da "Il Manifesto"

03 Aprile 2001

Dopo l'incendio uno spazio vuoto

La morte di due bimbi, un anno fa nel campo rom bolognese

MICHELA TURRA - BOLOGNA

Come ogni pomeriggio, al campo nomadi di Santa Caterina di Quarto, una ragazzina che vende le rose nei locali si prepara per andare al lavoro; i bambini giocano; le donne preparano la cena. E' passato un anno da quel 3 aprile maledetto che costò la vita ai piccoli Alex e Amanda, 1 e 2 anni. Tutto è rimasto uguale, un vuoto nel punto dove la roulotte bruciò per un corto circuito, di prima mattina. "Il posto dell'incendio non lo ha preso nessuno" ci dice un ragazzo indicando lo spiazzo ai margini dell'area. Niente è cambiato dopo la tragedia: all'interessamento di Comune e autorità, è seguito per questa gente il ritorno al quotidiano consueto, fatto di espedienti ma anche di lavoro duro, di miseria e problemi, alleviati da allegria, musica e amore. E le strutture, i servizi igienici, sono gli stessi di un anno fa. In agenda c'è però un trasloco annunciato, in due villaggi in via di edificazione proprio accanto a questa baraccopoli rom, spazio abusivo e per questo privo dei cancelli e delle guardiole che, per volere dell'assessore alle politiche sociali, Franco Pannuti, hanno fatto la loro comparsa nel 2000 nei campi nomadi "ufficiali" del bolognese. L'edificazione di queste "portinerie sociali", bagni in muratura, asfaltatura del terreno, ha comportato una spesa di qualche miliardo per l'amministrazione comunale. L'intenzione sarebbe quella di smantellare gli accampamenti in favore di soluzioni abitative migliori, più adatte a persone che nomadi di fatto non sono, in Jugoslavia vivevano in case e non in roulottes. "A Bologna - ci spiega Dimitris Argiropoulos, del centro multietnico Navile - le aree sosta nomadi sono state realizzate negli anni '80 e legittimate dalla legge regionale dell'88. Storicamente luogo di transito e permanenza di gruppi zingari, la città ha accolto in 5 aree urbane e 3 nei paesi della cintura circa 600 zingari, la maggior parte dei quali permane ancor oggi nei campi, in una condizione di immobilismo. Per quanto riguarda i profughi della ex-Jugoslavia, nel '95 ce n'erano 1099, ma solo 498 hanno trovato una sistemazione nei 22 centri di prima accoglienza aperti dal '94 al '98 in 14 comuni dell'area metropolitana. Delle altre 600, e di 120 persone scomparse, dai campi, non si ha più notizia. A partire dal maggio '99 qui sono arrivati anche molti profughi kosovari, in Italia beneficiari di misure di accoglienza umanitaria. Di fatto abbiamo assistito da una parte a sgomberi ed espulsioni, e dall'altra a un'eternizzazione degli interventi, strategia giustificata dal meno peggio per continuare ad escludere con centri di prima accoglienza dai quali non si esce mai". Un esempio?Al campo del Trebbo è l'operatore di una cooperativa sociale a smistare, dall'interno del gabbiotto all'ingresso, il "traffico" di entrate e uscite, a controllare il passaggio di residenti e ospiti, ad aprire e chiudere la cancellata. Misure che tendono a regolamentare la quotidianità, a vigilare e a reprimere incidenti o abusi, e che però non sempre sono efficaci. Poco hanno potuto, ad esempio, alcune settimane fa, contro una lite tra albanesi e serbi. Alla fine un container è stato dato alle fiamme. Un esempio di come sia difficile la convivenza in queste aree-sosta dapprima pensate come soluzione temporanea, ma di fatto diventate residenza stanziale a tutti gli effetti. Tra i prefabbricati tutti uguali del Trebbo, la cui vicinanza con il canile municipale è per lo meno inquietante, l'atmosfera è pesante. "In questo periodo si sta male - racconta Stanka, che lavora in un ristorante - io sono sempre nervosa, ho paura". Il conflitto in Macedonia accende gli animi di serbi e albanesi, costretti a vivere insieme a pochi metri di distanza: ogni bazzecola quotidiana può diventare pretesto per litigare duro o finire in rissa. Tutto questo mentre, voluta dal Comune con l'appoggio della Regione, continua in via Mattei la costruzione del centro di permanenza temporanea per immigrati in via di espulsione, che con tutta probabilità sarà pronto per settembre. Contro la struttura si registrano giusto alcuni blitz delle tute bianche, a scalfire appena la patina di indifferenza della città e il silenzio nel quale, indisturbata, l'operazione procede. PRECEDENTE INIZIO SUCCESSIVO HOME INDICE