La coscienza sporca degli Stati
uniti Anche
Australia, Canada e alcuni stati europei temono azioni di
risarcimento per la schiavitù MA. FO. - DURBAN
"Vergogna". Non usano mezze parole, i
parlamentari neri al Congresso Usa: è una vergogna che
Washington non abbia inviato una delegazione al massimo
livello alla Conferenza Onu contro il razzismo. "Non siamo
d'accordo con la decisione di trattare questa conferenza con
tanto poco rispetto", dice Eddie Berenice Johnson, deputata
del Texas e presidente del Congressional Black Caucus, il
gruppo trasversale che riunisce 34 deputati alla Camera dei
rappresentanti a Washington. La lobby nera al Congresso è qui
presente con una numerosa delegazione. Afferma che "il rifiuto
della Casa Bianca di mandare qui l'afro-americano più alto in
grado nella sua storia a impegnarsi in un dibattito mondiale
sul razzismo è una mancanza di rispetto ai molti che hanno
sofferto perché lui potesse arrivare dove è arrivato". "Lui" è
il segretario di stato Colin Powell, che non guida la
delegazione Usa alla Conferenza Onu contro il razzismo (c'è
solo un vice direttore per le relazioni internazionali). La
Casa Bianca dice che gli Stati uniti non possono legittimare
con una presenza ad alto livello una conferenza in cui Israele
è additata come stato razzista. Ma così il presidente George
W. Bush ha fatto infuriare l'opinione nera di casa sua, già a
nervi scoperti dopo il pasticcio delle elezioni presidenziali
del novembre 2000: allora era emerso che molti neri di fatto
non hanno avuto il diritto di votare. Il Caucus nero non si
pronuncia sulla questione palestinese-israeliana, ma attacca:
la Casa Bianca deve prendere sul serio questa conferenza
perché "la schiavitù in America è stata una realtà, la
discriminazione è una realtà oggi, le ferite del passato sono
ancora aperte", continua Berenice Johnson. Tra 30 e 60 milioni
di persone furono strappate dall'Africa e vendute negli Usa
tra il '700 e il 1865, quando la schiavitù è stata formalmente
abolita. E c'è voluto ancora un secolo perché fosse abolita la
segregazione razziale, quel particolare apartheid americano
sancito da fior di sentenze della Corte Suprema nel corso del
'900: la legge sui diritti civili è del 1964, ed è stata
conquistata con lotte durissime. Ma nessun presidente, nessun
governo Usa ha mai chiesto scusa per la tratta degli schiavi.
Né i discendenti degli schiavi "sono mai stati risarciti dal
governo Usa", accusa Cynthia McKinney, deputata
democratica. Decisa come un carrarmato, la giovane deputata
afferma che lo stato americano ha usato tutti i modi per
contrastare le lotte dei neri per i diritti civili, "incluso
l'assassinio". Ha appena consegnato alla Commissaria dell'Onu
per i diritti umani Mary Robinson un dossier su Cointelpro,
sigla per "counterintelligence program": il programma segreto
che l'Fbi ha usato contro i movimenti degli afro-americani, e
poi dei nativi americani o dei latinos. "Un
famigerato memorandum dell'Fbi, poi divenuto pubblico,
affermava che Cointelpro era diretto a 'esporre, ostacolare,
deviare, screditare o altrimenti neutralizzare le attività
delle organizzazioni nazionaliste nere' e 'delle loro
direzioni, portavoce, membri e sostenitori'", cita McKinney.
Del resto a tutt'oggi il sistema giudiziario statunitense è
discriminatorio: il ministero della giustizia ammette che i
neri hanno più probabilità dei bianchi di essere fermati,
arrestati o condannati a morte, sottolinea McKinney. E'
assolutamente "necessario aprire il discorso dei risarcimenti
per correggere le discriminazioni passate e presenti", dicono
i deputati neri. E' quanto chiedono anche i paesi africani qui
presenti. Ma riparare al torto dello schiavismo e del
colonialismo è un tema che divide gli stati rappresentati alla
Conferenza di Durban, probabilmente ancor più della questione
mediorientale che pure ha avuto il massimo dei riflettori. C'è
da chiedersi perché il governo Usa rifiuti ancora oggi di
affermare che la tratta degli schiavi è stata "un crimine
contro l'umanità". Anche l'Australia e il Canada puntano i
piedi: Canberra teme cause da parte dei suoi aborigeni,
Toronto da parte dei suoi nativi. Ma pure gli europei sono
imbarazzati: l'Ue si era detta disposta dichiarare che "la
tratta degli schiavi è stata profondamente esecrabile", ma
rifiuta le "scuse" o di affermare che è stato un crimine
contro l'umanità. Ora alcuni paesi, con il Belgio (presidente
di turno dell'Unione), sarebbero disposti alle "scuse" che
chiedono gli africani. Ma non la Gran Bretagna, con Spagna,
Portogallo e Olanda (che furono partecipi del commercio di
schiavi): le scuse, un'ammissione di colpa, potrebbero aprire
un capitolo legale di risarcimenti. Giorni fa aveva fatto
scalpore il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, quando
aveva detto che offrire risarcimenti è "un insulto" agli
africani. Gli afro-americani e gli africani sono dunque su
prospettive diverse? Ma no, ci dice Sheila Jackson Lee,
deputata del Delaware: "Conosco Obasanjo e ho incontrato la
delegazione della Nigeria. Non credo che volesse introdurre
una nota di divisione. Del resto qui abbiamo affrontato la
questione con lunghissime discussioni, attraverso gli
spartiacque culturali, etnici o razziali. Siamo uniti sul
concetto di risarcire. E' ovvio che questo va inteso
diversamente in realtà diverse. Obasanjo ha ben detto che
neppuno pensi di staccare un assegno o buttare qualche
banconota". Il presidente sudafricano Thabo Mbeki chiede il
sostegno all'Iniziativa per l'Africa (un progetto di
investimenti e aiuti economici discusso dell'Organizzazione
per unità africana), o la remissione del debito estero. "Non
c'è una forma di risarcimento che ne esclude altre. Siamo
tutti d'accordo sulla necessità di dichiarare la schiavitù un
crimine contro l'umanità, di riconoscerne l'impatto ancora
presente, e la necessità di una riparazione. Come riparare va
studiato, in ogni paese o regione", insiste Jackson-Lee. Negli
Usa, potrebbero essere investimenti nella sanità e
nell'istruzione, o per creare opportunità di lavoro ed
eliminare il "razzismo ambientale" (una discarica tossica ha
più probabilità di stare in un sobborgo nero che vicino alle
case dei bianchi). "A Washington chiederemo un dibattito
parlamentare su questa conferenza", promette John Conyers
(democratico, del Michigan): unico uomo qui in una delegazione
parlamentare di sole donne, è quello che dal 1989, legislatura
dopo legislatura, presenta al Congresso una proposta di legge
per istituire una commissione che studi il problema dei
risarcimenti. Tornerà alla carica.
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