Conferenza di Durban trovato
l'"accordo" Denunciate le "sofferenze dei palestinesi". "Rammarico"
per lo schiavismo MA. FO. - INVIATA A DURBAN
Infine, hanno trovato parole abbastanza
vaghe per dirlo. Dopo otto giorni di lavori, negoziati e
diplomazia dietro le quinte, ieri sera i delegati dei 170
paesi rappresentati alla Conferenza dell'Onu contro il
razzismo hanno cominciato l'assemblea plenaria in cui
approveranno una "Dichiarazione di principi" e un "Piano
d'azione" mondiale per combattere razzismo, discriminazioni,
xenofobia e intolleranza. L'esito non era scontato: solo le
scappatoie procedurali, sofismi e un vocabolario assai
flessibile hanno permesso di evitare rotture. Ma l'accordo c'è
e, salvo sorprese, si dovrebbe lavorare anche nella notte per
il testo definitivo. Le sottigliezze procedurali potrebbero
risolvere la questione che ha dominato l'intera conferenza,
cioè la situazione dei palestinesi nei Territori occupati da
Israele. Il documento proposto giovedì dalla ministra degli
esteri sudafricana Dlamini Zuma resta il testo di base,
accettato dall'Unione europea e anche dalla delegazione
dell'Autorità nazionale palestinese: ancora ieri pomeriggio
l'ambasciatore Salman El-Harfi ha ribadito la sua delegazione
ha interesse alla riuscita della conferenza. Il testo afferma
che l'Olocausto non va mai dimenticato; riconosce "l'aumento
dell'anti-semitismo e della islamofobia", e di "movimenti
violenti basati sul razzismo e idee discriminatorie contro gli
ebrei, i musulmani, le comunità arabe". Non ci sono le parole
razzismo, pulizia etnica, o apartheid. C'è invece la
"sofferenza del popolo palestinese sotto occupazione
straniera", il diritto all'autodeterminazione e a uno stato
per i palestinesi, alla sicurezza per tutti gli stati compresa
Israele. Infine c'è il "diritto dei rifugiati al ritorno
volontario" - già riconosciuto dall'Onu. I paesi della Lega
araba e della Conferenza Islamica continuano a considerarlo
troppo blando, perché non nomina gli insediamenti ebraici nei
Territori palestinesi e non afferma che Israele deve
accettare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi. Ma
infine ecco l'escamotage: potranno accettare il documento con
motivate riserve. E il sofisma ha risolto la necessità di
elencare i gruppi di persone che sono esposti a razzismo,
discriminazione, xenofobia eccetera. Nominare le "vittime"
suscitava rimostranze e polemiche - bisogna o no includere
quelli discriminati perché fuoricasta, o nominare questa o
quella minoranza oppressa, e bisogna precisare che le donne
sono spesso doppiamente vittime perché all'intersezione di
discriminazioni di genere e di razza? Un gruppo di abili
diplomatici è riuscito a stabilire che "le vittime di
razzismo, discriminazione etc sono gli individui o gruppi di
individui che sono o sono stati toccati da simili brutture".
Saranno indicati dunque solo come "le vittime". La
flessibilità del vocabolario è servita per la polemica sulle
"ingiustizie del passato" - il capitolo più imbarazzante per
l'occidente, e più amaro per l'Africa e gli africani e i
discendenti degli africani. E' il capitolo della schiavitù e
del colonialismo, della tratta degli schiavi dall'Africa alle
Americhe, e di come tutto questo abbia contribuito a dividere
il pianeta in un occidente ricco e dominante e un Sud
impoverito e dipendente. E' la polarizzazione presente tra
Nord e Sud che rende tanto difficile per i paesi europei
mettere la parola apology, scuse, accanto a schiavismo
e colonialismo. Una parola a metà tra le scuse e un blando
'rammarico' potrebbe sistemare la questione. Sulla tratta
degli schiavi, i paesi europei balbettano. Il compromesso è
che non si metta nella stessa frase schiavitù e colonialismo:
la schiavitù è un "crimine contro l'umanità", ma se anche il
colonialismo fosse tale si aprirebbe per le ex potenze
coloniali il pericolo di una catena di richieste di
risarcimento. Per questo, la parola "riparazione" è annegata,
l'occidente se la cava con un accenno alla necessità di
promuovere lo sviluppo sostenibile... Ma la Conferenza
contro il razzismo ha visto una varietà di voci largamente
ignorate dai media. Basterebbe l'elenco degli interventi degli
ultimi due giorni a rendere l'idea. Il Centro per i diritti
dei Rom europei sottolinea che un po' ovunque in Europa i Rom
sono vittima di un'incontrollata ondata di violenza per mano
di nazisti skinheads - ma anche delle autorità responsabili
dell'applicazione delle leggi - e fanno appello a includere
rappresentanti rom quando si tratta di elaborare e applicare
politiche contro il razzismo. La Confederazione internazionale
dei sindacati liberi (Cisl) attacca chi cerca il potere
politico sfruttando i peggiori sentimenti anti-immigrati: è
proprio quello che sta facendo il governo dell'Australia
rifiutando i rifugiati che attendono al largo della Christmas
Island. Il Caucus per la giustizia penale fa presente che
quasi ovunque al mondo i sistemi giudiziari e le carceri
amministrano una giustizia minata da pregiudizio. Il Caucus di
Dalit, i "fuoricasta" - 260 milioni di persone in Asia -
protesta perché un solo articolo in tutto il Piano d'azione
parla di loro...E tutti poi chiedono di dare un seguito a
quanto sarà scritto nei piani d'azione: o sarà stato davvero
tutto inutile.
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