da "Il Manifesto"

20 Maggio 2001

Rom ungheresi a Strasburgo

Una delle minoranze più discriminate d'Europa chiede asilo politico

MASSIMO CONGIU

Il disegno riproduce una valigia con su scritto Zámoly-Strasburgo e la domanda "cosa ne pensi?". Tutto questo in una stazione della metropolitana di Budapest, grazie a un'iniziativa che si propone di far riflettere gli ungheresi sulla recente vicenda del gruppo di rom della città di Zámoly che sono partiti per la Francia e vi hanno chiesto asilo politico. L'agenzia di stampa ungherese Mti dice che ventisei hanno ottenuto il visto, sei sono in attesa e a nove è stato rifiutato. Sono andati via per sottrarsi alle vessazioni che subivano da queste parti, ha detto il loro portavoce József Krasznai. La storia riporta in primo piano il problema dei difficili rapporti tra gli zingari e i loro connazionali dalla pelle più chiara nei paesi dell'Est europeo. Ma non è tutto, perché gli sviluppi della vicenda si sono tinti di giallo con l'accusa rivolta ai rifugiati dalla rivista inglese Jane's Intelligence Digest, che in un articolo ha descritto gli stessi come un gruppo ben istruito dai servizi segreti russi per gettare discredito sull'Ungheria agli occhi dell'Unione europea. Il giornale afferma che da tempo Mosca fa di tutto per intralciare il cammino verso l'ingresso nell'Europa comunitaria degli ex paesi satelliti dell'Unione sovietica e in particolar modo dell'Ungheria e della Slovacchia (che al tempo della cortina di ferro era unita alla Repubblica ceca). Tutte baggianate dice Krasznai, secondo il quale le insinuazioni fatte dalla rivista britannica hanno lo scopo, perseguito insieme agli 007 ungheresi, di mettere in cattiva luce il gruppo, al cospetto dell'opinione pubblica internazionale. Complotti o meno, l'argomento è una specie di spina nel fianco dello stato danubiano che, analogamente ai vicini, è stato richiamato varie volte dalla Commissione europea per badare un po' più seriamente alla questione dei diritti umani dei rom. In pratica, l'ultima "tiratina d'orecchie" ufficiale è stata quella che Bruxelles ha dato l'anno scorso agli interessati coi dossier preparati su ciascun aspirante membro dell'Unione. Si tratta insomma del neo che l'Ungheria e altri paesi dell'area si trovano sempre addosso e che non passa inosservato. Nello stato della Puszta gli zingari sono 5-600.000 (qualcuno dice anche di più) e danno vita alla minoranza più numerosa presente sul territorio. 100-200.000 vivono a Budapest, ma la maggior parte risulta stanziata nelle regioni nord-orientali, quelle più depresse dal punto di vista economico e sociale. Non che conducano una vita molto migliore più ad ovest, Zámoly per esempio si trova nella parte occidentale del paese. Insomma, una comunità svantaggiata, che colleziona una serie di numeri negativi, che vanno dalla disoccupazione alla mortalità scolastica e dicono che la vita dei nostri è per durata al di sotto della media nazionale, complice la frequenza di malattie contagiose e di affezioni a carico degli apparati digerente e cardiovascolare. A questi mali si aggiunge la discriminazione sociale che si può vedere nella vita di tutti i giorni da certi comportamenti, come quello di chi in metropolitana cambia posto perché vicino si è seduta una zingara. Ma c'è anche un'altra Ungheria, sembra voler dire il documento mandato in Francia al primo ministro Jospin con le firme di oltre venti personaggi pubblici magiari, come gli scrittori Esterházi e Konrád. La lettera ringrazia Parigi per il suo aiuto che, dice, è una lezione di civiltà alla società ungherese.