Un social forum di
confine GORIZIA Viaggio tra i "Noborder" in movimento contro le
frontiere: le iniziative per gli immigrati e i profughi, e un
singolare concerto CINZIA GUBBINI - GORIZIA
Per chi non conosce Gorizia, c'è veramente
poco da dire. Se non che è un posto denso di storia, come
tutto il Friuli. Zona di confine attraversata da grandi
appetiti conquistatori, luogo di ibridazione linguistica e
culturale, luogo di strage nella prima guerra mondiale, luogo
di resistenza precoce - già allora transnazionale - nella
seconda. Per il resto Gorizia è una piccola ed elegante
cittadina, come la vicina Udine, meno bizzarra di Trieste,
meno industriale di Pordenone, che dei cantieri navali di
Monfalcone non sente neanche l'odore. Ma qualcosa sta
accadendo anche qui. Da qualche tempo, poco più di un mese,
dietro le finestre di qualche palazzo, che ospita un circolo
culturale o una libreria, si riuniscono un centinaio di
persone. Queste persone, di tutte le età e con una buona
incidenza femminile, si sono guardate in faccia, e hanno
pensato che a Gorizia bisogna smuovere un po' le acque. Già in
occasione del G8, a Udine, a Pordenone, a Monfalcone, si erano
costituiti dei Social forum partendo da una rete
associativa che in Friuli è abbastanza sviluppata e ha la sua
storia. Ma quello di Gorizia è un Social forum sui
generis. Innazitutto non è strettamente cittadino, anzi. Alle
riunioni partecipano persone provenienti da tutta la regione,
ci sono contatti con i cittadini "aldilà della frontiera",
cioè con gli sloveni, e partecipano anche persone che abitano
a Roma. Poi, non si chiama Social forum e basta, bensì
No border social forum. E in questo caso le parole sono
importanti. "Gorizia è forse l'ultima città d'Europa a essere
divisa in due da un confine - spiega Dario, uno dei
Noborder - ed è proprio da qui che vorremmo portare un
contributo al movimento contro la globalizzazione capitalista,
mettendo in primo piano il tema dell'immigrazione e della
frontiera oggi". La frontiera, dunque, come tratto
identificante delle persone che abitano questa città. Ma
anche, e soprattutto, delle persone che attraversano Gorizia e
il suo confine: gli stranieri. Immigrati e profughi che da qui
passano in cerca di "un mondo migliore", e si trovano di
fronte nient'altro che reticolati, poliziotti, lunghe
identificazioni in questura che quasi sempre significano un
foglio di via. Insomma, un terreno di forti contraddizioni
quello di Gorizia. Da secoli abituata a convivere con
tradizioni, lingue e culture diverse, e sempre più impegnata a
chiudersi a guscio. E' da queste parti che vivace è il
dibattito sui vigilantes di quartiere, sulle telecamere
a ogni angolo di strada, sulle scritte di Mussolini da
ristrutturare perché "testimoniano la nostra storia", come
ebbe a dire non molto tempo fa il sindaco di Palmanova. Ed è
da queste parti che accelerato è il processo collettivo di
rimozione storica: in quanti conoscono i campi di internamento
della bassa friulana, dove venivano rinchiusi rom e sloveni?
In quanti vogliono ricordare e far vivere la collaborazione,
forte e sofferta, tra la resistenza partigiana italiana e
quella slovena? E in quanti sanno che oggi, a Gradisca, si sta
costruendo un centro di permanenza temporanea per
migranti? Su questo, e su altro, si interrogano i "ragazzi"
del Noborder, che vogliono riportare sul confine,
soprattutto in un periodo come questo, l'elaborazione di una
possibile alternativa al neoliberismo sfrenato, che si nutre
anche di frontiere sempre più alte e sempre più inaccessibili.
Intanto a Gorizia, tra pochi giorni, succederà qualcosa di
nuovo. Parte una settimana di iniziative il cui titolo è già
una scommessa: "Giornate per i diritti di rom, rifugiati e
migranti", con l'appoggio dalla provincia di Gorizia e dal
comune di Nova Gorica, appena aldilà della rete. Workshop
sulla nuova legge sull'immigrazione, seminari sulla "pratica
del confinare e l'arte dello sconfinare", dibattiti sui
Balcani. Nella giornata conclusiva, il 7 ottobre, un concerto
che sarà molto più di musica e parole. Per qualche ora il
confine non ci sarà, perché nella piazza della Transalpina -
divisa esattamente a metà da una rete - un palco attraverserà
il confine, per rivendicare una globalità fatta di diritti.
Musicisti e poeti attaccati alle radici friulane, ma che
proprio attraverso una critica al confine fanno rivivere la
propria lingua. Ci saranno anche musicisti zingari, che anni
addietro attraversarono quella rete. Intanto le iniziative del
Noborder sono state inaugurate dalla mostra fotografica
di Danilo De Marco "Eppure l'umanità r...esiste!". L'intero
programma si può trovare sul sito
www.nobordersocialforum.org. E per parlare con loro non
avete che da chiamare in sede: 0481/539028.
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