DIVINO In nome di Dio solo la pace
FILIPPO GENTILONI
Il divino è coinvolto, come è noto, nella
strage dell'11 settembre. Coinvolto soprattutto per la pretesa
di una parte del mondo islamico - non tutto, ovviamente - che
lo invoca affermando di agire a suo nome. Implicitamente lo
hanno invocato anche gli Stati uniti, definendo "infinita" la
loro "giustizia". Invocazione o non piuttosto bestemmia? Il
mondo cristiano reagisce quasi compatto nel senso della
bestemmia. Non si può uccidere in nome di Dio (anche se i
cristiani lo hanno fatto, e come!). Nello stesso senso si
moltiplica l'avvertimento rivolto a tutti, ma in particolare
agli Usa e ai loro alleati che si evitino rappresaglie
generiche e nuove stragi, un avvertimento che accompagna
sempre la decisa condanna per le stragi. E' la linea che
perfino il Vaticano ha adottato e che più o meno tutti hanno
confermato. In prima linea i cristiani no global, ma non
soltanto. Il cardinale Martini: "Il coinvolgimento di intere
popolazioni o paesi è una cosa da evitare con tutte le
forze... Spero che gli americani se ne rendano conto". Vale
la pena di far conoscere almeno uno dei documenti cattolici,
fra i più completi e autorevoli. E' quello firmato dal
Consiglio Nazionale di Pax Christi, riunito a Firenze. "Il
nostro primo pensiero va alle vittime del terrorismo". Poi:
"Come credenti avvertiamo forte l'imperativo di non sottrarci
all'annuncio della pace". Un appello rivolto a quattro precisi
destinatari. Prima di tutto alla comunità internazionale
"perché i responsabili del massacro siano individuati e
perseguiti senza cedere alla logica perversa della vendetta,
senza ricorrere ad alcuna forma di ritorsione, senza causare
altro inutile spargimento di sangue. ... Siamo convinti che
solo se si compiono scelte efficaci per stabilire nuove regole
nella direzione di un'economia di giustizia sarà possibile
arginare gli atti terroristici che con ogni probabilità
trovano terreno fertile nella 'collera dei poveri'". Il
secondo appello è al parlamento italiano. Molto esplicito: "In
nessun caso i nostri governanti e le forze armate dovranno
cooperare a reazioni indiscriminate e violente contro le
popolazioni civili dei paesi i cui governanti dovessero essere
individuati come complici del terrorismo internazionale".
Segue un collegamento di grande interesse con l'immigrazione:
"Venga garantita l'accoglienza dignitosa agli stranieri che
scelgono l'Italia come approdo della speranza per sé e per le
proprie famiglie". (Ma intanto il cardinale Biffi invoca una
immigrazione soltanto cristiana!). Il terzo appello è alla
solidarietà con gli uomini e le donne arabi e di religione
islamica, contro ogni forma di generalizzazione. Il quarto è
alla chiesa cattolica italiana, che permanga nella linea della
nonviolenza, del perdono, della riconciliazione. Nella
stessa linea - pace e non ritorsioni - il documento della
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia: "Siamo in
lutto. Invitiamo a pregare e a non cedere alla tentazione
della vendetta, delle discriminazioni e dei pregiudizi". Il
settimanale Famiglia cristiana, dal canto suo,
nell'editoriale dell'ultimo numero: "Anche quando sono
'giusti' i conflitti non sono la risposta più adeguata per
eliminare le cause che li hanno provocati. E allora bisogna
insistere nel dialogo con l'Islam, che non è tutto
violento". Molte voci, se pure meno autorevoli, si uniscono
a quelle che abbiamo citate. Un vero coro che invita a
distinguere, a non fare d'ogni erba un fascio, a evitare ogni
forma di guerra fra il bene e il male, fra l'occidente e
l'oriente. Riusciranno, queste voci, a prevalere su quelle -
moltissime - che invitano a riaffermare il diritto punendo,
anche se non si bene chi? E che cosa diranno, queste ed altre
voci cristiane, nel caso che anche il nostro governo unisca le
sue forze armate alla missione "giustizia infinita", pardon,
"operazione infinita"?
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