Italia infelice, crolla il Pil del
sesso Le
donne importate con la forza dall'Africa e dall'est, gli
uomini a caccia di tolleranza in Spagna. Perfino dal sud
ALDO
BUSI
IIl sole sta svanendooo, l'estate se ne
vaaa... Come sta il prodotto interno lordo italiano in
fatto di sessualità? Male, sta molto male: da una parte con
l'importazione, spesso forzata, di negre, brasiliane e estive
(anche nel senso di donne dell'Est) in generale, dall'altra
con l'esportazione, a caro prezzo per la bilancia economica,
del turismo sessuale legittimo (italiani adulti con persone
adulte estere consenzienti e in rapporto di libero scambio e
senza mercimonio). Basterebbe andare in Spagna,
meritatamente primo paese turistico europeo, per rendersi
conto delle migliaia e migliaia di uomini italiani,
giovanissimi maggiorenni, che vi trasbordano i portafogli per
via dei cattolici ormoni pieni e repressi: fra Sitges, Ibiza,
Malaga, Torre Molinos, le Isole Canarie, Madrid e Barcellona,
mentre si fa strada nell'immaginario erotico anche protestante
l'orribile beton di Benindorm e la freschissima e vitalissima
Valencia, entrambe in attesa di sfondare l'anno prossimo e
allinearsi per posti letto sugli altri siti, è tutto un
pullulare di turisti italiani, di ogni inclinazione sessuale,
fra i sedici e i sessant'anni alla ricerca di sesso (io
compreso, va da sé, ma con la differenza che io, potendoci
andare quando voglio e non solo fra luglio e agosto, non ho
alcuna coazione a far presto e mettere in carniere, posso
restarvi dieci giorni di cui undici in astinenza, come qui a
Rio Bo, e non sentirmi defraudato). Le turiste italiane sì, ma
fanno sesso con spagnoli e spagnole questi turisti italiani?
Niente affatto ovvero pochissimo: con francesi, tedeschi,
olandesi, danesi, americani, inglesi e fra italiani stessi. La
Spagna presta loro le strutture (l'aria, perché più che mai
attuale è quel detto "In Spagna ci trovi quel che ci porti") e
un'assoluta tolleranza verso le droghe leggere e pesanti: non
ci tornerò mai più), poi che se la vedano tra di loro. Nel
senso che la Spagna se ne lava le mani, spesso anche quando
dovrebbe sporcarsele un po': prezzi ormai esorbitanti a fronte
di servizi scadenti, camere indecenti, cibo vile, taxi esosi,
e non so cosa accade allorché il turista scivola nella miseria
di un pronto soccorso per avvelenamento o di una consulenza
legale o di un incidente stradale (ma so di una coppia di
sposi brianzola con bambino, miei vicini di volo di ritorno,
rapinata a Ibiza di tutto nella cassetta di sicurezza posta
all'entrata dell'albergo e che, avendo protestato e trovandosi
senza più una lira in tasca, è stata non solo non aiutata ma
minacciata perché turbava la quiete e l'immagine ed è subito
rientrata per evitare il peggio: e qui bisognerebbe sollevare
il velo sull'inanità dei servizi consolari italiani
all'estero, su cui molto posso dire in prima
persona). Poiché ovunque vada, sono riconosciuto e
avvicinato da parecchi connazionali - e tanto che talvolta
penso che dovrei mettere un inginocchiatoio davanti a ogni
tavolino di bar o a ogni asciugamano sulla spiaggia in cui
sosto con la testa mai fra le nuvole -, è per me molto
semplice, spirito di osservazione a parte, avere informazioni
di prima mano: quest'estate in Spagna c'è stato il boom degli
uomini meridionali, e lì per la stessa ragione di quelli
settentrionali e centrali, non certo per gli edifici di Gaudì
o l'Alhambra o il Prado o, se a Sitges, per rendere omaggio a
Lorca e Dalì lì in esilio durante Franco. Due su tre sposati
sono con prole, e qui con il loro segreto amico (da dieci come
da diciotto anni: da qui il mio vecchio e già riferito
sospetto che se non fosse grazie agli omosessuali costretti
tuttora a sposarsi, la razza umana sarebbe estinta da Aosta a
Ustica). Tralasciando gli abruzzesi, qui a greggi in calore,
se perfino i napoletani, i sardi, i calabresi, i siciliani, i
pugliesi e i lucani sono costretti a venire in Spagna per
bisogno di illusione di libertà - senza fare niente per
meritarsela a casa loro e qui tacitata con alloggio e piccola
colazione mediamente un terzo più cari che in Italia - e di
"cose a cielo aperto", vuol dire che l'Italia sessuale, cioè
politica nel modo più trasversale che esista, è proprio messa
male: ma come, il sud non era il luogo dove tutto si nasconde
e tutto si fa? Sì, certo, ma le giovani generazioni è appunto
questo che non sopportano più: doversi nascondere per mezz'ora
di sollievo dalla disoccupazione e dalla mafia; il senso del
peccato e della colpa e dell'omertà non funzionano più a
livello sessuale, farsi il segno della croce prima e dopo
un'inculata non eccita più come una volta, deprime solo, e
allora vengono qui a sfogarsi (e a lamentarsi delle loro città
repressive, dove rientreranno per tirare a campare aspettando
le prossime ferie o il prossimo martire in loco). Mi si
stringe il cuore al pensiero che perfino un napoletano -
cento, mille, diecimila napoletani - sia ridotto a trovare
sollievo sessuale (che altro non è che sollievo civile) in
Spagna, nel senso che prima il napoletano (ma anche un
lombardo come me) andava all'estero e vi immetteva sessualità
(sangue, calore, senso dell'umorismo), ora ci va e la
incamera, la porta via come un ladro, ne fa scorta per
l'inverno a casa sua. Già, la Spagna: la quale, se
confrontata con l'Italia, non ti dà niente in fatto di
ristoranti e di alberghi e di arte ma che ti dà la simpatia e
la liberalità - oggi servizi senza prezzo, letteralmente -
delle sue popolazioni e della sua democrazia almeno in fatto
di diritti civili elementari e molto meno a parole che in
Italia, dove fare del nudismo è ancora reato, dove un bacio in
un giardino o una scopata in auto può essere considerato atto
osceno in luogo pubblico, dove aprire un locale gay o una
condomeria può sollevare un vespaio fra sagrestia, giunta e
imprenditori, dove la prostituzione non è ancora legale e
soggetta al fisco e dove ormai tutti gli adolescenti, giovani,
i maturi e gli anziani che vedi in giro dopo le nove di sera
sono o cocainomani o alcolisti o insulsi, e dove tutto il
dibattito culturale sulla sessualità umana (dibattito politico
per eccellenza, mica intimistico e minimalista e
psicanalitico) è affidato alle misogine amenità di tale
Buttiglione sulla revisione della legge sull'aborto
terapeutico o sui confusionari e omofobi pots-pourris
di tale (ministro o segretario non so di che) Pisanu che
mischa "sculettamenti" del gay Pride e Social Forum o sui
manifestini di Forza Nuova affissi a Roma che recitano "Ogni
omosessuale è un pedofilo", documento da considerarsi vero e
proprio crimine contro l'umanità e i cui responsabili
dovrebbero essere catturati e processati al tribunale
internazionale dell'Aja non meno di Milosevic. Mi sentirei
di arrischiare a dire che in Spagna, paese forse ancora più
cattolico dell'Italia, non esiste tabù sessuale e in
particolare modo omosessuale, il sesso fra adulti consenzienti
non è fonte di discriminazione sociale e di piccineria
bigotta, non è più tema di grande dibattito: ogni moralismo è
giustamente considerato una perdita di tempo, come dire,
legislativo, giuridico e preventivo/repressivo, cioè di tempo
e di energia sottratti alla società civile che ha ben altro
cui penare che fare i conti nell'elastico delle mutande dei
suoi contribuenti. Ah, infelici noi, infelice quel paese
che deve esportare la sessualità dei suoi cittadini in Spagna
o addirittura importarla dalla Costa d'Avorio e dal Kossovo!
Ah, l'Italia, dove ormai, più dei limoni, fioriscono i
coglioni coi coglioni a terra!
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