Consulta per i rom
Napoli, Iervolino dice sì alle associazioni
MARIELLA PARMENDOLA -
NAPOLI
Quel campo a Secondigliano non piace neppure a lei. Il
sindaco di Napoli avrebbe preferito un'altra soluzione per i rom
della sua città. Costretti a vivere in un ghetto costruito per
mille persone ai margini del capoluogo campano, isolati da tutto.
"Un ghetto da chiudere trovando per i 750 nomadi delle vere case,
magari in condomini di quartieri popolari", è la proposta
contenuta in un appello firmato da associazioni, professori
universitari, la Nidil-Cgil e Rifondazione comunista. Firme
raccolte nell'arco di una settimana dai ragazzi del
Compare, l'associazione che per prima ha pensato di
indirizzare una lettera aperta al primo cittadino di Napoli. Una
lunga lettera, quasi un racconto, preparato per spiegare come la
coabitazione nel megacampo di Secondigliano stia provocando una
guerra dai contorni preoccupanti. Una faida che conta già le
prime vittime: una famiglia di origine musulmana fuggita da
Napoli per le minacce di morte ricevute dai rom
cristiano-ortodossi. Spinti dall'emozione provocata della fuga
dei Dobreva, cinquanta persone arrivate dall'ex Jugoslavia in
Italia dieci anni fa, i ragazzi dell'associazione napoletana
hanno messo in moto un processo di più ampio respiro. Volevano
smuovere le acque per ottenere il ritorno degli amici musulmani,
ma forse hanno ottenuto di più. L'appello, sottoscritto anche da
Legambiente, Mani Tese e Attac, doveva
sancire l'inizio di una battaglia, ingaggiata per far passare la
loro proposta. Invece la battaglia non c'è stata. Rosa Russo
Iervolino ha ascoltato con preoccupazione la storia della
famiglia Dobreva, ma soprattutto ha preso nota, punto per punto,
delle soluzioni avanzate dal gruppo di firmatari. La sindaca si è
da subito dichiarata contraria ai megacampi e si è impegnata a
creare le condizioni per il rientro in città della comunità
musulmana. Un obiettivo da raggiungere anche per dare un segnale
al gruppo di rom che sta applicando nel campo la legge del più
forte. "Siamo in contatto con i Dobreva - spiega Ciro del
Compare - alla famiglia abbiamo detto della disponibilità
del sindaco, ma sarà difficile convincerli a tornare, hanno
troppa paura".
Molto più ottimistiche sono, invece, le previsioni sul resto
delle cose da fare. L'incontro si è concluso, infatti, con un
verbale ricco di iniziative. Lo strumento per passare alla fase
operativa sarà una Consulta permanente, convocata dalla sindaca
in tempi rapidi. Ne faranno parte i firmatari dell'appello e i
rappresentanti del comune di Napoli, insieme per elaborare
piccoli insediamenti abitativi e progetti per l'inserimento dei
nomadi nel mondo del lavoro. Nel frattempo Rosa Russo Iervolino
si è anche impegnata a convocare il Comitato consultivo per il
campo di Secondigliano, una struttura che, in un anno di vita, si
è riunita tre volte. Troppo poco se si considera che il comitato
dovrebbe avere il compito di monitorare le attività del campo,
controllando che tutto funzioni secondo le regole
dell'autogestione. Regole di convivenza che, certo, non prevedono
il ricorso a minacce di morte e violenze come quelle subite dai
Dobreva.
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