da "Il Manifesto"

04 Aprile 2001

Arma contundente

A Ladispoli tre carabinieri indagati per l'omicidio di un immigrato

MARINA DELLA CROCE - ROMA

L'accusa è terribile: i tre carabinieri di Ladispoli, indagati per omicidio, avrebbero prima ucciso un uomo sfondandogli il cranio con il calcio della pistola, e poi abbandonato il suo corpo sulla corsia di emergenza dell'autostrada Civitavecchia-Roma. "Questa è solo un'ipotesi investigativa - ha detto sul Messaggero di ieri il comandante provinciale dell'Arma, colonnello Baldassare Favara -. Ci auguriamo che questa brutta avventura possa essere chiarita al più presto proprio grazie agli accertamenti tecnici disposti dalla magistratura". E' la sera del 15 marzo scorso. Eddine Imed Bouabid, tunisino di 36 anni, da molti anni a Ladispoli, cittadina sul litorale romano, viene caricato dai militari su una gazzella. L'uomo, che secondo le forze dell'ordine ha precedenti per spaccio, è in stato di ubriachezza. Il farmacista di via Ancona, lo stesso che aveva chiamato la pattuglia sostenendo che l'uomo stava importunando alcuni clienti, ha sostenuto che l'immigrato poco prima aveva acquistato, con regolare ricetta medica, degli psicofarmaci. Sono circa le 22.10. La tragedia si consuma nel giro di una ventina di minuti. L'immigrato, per le condizioni alterate in cui era, doveva essere accompagnato al pronto soccorso. Ma non viene fatto. Forse viene portato in caserma. Ma il suo nome non risulterebbe in nessun registro dell'Arma locale. Secondo il magistrato di Civitavecchia Edmondo De Gregorio, che per quindici giorni ha condotto le indagini, i tre carabinieri anzicché fare il loro dovere avrebbero "tranquillizzato" lo stato di agitazione di Eddine picchiandolo ferocemente. L'uomo, infatti, mentre è in macchina, potrebbe aver sferrato qualche pugno contro i militari. Questi, secondo l'accusa, bloccano l'auto e fanno scendere l'immigrato. Uno dei carabinieri tira fuori la pistola e lo colpisce ripetutamente alla testa. Tre colpi e l'uomo muore. Alle 22,35 il suo corpo privo di vita viene segnalato al 113 da un anonimo automobilista. E' steso accanto al guard rail, al chilometro 21 dell'autostrada, a 5 da Ladispoli. In un primo momento gli investigatori pensano che l'uomo sia stato investito da un pirata della strada, ma la mattina seguente, l'autopsia smentisce questa ipotesi. Ad allargare le indagini sono proprio le profonde ferite riscontrate sulla nuca della vittima (che non presentava altre ferite sul corpo). Ferite provocate, secondo il pm, da colpi "compatibili con il calcio di una pistola". I tre militari, tra cui un sottufficiale, interrogati dal magistrato, hanno negato di aver picchiato l'uomo, sostenendo di averlo rilasciato a Ladispoli a un chilomentro da via Ancona, ossia vicino al posto in cui l'avevano prelevato poco prima. Ma la loro versione non ha convinto il pm De Gregorio, che il 19 marzo ha prima indagato i tre carabinieri per omissione di atti d'ufficio, omissione di soccorso e l'altro ieri anche per omicidio preterintenzionale. Secondo il magistrato, nella mezz'ora trascorsa tra il fermo di Eddine e il ritrovamento del suo corpo, è improbabile che qualcun altro possa essere intervenuto ad ucciderlo.