Tony Blair senza union
Alla
conferenza del sindacato inglese, scontro con il governo sulla
privatizzazione dei servizi pubblici e sul trattamento agli
immigrati ORSOLA CASAGRANDE - INVIATA A BRIGHTON
Una società che dipende largamente dal settore
privato per la gestione dei servizi pubblici è molto diversa
da quella capace di creare uguaglianza e giustizia sociale.
Dobbiamo tenere presente questo concetto: sarebbe una società
in cui la priorità è per il valore che le assegnano gli
azionisti e non certo per le necessità sociali. La qualità dei
nostri servizi pubblici definisce non solo la qualità della
nostra vita ma anche lo stato morale della nazione". E' con
queste parole che Bill Morris, carismatico leader del
sindacato dei trasporti ha aperto ieri mattina i lavori della
conferenza nazionale del Trade Union Congress (che riunisce
tutti i sindacati britannici). Una conferenza dai toni accesi,
appassionati come si è intuito dal discorso di Morris
(quest'anno anche presidente del Tuc) che ha sferrato un
attacco diretto al ricorso esagerato al settore privato da
parte del governo Blair per la gestione dei servizi pubblici.
"Questo congresso - ha detto Morris in tono calmo ma
perentorio - respinge l'idea di una società del mercato. Il
tema della conferenza è la giustizia sociale, per i servizi
pubblici e per chi richiede asilo politico". Morris non ha
dimenticato l'altro tema caldo, la questione immigrazione. E
così ha lanciato (lui che è di origini africane) la campagna
del Tuc sul rispetto per i profughi. I delegati sono stati
muniti fin da domenica di una spilletta da indossare al
congresso e possibilmente nei posti di lavoro. Poche parole:
rispetto per i richiedenti asilo, firmato sindacato dei
trasporti. Nel discorso introduttivo Morris ha anche criticato
il governo che "si ostina a mantenere in vigore il sistema
umiliante e fallimentare dei vouchers per il cibo. E' ora di
cestinare uno schema cui non si sarebbe neppure dovuto
pensare". Ma soprattutto per il leader della unione dei
trasporti "è sbagliato incarcerare chi arriva in questo paese
e chiede asilo politico. Siamo di fronte - ha detto tra gli
applausi -a una mancanza di rispetto vergognosa nei confronti
di persone per di più indifese e vittime di sofferenze
atroci". La condanna dei centri di detenzione per stranieri e
la loro chiusura è ribadita in una mozione che sarà presentata
al congresso nei prossimi giorni. Saranno state le dieci di
un lunedì mattina piuttosto freddino in quella che è
considerata la località balneare degli inglesi 'ricchi'; ma un
discorso così non poteva che avere l'effetto di riscaldare
subito gli animi. Dopo l'intervento di Morris, l'atmosfera di
combattività che si respirava in platea, tra i delegati
(quest'anno anche molto giovani), era palpabile. Non è un caso
che i dirigenti sindacali più stagionati e fedeli al governo
Blair apparissero preoccupati: dopo tutto nel pomeriggio
sarebbe intervenuta la ministra dell'industria, Patricia
Hewitt e i fedelissimi hanno tentato il tutto per tutto per
evitare un'accoglienza fredda, o peggio ancora fischi, per il
primo rappresentante del governo al congresso, già definito
dai media "in odor di rivolta". Nonostante gli sforzi Hewitt
non è riuscita a far breccia nel cuore della platea. Ci ha
provato, condendo di battute e ammiccamenti il suo discorso
("credo nel ruolo delle unions", "siamo un governo
pro-business ma solo pro-business buoni e solo in partnership
con le unions"), ma senza successo. L'applauso iniziale è
durato qualche secondo, nessuna risata nei punti del discorso
comici, un cortissimo applauso finale. "L'intervento di
Patricia Hewitt - ci dice lapidaria Veronica Dunn, presidente
di Unison, il sindacato del pubblico impiego - è stato povero
nei contenuti. Se questo è il meglio che il governo sa fare,
siamo messi maluccio". Il riferimento è alla poca chiarezza
sul destino dei lavoratori che dal pubblico passano al
privato: "Hewitt - dice ancora Dunn - ha detto che il governo
farà qualcosa per garantire i lavoratori in questo passaggio,
che noi non vogliamo, senza dire cosa o come. Insomma,
soltanto vaghi impegni". Oggi pomeriggio sarà la volta di Tony
Blair. Parlerà a Brighton per cercare di convincere le unions
che dare in gestione ai privati ampie fette di servizi
pubblici è conveniente. Ma il premier non avrà vita facile.
Molte organizzazioni sindacali sono decise a dare battaglia
sulla questione dell'ingresso dei privati nel pubblico: e
Unison ha condannato la decisione del governo di costruire
ventinove nuovi ospedali e affidarne la gestione ai
privati. Ieri tra i delegati circolava insistente un
commento, "se il governo insiste, vuol dire che è arrivato il
momento di rivedere anche i nostri legami con il partito
laburista", che tradotto significa: se Tony Blair preferisce i
privati, non è detto che i sindacati continuino a finanziare
il Labour come hanno fatto finora, garantendone la
sopravvivenza. Nel tentativo di stemperare un po' la tensione
in evidente aumento in serata, Dave Prentis, segretario
generale di Unison ha ricordato che "i legami del sindacato
sono con il partito non con il governo laburista", ma non v'é
dubbio che oggi Blair avrà di fronte una platea per nulla
intimidita o
intimorita.
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