La legge c'è, anzi
no Corsa
alle modifiche sul testo immigrazione CINZIA GUBBINI - ROMA
Secondo il ministro per le riforme
Umberto Bossi la legge sull'immigrazione sarà presentata in
parlamento la prossima settimana. Forse sarà così, ma in
parlamento non arriverà la famigerata legge Bossi-Fini, bensì
un testo riveduto e corretto della legge 40. Correzioni che
introducono norme gravissime (l'innalzamento a 60 giorni per
la permanenza nei centri di detenzione, ad esempio), ma il
travaglio del governo in materia insegna che il fenomeno
immigrazione non può essere gestito a colpi di norme
"fascistissime". Se ne sono accorti persino loro. Quali
sono i punti su cui il governo dovrà fare marcia indietro? Il
primo, già noto, è quello sul reato penale per l'immigrazione
irregolare, che non verrà introdotto. Il secondo riguarderà i
ricongiungimenti familiari. Il governo - nel disegno
originario - intendeva limitarli ai figli minorenni e al
coniuge. Sul tema è intervenuto proprio ieri il ministro del
welfeare Roberto Maroni, braccio destro nonché calmiere di
Bossi: "Penso che amplieremo la possibilità d'ingresso a tutti
i parenti sia in linea ascendente che in linea discendente,
perché esisite una precisa proposta di direttiva europea".
Altro motivo di contrasto all'interno della Casa delle
libertà: il reato di permanenza clandestina, che per Paolo
Landi di Chiavenna, responsabile per l'immigrazione del
partito di Fini, "deve essere reintrodotto perché An è
contraria a qualsivoglia forma di cedimento ispirato a culture
pseudobuoniste". Come si vede il dibattito è tanto accesso che
ogni tanto si rischia di perdere le staffe. Ma i problemi
non finiscono qui: l'abolizione dello sponsor non piace a
molti dei moderati del Polo, in particolare del Ccd.
Introdotto dalla legge 40 nell'ambito del nuovo sistema delle
quote, la "prestazione di garanzia" è praticamente l'unico
modo per entrare in Italia senza la "chiamata" del datore di
lavoro. Probabilmente qualcuno ha fatto quattro conti, e ha
capito che l'abolizione dello sponsor aumenterebbe il numero
di immigrati "clandestini". Finora, infatti, la maggior parte
degli sponsor è stata proprio composta da stranieri che,
dimostrando di avere un certo reddito in grado di "garantire"
il nuovo immigrato, hanno fatto entrare in Italia parenti e
amici indirizzandoli nella ricerca del lavoro, soprattutto per
quelle mansioni come il lavoro domestico per cui si rende
neccessaria una certa fiducia nei confronti del lavoratore. Un
altro problema riguarda la decisione di concedere permessi di
soggiorno validi per soli due anni, e da rinnovare tre mesi
prima della scadenza. Una proposta di direttiva
sull'immigrazione dell'Unione europea prevede sì il rinnovo
tre mesi prima della scadenza, ma su un permesso di soggiorno
valido tre anni. Altrimenti nelle questure si creerebbero file
incredibili per i rinnovi. Il ministro per gli affari
regionali Enrico La Loggia, inoltre, vorrebbe legare la
concessione del permesso a uno straniero solo dopo aver
verificato l'indisponibilità di un cittadino italiano a
svolgere quel determinato lavoro. Maroni ha subito risposto:
"Il principio è giusto, ma di difficile attuazione. Ormai
esistono gli uffici provinciali del lavoro, ed è difficile che
riescano a fare ricerche sull'intero territorio nazionale".
Nessuna marcia indietro, però, sul "contratto di soggiorno",
sull'abolizione di fatto del diritto di difesa per lo
straniero espulso e sul divieto di reingresso dell'immigrato,
portato da 5 a 10 anni.
|