da "Il Manifesto"

16 Marzo 2001

La battaglia per Vienna si fa antisemita

AUSTRIA In difficoltà nei sondaggi, a dieci giorni dalle elezioni municipali, Haider si scaglia sugli ebrei della capitale Come negli anni Venti Il leader xenofobo rispolvera battute e giochi di parole, e prende di mira gli avversari politici con nomi ebrei. Gli alleati democristiani tacciono e acconsentono

ANGELA MAYR

Addomesticare Jörg Haider era l'intento dichiarato di Wolfgang Schüssel quando, pur di diventare cancelliere, portò al governo la Fpö, un partito xenofobo di estrema destra. L'ultimo scorcio di campagna elettorale per il comune di Vienna mostra con particolare evidenza come il processo in atto sia invece inverso, con il partito popolare (Övp) sempre più ostaggio dello scomodo alleato. Data per perdente nella decisiva "battaglia per Vienna", la Fpö nelle ultime due settimane punta tutto sulla carta Haider, tanto che sui cartelloni della capolista Helene Partik Pable figura stranamente l'effigie del governatore della Carinzia e non quella della candidata. Haider dal canto suo ha dichiarato guerra alla comunità ebraica, con attacchi a raffica e rincarando ogni volta la dose. Ultimo episodio è stato il comizio di Ried: bersaglio, il presidente della comunità ebraica Ariel Muzicant, che in gennaio aveva osato non firmare l'accordo sul risarcimento alle vittime del nazismo raggiunto tra Austria e Stati uniti. "Non capisco proprio come uno che si chiama Ariel (nome di un detersivo) possa avere tanto sporco addosso", tuonava il leader xenofobo tra le risate e gli applausi del pubblico. E, di fronte all'annuncio di querela di Muzicant, insisteva: "Muzicant è un agente immobiliare e speculatore", privilegiato nella sua attività grazie ai buoni contatti con il municipio della capitale. "Questo non va bene, e perciò il nome Ariel non va bene, perché è legato alla pulizia". Altri giochi antisemiti col nome ebraico, come erano tristemente in voga negli anni venti e trenta, contro il consulente elettorale di Michael Häupl - il sindaco in carica e candidato socialdemocratico (Spö) - che si chiama Greenberg. Basta pronunciarne il nome e i Volksgenossen (compagni etnici) di Jörg ridono: viene dalla costa orientale, è una parola in codice immediatamente capita, significa ebrei americani, e così "cari amici avete la scelta, tra uno spin-dottore Greenberg della costa orientale o un cuore viennese". I partiti di opposizione socialdemocratici e verdi hanno bollato duramente "i giochi di parole antisemiti e discriminatori" di Haider, accusandolo di violare il preambolo della dichiarazione di governo - che contiene un passaggio contro la xenofobia, l'antisemitismo e il razzismo. Nessuna reazione invece da parte del cancelliere Wolfgang Schüssel, che continua ad eludere le domande dei giornalisti circa la sua valutazione sulle battute antisemite di Haider e su eventuali scuse da chiedere. "Non commento discorsi da carnevale", se l'è cavata il cancelliere, criticando al contempo Muzicant per il suo atteggiamento sulle riparazioni... "E' scandaloso che Schüssel addossi la reponsabilità dell'antisemitiso di Haider a Muzicant", criticano Spö e verdi, che hanno deciso di porre la questione dell'antisemitismo in tutti i dibattiti parlamentari, finché non ci sarà una reazione dei popolari - una reazione la cui assenza è stata denunciata anche da Franz Fischler, commissario europeo e membro (dissidente) della Övp. "Il governo promuove come socialmente accettabili atteggiamenti mentali che anche nell'Austria di un anno fa non sarebbero passati", scrive il settimanale Profil; "Xenofobia, razzismo e antisemitismo diventano così fenomeni tollerati nelle osterie e nei salotti". Ogni soglia vieni oltrepassata: nell'ultimo numero di Zur Zeit, giornale di Andreas Mölzer (ex-ideologo della Fpö ritornato in auge) che ospita anche contributi neonazisti (due settimane fa un redattore è stato condannato dalla magistratura austriaca per riorganizzazione del partito nazista) compaiono anche interventi di ministri della Övp. E Zur Zeit conduce tra l'altro anche una campagna intimidatoria contro Karl Pfeifer, ex-redattore del giornale della comunità ebraica, indicato dal giornale come "assassino" e responsabile del suicidio di Werner Pfeifenberger, un professore imputato di attività neonaziste.