L'Australia si blinda
Chiusa la
partita con la "Tampa" e impedito lo sbarco dei profughi, il
premier John Howard annuncia: "In futuro fermeremo gli
immigrati con le navi da guerra". Intanto, mentre prosegue il
viaggio dei 433 afgani spediti in Nuova Guinea, si attende il
verdetto della corte federale. Processati 4 trafficanti
indonesiani: rischiano 20 anni di carcere
S.MAN
L' Australia canta vittoria. Dopo aver
trasbordato i 433 profughi dalla cargo norvegese Tampa
e averli caricati su una propria nave militare, la
Manoora, spedendoli verso la Nuova Guinea, ora
festeggia la "soluzione ideale" aumentando i sistemi di
vigilanza contro l'immigrazione e raccogliendo sondaggi di
sostegno. Ci sarà un traffico di navi da guerra e di aerei
militari attorno all'isola di Giava, in Indonesia, per far
fronte alle onde migratorie clandestine. Questo è il proposito
del primo ministro John Howard, che si fa forte dell'appoggio
del 77% degli australiani, favorevoli alla sua decisione di
rifiutare ai boat people il permesso di asilo. Un
consenso in netto contrasto con le condanne internazionali che
ha ricevuto il governo di Canberra. Tanto entusiamo
potrebbe però essere smorzato dalla Corte federale di
Melbourne. I giudici stanno ancora valutando l'istanza
presentata da un gruppo per la difesa dei diritti civili
secondo cui il governo ha violato le norme internazionali sul
diritto d'asilo. Se la corte dovesse giudicare illecita la
scelta del premier australiano Howard, l'Australia sarà
costretta a ospitare tutti i profughi, che dovranno fare
marcia indietro dalla Guinea. Intanto dopo le buste minatorie
inviate nei giorni scorsi ai politici dell'opposizione -
favorevoli allo sbarco - sono state rafforzate le misure di
sicurezza del parlamento di Canberra. Gli immigrati afgani
continuano a viaggiare verso la Guinea. La traversata, che
durerà dai 6 ai 10 giorni, si conluderà a Port Moresby da dove
i profughi prenderanno due destinazioni. Un gruppo andrà in
Nuova Zelanda e uno nel più piccolo stato-isola della
Micronesia, Nauru. Sono stati solo questi due i paesi che
hanno offerto concreta ospitalità agli immigrati. Per il resto
si è parlato solo di proposte: l'ultima, fioccata ieri, è
della Svezia, che si dichiara disponibile ad accettare 20
profughi. Si fanno sentire intanto i parenti dei
clandestini e raccontano delle rinunce inutili per un viaggio
della speranza che si è tradotto in un'odissea senza
soluzioni. "Se avessi saputo che rischi correva mio figlio non
lo avrei mai fatto partire" ha detto all'Ansa
Rahimullah, un afgano che risiede nel campo profughi di
Jalozai, in Pakistan, dove vivevano almeno 130 degli immigrati
presenti ora sulla Manoora. Alcuni afgani hanno pagato
30 milioni, vendendo la loro officina di meccanici per
cominciare una nuova vita in Australia. I parenti delle
"vittime in alto mare" additano i trafficanti di carne umana
come principali responsabili. E infatti quattro marinai
indonesiani dell'equipaggio della nave norvegese Tampa,
detenuti nel carcere dell'isola di Christmas, sono comparsi
ieri in tribunale: rischiano una condanna di vent'anni di
carcere per l'accusa di contrabbando di persone. La
Tampa, intanto, ha lasciato le acque territoriali
dell'Australia e ora naviga verso Singapore. E' in ritardo di
otto giorni nella consegna di prodotti australiani esportati
in Asia, del valore pari a oltre 20 miliardi di lire. Un altro
piccolo costo che l'Australia ha pagato pur di non accettare i
profughi nella sua terra.
|