da "Il Manifesto"

05 Aprile 2001

Usa, divisi per razze

In città minoranze sempre più ghettizzate

E' un'America sempre più multietnica, con gli ispanici che uguagliano numericamente i 35 milioni di neri, quella che emerge dal decennale censimento generale degli Stati uniti. Ma con sempre meno integrazione tra le etnie, come sottolinea una ricerca condotta dall'Università di Albany (New York), che ha comparato i risultati degli ultimi due censimenti, fornendo una mappa della divisione delle città in base al colore della pelle. Il ritratto che viene fuori è quello di una sempre maggiore ghettizzazione delle minoranze in quartieri e sobborghi, nonostante la cancellazione ufficiale, da ormai trent'anni, della divisione razziale per quartieri. "La segregazione residenziale - ha detto John Logan, professore di sociologia all'università di Albany e curatore della ricerca - particolarmente tra neri e bianchi, continua a essere alta nelle città e nelle periferie di tutto il paese". Secondo la ricerca, neri, ispanici e asiatici vivono in quartieri più integrati etnicamente rispetto ai bianchi. In questi sobborghi, infatti, vive anche il 33 per cento di bianchi, mentre nei quartieri "bianchi" la percentuale degli appartenenti a minoranze scende al sette per cento. La segregazione è più alta nelle città in cui è maggiore la popolazione di colore: in testa c'è Detroit, seguita da Milwaukee, New York, Newark, Cleveland, Cincinnati, Nassau-Suffolk, St. Louis e Miami. Secondo Logan, la città simbolo della segregazione razziale è proprio New York, dove la situazione è identica a com'era nel 1960. Ovviamente, la ghettizzazione rafforza la disparità sociale e penalizza le minoranze, soprattutto per quanto riguarda l'istruzione. Tanto che i gruppi di pressione delle minoranze parlano della necessità di giungere a un'integrazione razziale come di una "priorità nazionale".