Picchiati per obbligarli a buttarsi in mare
L'autopsia rivela come sono morti i quattro immigrati ritrovati a
Ragusa
TERESA CAMPAGNA -
PALERMO
Picchiati perché non volevano gettarsi in acqua. Presi a calci,
pugni e, forse, anche a colpi di remo. E' quanto sarebbe accaduto
ai quattro clandestini, due tunisini e due cingalesi, i cui
cadaveri sono stati trovati martedì scorso sul litorale di
Ragusa.
L'autopsia avrebbe, infatti, confermato il racconto di alcuni
superstiti di quella drammatica traversata che da Malta avrebbe
dovuto concludersi sulle coste della Sicilia orientale. Sul corpo
di uno dei disgraziati, un tunisino cinquantenne, sono stati
trovati segni inequivocabili di percosse. Secondo i risultati
dell'esame autoptico sarebbe stato ferito mortalmente con un
corpo contundente, probabilmente un remo.
Ma questa volta lo scafista assassino avrebbe un nome: Ivan
Xuereb, accusato di omicidio plurimo. L'uomo è stato arrestato
dalla polizia maltese, che ha anche fermato altre nove persone
sospettate di essere dei traghettatori. E' probabile che le
autorità maltesi richiedano la testimonianza di alcuni degli
immigrati che sono riusciti a sbarcare sulla costa ragusana sani
e salvi.
Cinque morti in meno di due settimane. Ai quattro ritrovati sulla
spiaggia di Ravello occorre aggiungere infatti un'altra vittima,
un tunisino sbarcato in Sicilia nella notte tra il due e il tre
luglio, anch'egli tramortito con un remo dagli scafisti e morto
all'ospedale Garibaldi di Catania. Vittime che hanno convinto le
autorità maltesi a dare un segnale forte contro l'organizzazione
degli scafisti della morte. Mai prima d'ora avevano proceduto con
tanta solerzia, ma l'immagine dell'isola deve essere
salvaguardata. Malta vive, infatti, prevalentemente di turismo e
tutti questi morti non sono una buona pubblicità.
Intanto, le forze dell'ordine della provincia iblea hanno
ricostruito ciò che è avvenuto nell'ultimo fatale viaggio. Sul
motoscafo, ancorato in una piccola insenatura a parecchi
chilometri da La Valletta, sarebbero stati imbarcati in
ventiquattro.
Prima di allora, gli extracomunitari, cingalesi, iracheni e
nordafricani, giunti in aereo dai rispettivi Paesi, sono stati
riuniti in un capannone in aperta campagna, dove hanno trascorso
parecchi giorni isolati dal mondo. La notte di lunedì sono stati
trasportati allo scafo, privati dei loro documenti di identità.
Dopo un paio d'ore di traversata, a poche centinaia di metri
dalla costa siciliana, sono stati costretti a gettarsi in acqua.
Quattro sono morti e tre mancano tuttora all'appello.
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