estrazione. Insomma, per il bene di
tutti "molte delle riserve mondiali di combustibili fossili
come carbone, petrolio e gas devono rimanere sottoterra,
perché le energie alternative possono dare elettricità e
calore a tutti in modo più economico e sostenibile. "Purché vi
si investa!" sostiene Greenpeace lanciando, insieme a
Body Shop, una campagna per l'applicazione di massa
delle energie pulite (sole, vento, acqua, onde e maree) nelle
zone povere del pianeta. Power to tackle poverty
propone alle agenzie internazionali, agli stati e ai movimenti
questa grande sfida: per "migliorare le vite dei più poveri,
ridurre il rischio della catastrofe climatica e andare così
verso un mondo più giusto e sostenibile". Le due
organizzazioni formuleranno questa richiesta di impegno alla
comunità internazionale nel corso del Summit mondiale sullo
sviluppo sostenibile (Sudafrica 2002). Una sfida importante
e che si può vincere, sostiene il rapporto preparatorio della
campagna che parte dai bisogni energetici insoddisfatti dei
poveri, propone le tecnologie alternative e l'organizzazione
tecnica in grado di risolverli, illustra casi concreti già
operanti. Impianti solari domestici, piccole centrali
idroelettriche, turbine a vento, lanterne solari portatili per
illuminare le campagne rurali dei paesi poveri. Piccole
centrali idroelettriche per usi domestici ma anche per
lavorare i prodotti agricoli. Fotovoltaico per scuole e
ospedali. Pompe solari o eoliche di villaggio per estrarre
l'acqua pulita. Cucine solari per cucinare i cibi e
sterilizzare l'acqua. Essiccatori solari. Biogas dal compost
come modo più economico e sano per cucinare, o quantomeno
stufe a legna "risparmiose". Già milioni di famiglie usano
questi sistemi, gestiti in genere dalle istituzioni locali o
nazionali, con più o meno bravura. In India come in Cina, in
Vietnam come in Kenya, e perfino a Kiribati. I principali
produttori di effetto serra sono i paesi ricchi, ma proprio
per questo fa parte dei loro doveri sostenere finanziariamente
i paesi poveri affinché seguano un'altra
strada. Greenpeace quantifica in 200-250 miliardi di
dollari l'investimento necessario. Non è poi tanto, se si
pensa che parliamo di due miliardi di esseri umani, che le
somme dovrebbero provenire dalla fine dei sussidi all'energia
sporca, che la cifra è pari a un quarto della spesa mondiale
per le armi. Per non parlare delle guerre, recenti e
prossime.
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