da "Il Manifesto"

01 Aprile 2001

Il Micio e la cinese

Piadena, querelato per un volantino in difesa di un'immigrata

MANUELA CARTOSIO - MILANO

Domenica scorsa alla festa della Lega di cultura di Piadena c'erano mille persone sull'aia di Gianfranco Azzali, il Micio. Tra una fetta di spalla cotta e una pizzica degli Aramiré, tra una scaglia di grano padano e un fisarmonicista rumeno da brivido, Giuseppe Morandi (la festa si fa per il suo compleanno, le prime volte erano in dieci) ci racconta l'ultima avventura: per un volantino lui e il Micio, fondatori e animatori della Lega (quella giusta), sono stati querelati per diffamazione. Saranno processati tra qualche mese a Cremona. Preoccupati? "Neanche un po', non bisogna avere paura quando si sta dalla parte degli umiliati. E la cinese è stata umiliata". La cinese è l'ambulante che un martedì del dicembre '99 vendeva senza permesso le sue "quattro cose" al mercato di Piadena. Una vigilessa la pizzica e la porta in Comune. Morandi, che da una vita fa l'impiegato comunale, entra per caso nella stanza. Vede la cinese lunga per terra, sta male - quel giorno faceva molto freddo - piange e si lamenta. La vigilessa, come se niente fosse, dietro la scrivania fa l'inventario della merce sequestrata. "Ma tu ti diverti a fare queste cose qui?", interviene Morandi. "Tutta scena", replica la vigilessa. Qualche minuto più tardi nell'ufficio arrivano alcuni consiglieri della maggioranza (Piadena è amministrata da una giunta di centrosinistra) e dell'opposizione; vorrebbero risolvere "senza danno" il problema della cinese. Anche a loro - secondo il volantino incriminato - la vigilessa ripete che sì, lei si diverte a fare il suo lavoro in questo modo. "La vigilessa si diverte" è appunto il titolo del volantino della Lega di cultura, che commenta così l'accaduto: "Bella umanità! Questo è razzismo bello e buono". La vigilessa, ritenendo offesa la sua reputazione, sporge querela per diffamazione. In seguito, non sentendosi molto a sua agio in quel di Piadena, si fa trasferire in un comune vicino. Dai primi anni '60 a oggi la storia della Lega di cultura di Piadena è fitta di denunce, tutte però finite in nulla. Il primo Quaderno, Domenica è sempre domenica, fu sequestrato su tutto il territorio nazionale per offesa alla morale pubblica. "C'era un pezzo sulla visita a un casino", ricorda Morandi. Per il volantino del Primo maggio '68 - "Operai, braccianti, lavoratori, col nostro lavoro i padroni pagano le polizie che ci aggrediscono, i tribunali che ci condannano, armano gli eserciti per le loro guerre" - quelli di Piadena, compreso Gianni Bosio, furono denunciati in blocco. Al curriculum di Giuseppe e del Micio mancava la medaglia di un processo: "Porteremo i testimoni e vedremo come andrà a finire. Il paese è tutto dalla nostra parte". E sia chiaro, aggiunge, "noi non ce l'abbiamo con i vigili in generale, qualche anno fa ne abbiamo difeso uno insultato da un assessore". Volantini e manifesti prodotti in trent'anni dalla Lega di cultura riempiono un libro di 300 pagine, Il muro di Piadena. Il muro della foto di copertina è quello di una cascina dove i paisàn scrivevano le loro parole d'ordine contro la guerra (quella del '15-'18) e contro gli agrari. "I volantini di Piadena si portano a casa, non si gettano", scrive nella post-fazione Enio Camerlenghi. Dalla rassegna dei fogli volanti emerge il segno distintivo dell'azione politica e culturale del gruppo di Piadena: l'intreccio tra realtà locale (aggettivo che farà arrabbiare il Micio e Giuseppe) e il mondo grande. Una galleria in cui figurano la professoressa di musica che rifila una sberlona al ragazzino che chiama piffero un flauto e Johnson che sgancia le bombe sul Vietnam. Si è aggiunta, da ultima, la vigilessa che, "nel suo piccolo", ha umiliato un altro essere umano. E contro le umiliazioni Micio e Giuseppe continuano a fare buona guardia. C'è speranza se questo succede a Piadena?