"No alla guerra, nel mondo e in
casa" Pace,
e cura della convivenza fra diversi: preoccupazioni e reazioni
della Fim del nord CARLA CASALINI
In Lombardia fa testo il cardinal Martini, con
le sue parole di pace, per molti sindacalisti della Fim-Cisl,
e Brescia riunisce il direttivo a discutere con un sacerdote
della Pastorale e vota un documento "contro il terrorismo, per
la pace, la cultura della convivenza"; nel nordest c'è
preoccupazione nel sindacato per i guasti che la "guerra di
civiltà" sta producendo nei luoghi di lavoro, confermando le
locali inclinazioni ostili agli immigrati; critici e
determinati i Giovani Fim contro l'idea di "una risposta
bellica all'attacco barbarico"; proposito generale: fare della
marcia per la pace Perugia-Assisi un grande evento. Una
riflessione "anche sul livello di teorizzazione" del
terrorismo sotteso ai massacri, e su "dove si sta andando",
sulle minacciose parole di Bush 'siamo in guerra', ossia "il
paese più forte del mondo che dichiara guerra al mondo" -
l'abbozza Nicola Alberta, segretario Fim lombardo. Muovere le
armi "non fa i conti con quel che è successo, col massacro", e
induce la tentazione di "trarne propri vantaggi da
parte dei paesi che le muovono". Urgente è la "riflessione su
come viviamo noi la tragedia di interi popoli", e dunque anche
"sulle responsabilità degli Usa, dei paesi ricchi". In Italia,
poi, occorre la reazione del sindacato al governo che della
guerra "si fa alibi per colpire lo stato sociale nel suo
cuore, il principio di socialità". Nicola Alberta qui ne ha
da dire sulla Cgil che "la butta in politica", sulla Cisl,
"suo contraltare, che, all'opposto, è astrattamente acritica":
manca che il sindacato esprima quel che vuole, si attrezzi con
"la sua piattaforma", di fronte a un governo che promette il
peggio. E sull'opposizione politica: una sinistra "artritica"
che ha lo sguardo corto, non si cura di "fare proposte alla
società". Lo shock della vittoria di Berlusconi "pesa
ancora, anche su Fim Fiom, Uilm", commenta il segretario della
Fim di Vicenza Gianni Castellan. Quanto alla guerra, al
disordine mondiale già evidente nella "globalizzazione", a
Vicenza stan lavorando da un pezzo, "da prima di Genova, dove
siamo andati, in un percorso elaborato con l'Ufficio studi
Cisl vicentino: il 10 settembre eravamo a discutere di acqua e
democrazia con Petrella, domani con Toni Ferigo discuteremo di
multinazionali". Nei luoghi di lavoro, però, la preoccupazione
è a mille, lo conferma anche il segretario di Belluno Deola, e
i meno giovani, sottolinea Castellan, "sono in tensione anche
per i figli adolescenti". La discussione nelle assemblee
venete viene concentrata dai sindacalisti sulla punizione dei
responsabili, dei terroristi che "devono essere consegnati
alla giustizia internazionale, con un ruolo esplicito
dell'Onu", "ma non sparare nel mucchio, evitare che altri
innocenti paghino prezzi". Ma nei luoghi di lavoro non mancano
atteggiamenti bellicosi - lo conferma da Brescia il segretario
Sandro Pasotti, "qui ci sono anche le fabbriche d'armi" - e
nel nordest si profila la "guerra in casa". La nuova legge
italiana sull'immigrazione è già restrittiva, e da un lato,
"per lo sciopero dopo il massacro in Usa a Vicenza abbiamo
avuto qualche disdetta di lavoratori immigrati meccanici,
delle concerie di Arzignano.."; dall'altro, la guerra "di
civiltà" aiuta gli "atteggiamenti che mischiano le armi e
l'immigrazione", come in quel di Treviso - racconta il
segretario, Franco Buran - dove una parte di lavoratori chiede
di contenere la presenza di immigrati, dicono che si sentono
"minacciati", e in questo interviene anche la paura che la
recessione da guerra tolga il lavoro ai
nativi. Preoccupante, dice Buran, ma per scalzare
questa cultura - "pensa al sindaco di Treviso" - c'è da
risvegliare "la politica"; e al sindacato compete, sottolinea
Castellan, un lavoro di lunga lena "con delicatezza, e
determinazione". Anche Marco Bentivogli, responsabile dei
Giovani Fim, ripercorre il filo dal dolore per "l'attacco
barbarico", alla reazione contro una risposta bellica "con
effetti moltiplicatori a cascata non più governabile da
nessuno, non dagli Usa, che hanno finanziato i regimi
totalitari". A chi si illudeva sull'"uso del bisturi", il
governo Usa risponde "con le armi nucleari: e noi saremmo i
'civili'? siamo ridicoli, ma è un ridicolo pericoloso". Marco
insiste anche sul "ruolo inesistente dell'Europa" di fronte
alla guerra, "finora l'abbiam vista solo impegnata nelle
monete". I Giovani Fim annoverano una iniziativa propria,
sull'importanza della memoria storica: alle azioni del governo
Usa, "dettate da smemoratezza storica dei propri errori", loro
rinverdiscono la memoria d'Europa, recandosi sabato a Dachau.
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