da "Il Manifesto"

03 Febbraio 2001

Verona ha una curva piena di forza. Nuova

GUIDO CALDIRON

"Noi skin non siamo pignoli: odiamo tutti". Una frase che racchiude tutta una filosofia; parole che aprivano, solo qualche anno fa, la fanzine, diffusa in tutto il nord-est, del Veneto Fronte Skinheads, e che a Verona finirono su uno striscione allo stadio. Nella Verona divenuta città-laboratorio della "destra plurale", che dai gruppi neofascisti si avvicina sempre più frequentemente al Polo e agli esponenti istituzionali del centro-destra, lo stadio si è infatti trasformato da lungo tempo in un luogo di reclutamento per il radicalismo nero. Il "cuore nero" della città, allo stadio Bentegodi, ha sempre fatto parlare di sé: striscioni contro le tifoserie del sud, slogan razzisti, cappucci bianchi in stile Ku Klux Klan, manichini che rappresentavano i giocatori di colore impiccati o bruciati. Perfino nei gemellaggi tra ultrà, i gruppi veronesi hanno sempre scelto tra il peggio delle tifoserie nere: Lazio, Inter, Juventus. Nel loro libro sul movimento ultra in Italia (Fanatics, Castelvecchi 1996), Dario Colombo e Daniele De Luca parlano di Verona come di una sorta di capitale della destra da stadio, e questo già vent'anni fa. Tra gli ultrà del Verona era cresciuto Nicola Pasetto, esponente di primo piano prima della componente rautiana del Msi di Almirante e poi di Alleanza nazionale, punto di riferimento in città, fino alla sua scomparsa, di tutto il circuito neofascista. Da avvocato, Pasetto era stato anche il difensore di alcuni naziskin. Ma dei contatti tra la tifoseria razzista del Bentegodi e i gruppi dell'estrema destra si era occupata anche la magistratura quando, nel 1993, aveva aperto l'inchiesta contro il Fronte nazionale di Franco Freda - il gruppo fondato nel 1990 e sciolto definitivamente proprio qualche mese fa - che proprio a Verona poteva contare su alcune decine di militanti. In quell'occasione, tra gli indagati c'era Stefano Stupilli, con precedenti per violenze allo stadio e soprattutto tra i capi delle Brigate Gialloblù (che formalmente non esistono più, cosa che impedisce l'incriminazione per reati associativi). Infine, negli ultimi anni, è al gruppo di Forza nuova che sembra guardare la curva nera del Bentegodi. Yari Chiavenato, segretario provinciale veronese del gruppo di Fiore e Morsello, e Alberto Lomastro, già esponente della Fiamma Tricolore e oggi approdato a Forza Nuova, furono ad esempio arrestati nel maggio del 1996 per aver impiccato un manichino "di colore" al Bentegodi (assolti in primo grado, attendono l'appello). E l'avvocato difensore di quasi tutti gli ultrà sotto inchiesta è l'avvocato Roberto Bussinello, un tempo inseparabile amico di Pasetto e oggi membro della direzione nazionale di Forza Nuova.