Profughi, l'Australia cerca
alleati
All'Australia non è bastato chiudere le
frontiere con navi da guerra e rafforzare le leggi
sull'immigrazione, dopo l'impasse diplomatica scatenata
dai 433 profughi afgani abbandonati in mezzo all'oceano
indiano. Ora cerca degli alleati che la aiutino, e uno di
questi è l'Indonesia, che ieri ha ricevuto la visita di tre
ministri australiani, quello dell'immigrazione Phillip
Ruddock, degli esteri Alexander Downer e quello della difesa
Peter Reith. L'obiettivo centrale è discutere misure rigide
per contrastare il flusso dai porti indonesiani degli
immigrati illegali, che ogni anno sono circa cinquemila. Scopo
della missione è anche quello di allentare le tensioni che si
sono create nei giorni scorsi in seguito alla vicenda
Tampa. L'aiuto di Giakarta è molto prezioso per il
premier John Howard, che tra l'altro ha affidato ai ministri
la delicata questione dell'estradizione dei trafficanti di
clandestini indonesiani, che l'Australia chiede di processare.
Intanto cresce lo scontento in Papua Nuova Guinea, in forte
disaccordo con la scelta dell'esecutivo locale di cedere
temporaneamente all'Australia Port Moresby come punto di
transito per i profughi. L'opposizione papuana teme che alcuni
clandestini possano lasciare la nave e chiedere asilo
politico. E il governo, proprio per questo, sta avviando
un'operazione di massima sicurezza, dato che si occuperà del
trasferimento degli immigrati dalla nave all'aeroporto. Da qui
i profughi si divideranno in due gruppi: 282 immigrati
partiranno a Nauru, isola della Micronesia, e 150, le
famiglie, in Nuova Zelanda. Sempre se la corte federale
australiana non cambia idea e decide di ricordare a Canberra i
suoi doveri umanitari.
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