Viaggio
infinito I
433 profughi rifiutati dall'Australia verso la Nuova Guinea
SIMONA MANNA
E' cambiato qualcosa per i 433 profughi che da
ormai nove giorni sono in mezzo all'oceano indiano in attesa
di sbarcare in terra ferma. Da ieri non si trovano più sulla
Tampa, il mercantile norvegese che li aveva soccorsi
lunedì scorso sulle acque indonesiane. Ora sono sul
Manoora, una nave trasporto della marina australiana,
che li sta portando verso la Nuova Guinea, altra, ennesima
tappa del loro interminabile viaggio. Quattro membri
dell'equipaggio indonesiano, invece, sono stati identificati
durante le operazione di trasbordo e arrestati. Potrebbero
essere accusati di violazione delle leggi australiane
sull'immigrazione per aver trasportato illegalmente i profughi
dalle acque indonesiane fino alle acque territoriali di
Canberra. Il trasbordo da una nave all'altra è cominciato
nel pomeriggio (ora locale, in Italia era mattina). A un
miglio dalla costa dell'isola australiana di Christmas una
trentina di scialuppe hanno fatto avanti e indietro per
trasbordare tutti i clandestini al Manoora. Il
"trasloco" è stato effettuato in grande fretta, poco più di
due ore, per consentire alla nave australiana di salpare in
serata. Ci vogliono dieci giorni, infatti, per raggiungere
Port Moresby, in Nuova Guinea. Qui i profughi non avranno
tempo per riposarsi. Dovranno subito ripartire, divisi in due
gruppi: uno prenderà l'aereo per la Nuova Zelanda, e uno per
il minuscolo stato-isola di Nauru, nella micronesia. Questo è
quello che si è deciso per ora, anche se la Corte federale
australiana sta ancora verificando se l'Australia ha agito
legalmente rifiutando di prestare gli aiuti umanitari
necessari previsti dalla convenzione Onu. Se si dovesse
accertare l'illegalità, il premier John Howard dovrà accettare
tutti i profughi e dare loro asilo politico. Insomma, la
vicenda si arricchisce di paradossi. Quello macroscopico è che
l'Australia spenderà, per questa operazione di trasferimento,
l'equivalente di venti miliardi di lire, cifra che supera di
gran lunga quella che avrebbe sborsato per accogliere i
profughi e ospitarli per un anno. Il trasferimento, poi, è
stato avviato senza aspettare prima l'esito della Corte
federale sulle responsabilità effettive dell'Australia, cosa
che al massimo si saprà domani. Tutto questo senza considerare
l'assurdo e interminabile viaggio che i 433 clandestini stanno
affrontando da giorni. Partiti, i più lontani,
dall'Afghanistan, sono arrivati sino in Indonesia. Da qui è
partita la "carretta del mare" sulla quale rischiavano di
morire - e che però avevano pagato 1000 dollari ciascuno
perché li portasse in Australia - e sono riusciti ad arrivare
sino al largo dell'isola di Christmas, dove sono rimasti una
settimana. E ora altri dieci giorni in mare aperto sino alla
Nuova Guinea, forse inutilmente. Ma in Australia, a quanto
pare, la cosa non sembra per niente allucinante. Il giudice
Tony North, che sabato aveva bloccato l'operazione "trasloco"
perché la considerava disumana, ieri ha dichiarato che "i
termini dell'accordo sono poco usuali, ma mi sento
soddisfatto". E il leader dell'opposizione Kim Beazly ha
giudicato la decisione della corte un "segnale positivo". A
bordo le condizioni generali dei profughi sembrano buone,
secondo quanto riferisce Richard Danziger, dell'International
Organization for Migration. Sulla nave militare
Manoora, poi, è attrezzato anche un ospedale, che potrà
essere utile non solo per i profughi debilitati ma soprattutto
per le quattro donne incinte e i 43 bambini. I clandestini,
prima che la corte desse il suo consenso per partire verso la
Nuova Guinea, avevano scritto al premier australiano Howard
una lettera drammatica in cui, in un inglese incerto,
chiedevano "abbiate pietà per la nostra vita". I cittadini
australiani, intanto, non si mostrano impietositi, e fanno
muro contro quei pochi politici favorevoli ad accogliere i
profughi, che hanno ricevuto pacchetti anonimi con proiettili
e detonatori. Paese strano, l'Australia. Talmente strano che,
per ringraziare la nave norvegese Tampa, che ieri ha
lasciato le acque australiane, ha pensato di salutarla
gioiosamente sparando fuochi d'artificio dall'isola di
Christmas.
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