27 Luglio 2001
 
 
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Cacciati per tre volte
VERONA La giunta di destra implacabile contro un gruppo di famiglie sinti
PAOLA BONATELLI - VERONA

"Questa non è vita, è un calvario" dice sconsolato Dario Pietrobon, portavoce delle famiglie sinte sgomberate per la terza volta ieri con un'ordinanza del sindaco di Verona. Siamo al bar prospiciente il municipio scaligero, si è appena tenuta una conferenza stampa del Verona Social Forum sui fatti di Genova. I sinti l'hanno aperta parlando del terzo sgombero, subìto poche ore prima, e della minaccia dei carabinieri di cacciarli dal prato dove hanno appena parcheggiato. Sono una sessantina di persone, più della metà bambini, accampati sotto un sole cocente in un'area appena fuori città e senza acqua.
Un'odissea iniziata molti anni fa, una situazione sempre rimasta provvisoria, nonostante lo scorrere dei decenni. Da cinque anni le famiglie sostavano in un'area vicina allo stadio, assegnata temporaneamente dal comune che li aveva sgomberati dal luogo dove abitavano da dieci anni per far posto ad un "prato per cani". Allo stadio i sinti si erano ambientati, i bambini andavano a scuola, "quest'anno - dice il portavoce con orgoglio - sono stati tutti promossi".
Una ventina di giorni fa le famiglie sono state allontanate dall'area dello stadio, che servirà al comune per allargare il parcheggio. Il pretesto, la temporaneità del permesso di sosta a suo tempo rilasciato, il paradosso, cacciare persone residenti nel comune senza dare nessuna indicazione. I sinti finiscono così in un parcheggio della circonvallazione interna, dieci giorni da incubo senza acqua, luce e gas, ma la solidarietà intorno a loro cresce. L'editore Giorgio Bertani, consigliere di circoscrizione dei Verdi del Sole, e Marcello Pigozzi, della Liga Fronte Veneto si danno da fare al loro fianco; ci sono anche le missionarie che da sempre seguono i nomadi e persino il vescovo si reca a trovarli. Tutto inutile: il 13 luglio scorso i vigili urbani sgomberano il campo, caricando le persone che si oppongono alla ripresa di un viaggio senza meta. Sette contusi, di cui quattro donne e due bambini, oltre a Giorgio Bertani che si becca pure un paio di denunce per resistenza. La carovana finisce al suo vecchio luogo di sosta, accanto all'area per cani. L'acqua c'è, la Croce rossa promette l'allestimento di un campo di emergenza. Intanto i capigruppo del consiglio comunale costituiscono una commissione con il compito di individuare un'area di sosta per questa gente. A settembre i bambini torneranno a scuola, bisogna operare in fretta. Ma ieri, con un'ordinanza del 1999 che vieta il campeggio e il "saccoapelismo" nei confini del territorio comunale, i sinti vengono nuovamente

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