In 650 sulla nave dei disperati
Un
peschereccio stracolmo di profughi curdi è approdato ieri
Crotone. A bordo bambini e donne incinta
CINZIA
GUBBINI
Il mayday è partito nella notte di
martedì ed è arrivato dritto alla stazione radio di Palermo:
un mercantile lungo trenta metri in difficoltà a cento miglia
dalla costa jonica, in acque internazionali. Quando la nave
della guardia di finanza è arrivata sul posto, si è trovata
davanti una scena impressionante: seicentocinquanta persone
ammucchiate su un vecchio peschereccio battente bandiera
turca, che stava ormai imbarcando acqua. Il cargo si chiama
"Amore", per uno strano scherzo del destino. I finanzieri
sotto alla scritta hanno però trovato altri nomi,
ripetutamente cancellati: un chiaro indizio del fatto che la
nave ha trasportato in passato altri carichi umani. I
soccorsi, coordinati dalla Capitaneria di porto di Reggio
Calabria, sono scattati immediatamente. Sette profughi sono
stati caricati su una motovedetta e trasportati in ospedale.
Una donna di trent'anni, incinta, è stata trasportata
d'urgenza con un elicottero, ma purtroppo non c'è stato nulla
da fare, e ha perso il suo bambino. Tra i ricoverati anche
un'altra donna incinta, tre minori e un malato di diabete. Gli
altri, invece, sono stati trasbordati - con una complessa
operazione che ha occupato l'intera giornata di ieri - sulla
fregata militare "Granatiere". Alla fine, il bilancio è
questo: 146 bambini, 75 donne, 430 uomini di nazionalità
kurda-turca, turca, e kurda-irachena. Seicentocinquanta
persone in viaggio da almeno cinque, sei giorni, in condizioni
indecenti ma pieni di speranza. Tutti hanno raccontato di non
aver bevuto o mangiato per almeno tre giorni. Nella
comunità kurda già da qualche giorno si parlava di un enorme
carico di profughi in partenza dalla Turchia, a quanto si è
appreso dal porto di Izmir, sull'Egeo. A parte gli otto
ricoverati in ospedale, nella serata di ieri tutti i profughi
sono stati trasportati nel centro di prima accoglienza di
Sant'Anna, sull'isola di Capo Rizzuto. Quella che un tempo era
una base militare adesso è principalmente un areoporto civile,
adibito anche a centro di prima accoglienza. A disposizione ci
sono 250 roulottes, potenzialmente in grado di ospitare 900
persone. Per tutta la giornata la Croce rossa, i volontari
delle Misericordie, di Acer e Prociv, il comune di Capo
Rizzuto si sono preparati all'arrivo dei profughi.La fregata
"Granatiere" è approdata soltanto alle sei di sera nel porto
di Crotone, per far arrivare il peschereccio, invece, c'è
voluta tutta la notte. Ora si trova sotto sequestro.
Inizialmente si è cercato di farlo ripartire, portando del
carburante, perché l'"Amore" era completamnete a secco. Ma le
condizioni dell'imbarcazione non lo hanno permesso, i motori
non si sono riaccesi. Non si hanno notizie, per ora, dei
membri dell'equipaggio i quali, secondo gli agenti, si
nasconderebbero tra i migranti. Con quello di ieri sera
arrivano a sette gli sbarchi di questo mese in Calabria. Lo
scorso 27 maggio arrivarono 124 persone a Crotone, il primo
giugno ne sbarcarono 62 a San Lorenzo, a Cirò Marina il 3
giugno furono avvistate 18 persone. Ben 430 persone
approdarono a Isola Capo Rizzuto il 4 giugno, mentre il 24 è
stata di nuovo la volta di Crotone, dove arrivarono 199
migranti. Infine, il 25 giugno, a Botricello sbarcarono 24
persone. Un vero e proprio rincorrersi di drammi, perlopiù
provenienti dalla Turchia. Un chiaro segnale del precipitare
della situazione politica turca (vedi articolo di Dino
Frisullo a pagina 11). Lo stesso vale per i kurdi-iracheni,
che a centinaia si riversano sul confine con la Turchia,
cercando di raggiungere il porto di Istanbul per imbarcarsi
verso l'Europa. Di pochi giorni fa è la notizia che nella
città turca di Van, dove un terzo della popolazione è composta
da profughi, è stato ufficialmente vietato qualsiasi tipo di
aiuto agli immigrati kurdi-iracheni che hanno superato la
frontiera illegalmente (e, spesso, pagando la polizia turca).
Non è migliore la situazione dei turchi, soprattutto i giovani
che - come ha rivelato un progetto dell'associazione Papa
XXIII sull'obiezione di coscienza - pur di non fare il
servizio militare, che dura 3 anni ed è rischioso, scelgono di
fuggire e di imbarcarsi sulle carrette del mare.
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